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Simona Loizzo: “La giustizia che vorrei? Breve e senza trojan. Una ‘giustizia giusta’”

di Roberta Mazzuca – “Voglio parlare della giustizia che vorrei, non come parlamentare della maggioranza di Governo, ma come Simona Loizzo, quindi come semplice cittadina”. Così esordisce la deputata della Lega nell’incontro tenutosi ieri a Cosenza, organizzato dall’associazione “Giorgio La Pira”, per discutere della Riforma Cartabia e di novità, problemi e prospettive che la sua adozione comporta. Un sentito intervento quello della parlamentare calabrese, che ha delineato in poche battute e al di là di ogni discussione tecnica, il proprio personale ideale di giustizia.

“La giustizia che vorrei parla di separazione delle carriere. La giustizia che vorrei parla di responsabilità dei giudici. La giustizia che vorrei è breve, senza che nessuno muoia, che rimanga intrappolato in milioni di giorni, di ore, secondi, privo della propria libertà. La giustizia che vorrei è senza trojan, che può essere usato nelle inchieste di mafia e di terrorismo, ma non in atti contro la pubblica amministrazione, e che ci sia una guida rispetto alle intercettazioni”.

E sulla ‘giustezza della giustizia’ stessa rimarca il suo intervento: “La giustizia che vorrei è una giustizia che non costi al governo italiano due punti percentuali di PIL: noi abbiamo un mercato estero che non investe in Italia per una ‘giustizia ingiusta’. La giustizia che vorrei è una giustizia che non giustizializzi i giudici, non vorrei vedere nessuna Procura contro un’altra Procura, quindi che sia una giustizia a difesa di grandi giudici. La giustizia che vorrei è una giustizia di magistrati di sorveglianza giusti, perché ho visitato molte carceri da quando sono parlamentare, e incontrato molti ergastolani che erano entrati dislessici e acquisito la licenza elementare, le medie, poi il diploma, e addirittura la laurea. Bisogna consentire a queste persone che hanno perso giustamente la loro libertà di riacquisire un ruolo nella società. E poi la giustizia che vorrei è una giustizia che sia uguale per tutti”.

E, citando il giornalista Indro Montanelli, conclude: “Vorrei una giustizia che, quando avremo messo a posto tutte le regole, cambi dall’interno le coscienze e faccia obbligo ad ogni cittadino e giudice di regolarsi secondo quelle regole”.  

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