“La vicenda drammatica della casa-discarica di via Cerasaro, nel cuore del centro storico di Rossano, a pochi passi dal Palazzo Municipale e dalle piazze principali di quella Città d’arte, rappresenta una delle pagine più buie per la giovane terza Città della Calabria. È un vero e proprio pugno nello stomaco ed uno schiaffo all’intelligenza, ai valori della cittadinanza ed all’etica della solidarietà. È una vergogna che non può lasciare indifferenti nessuno e che richiama alle proprie responsabilità tutti, soprattutto quanti dovrebbero monitorare ed intervenire su situazioni di disagio sociale e di emergenze igienico-sanitarie così gravi, tanto più se sistematicamente denunciate e conosciute da tutte le istituzioni coinvolte da tre anni, senza alcun intervento di nessun tipo”.
È quanto dichiara il Presidente del Movimento per la Vita di Corigliano-Rossano Natale Bruno auspicando che “l’Amministrazione Comunale, di concerto con tutti gli altri soggetti coinvolti, metta in atto senza ulteriori ritardi ogni iniziativa finalizzata alla bonifica del sito, alla cura dei soggetti più deboli ed in condizioni di disagio ed alla tutela della salute e della dignità di tutti i residenti dello storico quartiere di Porta dell’Acqua in cui insiste Via Cerasaro. Perché – dice – è attorno al governo del disagio sociale che una comunità può e deve riscoprirsi tale”.
“Serve – prosegue – un mea collettivo su quanto accaduto e su quanto stanno documentando i media. Situazioni del genere, di totale emarginazione e di indifferenza, non riguardano il singolo, ma l’intera comunità.
Ma servono anche – scandisce – chiari passi indietro da parte di chi ha eventualmente sbagliato non intervenendo quando andava fatto; passi indietro inequivocabili – va avanti – da parte di chi, nell’ambito dei propri ruoli, avrebbe dovuto occuparsene ed invece non l’ha fatto, a qualsiasi livello.
L’auspicio – conclude Bruno – è che chi di competenza metta in atto, nel più breve tempo possibile ogni azione utile per restituire una vita dignitosa alla persona, fino ad oggi relegata nell’anonimato e nell’indigenza e, allo stesso tempo, consenta ad un intero quartiere, rimasto da tre anni ipotecato da una evidente ed insostenibile emergenza igienico-sanitaria purtroppo sottovalutata dall’istituzione pubblica, di vivere nella sicurezza ed in normali condizioni di salute che sono alla base del diritto di cittadinanza e della dignità di ogni persona”.