“Nei giorni scorsi abbiamo portato il nostro contributo al dibattito, organizzato dal Consorzio di bonifica del basso ionio reggino, che si è svolto presso la sala convegni della Città metropolitana che aveva al centro della discussione la proposta di riforma dei consorzi di bonifica che sta alimentando il dibattito politico in questi giorni.
Durante il nostro intervento abbiamo ricordato che il tema dal quale partire, per una forestazione che non sia solo finalizzata allo svolgimento di attività in emergenza ma anche alla valorizzazione, alla cura territorio e al recupero delle aree interne, e il tema del lavoro, delle assunzioni di personale in comparto, da cui attingono anche i consorzi di bonifica, che in questi anni è stato spolpato e per il quale siamo scesi in piazza lo scorso 12 maggio ricordando alla Regione come il nodo occupazionale sia quello da risolvere immediatamente se si vuole pensare alla forestazione del domani.
Se questo tema non diventa prioritario nell’agenda del governo regionale è chiaro che il rischio immediato peri consorzi di bonifica, enti che, fra gli altri, hanno compiti fondamentali in manutenzione e nell’irrigazione del suolo, sia quello di non poter più garantire lo svolgimento corretto delle proprie attività con grave nocumento per il territorio regionale.
Allo stesso tempo, poi, siamo convinti che in Calabria vi sia la necessità di addivenire ad una riorganizzazione dei consorzi di bonifica, ma che la stessa non possa prendere le forme di una riforma squisitamente ragionieristica che rischi di tagliare anche quelle esperienze produttive, quale il Consorzio del basso ionio reggino, che si stanno distinguendo in una fase di delicata transizione.
Su questi temi stiamo chiamando al confronto la Regione, nella convinzione che se una riforma si deve fare non la si deve pensare contro qualcuno ma, per migliorare le prestazioni di un comportato importante per il territorio calabrese, sia necessario rispettare il merito e, quindi, quelle espressioni professionali che hanno dimostrato di saper lavorare e non possono essere soppresse per ragioni di natura ragionieristica.
Se una riforma vuole essere portata avanti è necessario che lo si faccia seguendo criteri oggettivi e trasparenti, che non vediamo dentro il progetto avanzato dalla giunta regionale, altrimenti il rischio concreto è quello di poter essere tacciata come strumentale e di parte.
La Regione Calabria, poi, deve affrontare i temi del finanziamento delle attività di bonifica, deve individuare il modo di potenziare la partecipazione di questo comparto all’utilizzo dei fondi previsti dalla programmazione europea.
Ma, soprattutto, abbiamo tenuto a dire senza giri di parole che le riforme ad invarianza di spesa, come quella del ministro Calderoli sul regionalismo differenziato contro la quale siamo scesi in piazza lo scorso 12 dicembre, non ci convincono perché siamo convinti che nascondano interessi che nulla hanno a che fare con la crescita del territorio calabrese ed il miglioramento della qualità della vita delle calabresi e dei calabresi”.
Lo afferma in una nota Santo Biondo, segretario generale Uil Calabria.