“Il Congresso rappresenta per il PD la stella polare su come si diventa alternativi alla destra, non può essere un rodeo sui nomi. Dovremo chiarire una volta per tutte che la questione meridionale è una questione nazionale e servirà a dirci tutto con estrema chiarezza: dall’identità del PD al nostro ruolo in Europa, dall’idea di lavoro nella società aperta e digitale al perché qualcuno ha rinnegato le cose fatte nel governo Conte 2; dal perché siamo entrati in un governo con Lega e Forza Italia, al perché non è stata fatta l’alleanza con il M5S alle ultime elezioni politiche.
Dobbiamo anche chiederci perché gli ultimi o non sono andati a votare o hanno preferito votare FDI al Nord e M5S al Sud. Infine, dobbiamo sciogliere nodi centrali sulla politica estera, sull’autonomia e sulle alleanze. Senza Sud non può esserci un nuovo partito democratico, sarebbe l’errore più grande. Le elezioni perse dal PD il 25 settembre hanno detto con chiarezza che il PD è bicefalo ma con la testa del Nord che decide per tutti e sulle alleanze ha prevalso la visione del partito del nord. La questione meridionale è una priorità nazionale, che merita delle risposte preventive dai candidati, perché il Sud non può essere ridotto ad un paragrafo di una mozione, a partire proprio dall’autonomia differenziata. Chi si candida a guidare il PD non può dire cose diverse a Venezia e Bari. Mai più un PD bicefalo ma un partito dell’unità nazionale. Se il 25 settembre abbiamo perso le elezioni è evidente che qualcosa non ha funzionato, è stato incarnato un draghismo che forse non apparteneva neanche a Draghi; altrimenti staremmo vivendo un’altra storia perché la destra è maggioranza in Parlamento ma non lo è nella società italiana”. Così Francesco Boccia, senatore PD e responsabile Regioni e Enti locali della Segreteria nazionale, in un’intervista alla Gazzetta del mezzogiorno.