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Sicurezza e lavoro sommerso, Unarma: “Non si può morire di lavoro”

“L’approvazione del bonus 110% sulle ristrutturazioni ha dato una spinta al Paese e al settore edilizio ma ha anche, purtroppo, aumentato il numero di irregolarità che riscontriamo sui cantieri, con conseguenti infortuni e incidenti sul lavoro” – interviene UNARMA, sindacato nazionale dell’Arma dei Carabinieri. Da settimane le divise sono impegnate in controlli a raffica in aziende e cantieri, che hanno evidenziato diverse irregolarità – “Registriamo migliaia di casi di sfruttamento dei lavoratori nel settore edilizio e di lavoro sommerso. Tra i più comuni, ponteggi montati in tutta fretta, lavori eseguiti a tempo di record per passare, il prima possibile, al cantiere successivo. Non ci stupiamo se, secondo l’ultima indagine dell’Inail, circa il 30% degli infortuni mortali si siano verificati proprio nelle costruzioni. Siamo sicuri che strumenti come il protocollo siglato tra l’Arma dei carabinieri e il gruppo FS Italiane contrastino le infiltrazioni criminali nei luoghi di lavoro, ma come UNARMA ci preoccupano anche gli aspetti collaterali di questa vicenda in materia di diritti. Tante imprese edili sono state strozzate in questi anni dallo stop del Covid-19 e, senza un adeguato monitoraggio sul lavoro sommerso di cui molte abusano per riprendere in mano i cantieri, viene meno il senso di legalità, decoro e sicurezza. Stiamo uscendo da una crisi sanitaria, ma siamo ancora preda della crisi del lavoro sommerso: non si può morire di lavoro”.

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