“Quando si abusa della credulità popolare?” è il titolo della conferenza, organizzata dal Circolo Culturale “L’Agorà”, inerente le varie vicende dei Bronzi di Riace. Alti quasi due metri,custoditi presso le sale del Museo di Reggio Calabria, i Bronzi di Riace rimangono un mistero. E misteriosa rimane ancora l’autore o gli autori che hanno dato loro forma, così come la loro reale identità: sovrani, condottieri, eroi, sacerdoti, fratelli gemelli, tante e variegate, a volte fantasiose le ipotesi sulla loro reale identità.La straordinaria storia dei Bronzi di Riace, le due sculture di provenienza greca, databili al V secolo a. C. ed oggi conservate nel Museo Archeologico di Reggio Calabria, comincia il 16 agosto del 1972. Da quella data in poi diverse supposizioni, scuole di pensiero, si sono intrecciate tra di loro, creando un enorme groviglio che allo stato attuale, genera ulteriori domande a riguardo la loro provenienza ed il loro esatto identikit. La loro carta d’identità è ancora avvolta da una serie di dubbi causati da pubblicazioni fuorvianti presenti sul web, da omissioni, da silenzi. Alti quasi due metri,custoditi presso le sale del Museo di Reggio Calabria, i Bronzi di Riace rimangono ancora poco chiare. A cosa si è assistito nell’arco di tempo di questo mezzo secolo? Quante verità e quante cose celate sulle due figure bronzee? Erano veramente due? O più di due? E quelle pertinenze, quali elmi, lance, spade? Che fine hanno fatto? Insistemente si parla di altre di altre scoperte delle quali si sarebbero perse le tracce in quella estate del 1972. Si parla anche poco di quei ragazzini, che secondo alcune fonti sarebbero i veri autori di quella scoperta. Leggende metropolitane o verità nascoste? Dati certi, invece sono gli studi che continuamente vengono effettuati da studiosi che non hanno la pretesa di essere i depositari della verità assoluta, ma di dare un modesto ma valido contributo culturale, promuovendo così alla messa in opera di nuovi tasselli nell’impalcatura identitaria dei Bronzi di Riace. Dando uno sguardo alle due statue, non bisogna essere degli esperti, ma appare chiaro che non vi è nessuna somiglianza tra i personaggi raffigurati, così come l’atteggiamento che esse assumono. Anche la datazione 460 a.C. per la statua A e 430 a.C. per la statua B smentisce l’ipotesi “Eteocle e Polinice” oscurata nel 2022 dal sito del Museo Archeologico. Tale datazione è stata rilevata con gli esami al radiocarbonio dal Cedad di Unisalento. Il Direttore dell’Istituto, Professore Calcagnile, ha confermato telefonicamente al Professore Partinico che le due statue sono state realizzate a metà del V sec. a.C. e che gli stili artistici differenti, i materiali diversi, le tecniche si assemblaggio delle piastrelle di argilla interna, dimostrano che le due statue sono state realizzate in tempi diversi. Si desume quindi che i Bronzi di Riace non possono far parte della stessa scena artistica, anche perché, secondo lo studioso Riccardo Partinico, non presentano alcuna comunicazione nella gestualità, nella mimica facciale e nella postura. E misteriosa rimane ancora la mano o più probabilmente le mani che hanno dato loro forma, così come la loro reale identità: sovrani, condottieri, eroi, sacerdoti, fratelli gemelli, tante e variegate, a volte fantasiose le ipotesi sulla loro reale identità.La straordinaria storia dei Bronzi di Riace, le due sculture di provenienza greca, databili al V secolo a. C. ed oggi conservate nel Museo Archeologico di Reggio Calabria, comincia il 16 agosto del 1972. Da quella data in poi diverse supposizioni, scuole di pensiero, si sono intrecciate tra di loro, creando un enorme groviglio che allo stato attuale, genera ulteriori domande a riguardo la loro provenienza ed il loro esatto identikit. I tredici motivi forniti dal prof. Partinico sono sicuramente dati scientifici, tecnici, artistici, logici ed incontrovertibili che smentiscono l’ipotesi “Eteocle e Polinice” e stimolano il lettore ad approfondire l’argomento per poter esprimere la propria opinione. La storia di sangue di due fratelli che si uccidono a vicenda per conquistare il potere di una città non è certo un argomento educativo da proporre agli alunni delle scuole cittadine e danneggia anche l’immagine dei Bronzi di Riace proponendoli quali “assassini” piuttosto che eroi di guerra e promotori della democrazia ad Atene. Il nuovo incontro, predisposto dal sodalizio culturale organizzatore, registra la presenza del Professore Riccardo Partinico (Direttore del Laboratorio di Anatomia Archeostatutaria di Reggio Calabria). Il gradito ospite del Circolo Culturale “L’Agorà” nel corso del suo intervento renderà notoi risultati scaturiti da pazienti ed elaborate ricerche sulle due opere artistiche.La conversazione, organizzata dall’associazione culturale reggina, sarà disponibile, sulle varie piattaforme Social Network presenti nella rete, a far data da venerdì dieci maggio.
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Il Prof. Riccardo Partinico, ospite del Circolo Culturale “L’Agorà”: si parla dei Bronzi di Riace
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