“L’unica vera prigione è la paura” - Aung San Suu Kyi
HomeAgoràAgorà CatanzaroParole come pesci, il graphic novel di Sina Mazzei nella scuola di...

Parole come pesci, il graphic novel di Sina Mazzei nella scuola di Vena di Maida

La Scuola Primaria di Vena di Maida apre le porte a un nuovo modo di comunicare: più consapevole, gentile e umano. In un’epoca in cui parlare è facile ma comunicare davvero è difficile, il plesso dell’I.C. di Maida ha scelto di fermarsi, riflettere e guidare i bambini in un percorso educativo sulla comunicazione efficace, che mette al centro il valore autentico delle parole. Ogni parola può essere cura o ferita, ponte o barriera, e imparare a usarla bene è il primo passo per costruire relazioni profonde e un futuro migliore.

Questo cammino è stato avviato dalle docenti del plesso, con il sostegno della dirigente scolastica, prof.ssa Sabrina Grande, e la collaborazione della scrittrice Sina Mazzei, che ha incontrato i bambini per presentare la sua delicata e incisiva graphic novel “Parole come pesci”. Attraverso la lettura condivisa e il dialogo aperto, gli alunni hanno esplorato temi come l’ascolto, la gentilezza, e la forza delle parole, che possono costruire legami profondi o creare distanze con sé stessi e gli altri.

Il progetto è iniziato come un laboratorio dello sviluppo del pensiero e dei sentimenti, dove ogni parola è stata pescata con cura, osservata e soppesata nel suo significato autentico. Nelle aule è risuonato un invito semplice e rivoluzionario: imparare a dirsi bene. Come insegna la storia dei Babies Topini, protagonisti del racconto, educare alla parola significa educare alla vita. Questa riflessione si inserisce nelle “coniugazioni della civiltà”, un’idea che sottolinea l’importanza di un linguaggio che promuove una cultura della pace nelle divergenze, dell’accoglienza autentica e della liberazione dai pregiudizi. In questa prospettiva, l’educazione alla cittadinanza assume una nuova geografia, più umana e comunitaria.

Parole come pesci non è solo un percorso per i più piccoli, ma un invito a tutta la comunità scolastica e agli adulti a riflettere sul potere del linguaggio come fondamento per una cittadinanza attiva, ecumenica e universale. In un tempo in cui la libertà di parola viene spesso fraintesa come licenza di offendere, il progetto propone di “giocare” con le parole per farne arte, cultura, civiltà. Non è solo un servizio alla lingua, ma un servizio all’essere umano.

I Babies Topini, con l’aiuto dell’insegnante Anthea, invitano ad affrontare gli stereotipi di genere nella loro classe, durante il circle time, uno spazio di parola condivisa e riflessione dove le domande stimolo aprono cuori e menti. Qui le parole non si limitano a descrivere la realtà, ma la trasformano. Alcune parole pesano nel cuore, altre sono leggere e generative.
Questa storia diventa così il cuore del progetto educativo, che non si limita a eliminare le parole ostili, ma guida i bambini verso una scelta consapevole di parole gentili e nutrienti, capaci di riparare ferite e costruire relazioni fondate sul rispetto e la comprensione reciproca.

In un’epoca dominata dalla comunicazione digitale e dai linguaggi rapidi, riscoprire insieme il valore delle parole è un atto rivoluzionario e profondamente umano. Com’è stato evidenziato agli alunni, dalla frase attribuita a Gandhi, mantenere pensieri, parole, comportamenti e valori positivi significa costruire il proprio destino. “I pensieri si trasformano in parole. Le parole esprimono emozioni, che generano azioni. Le azioni, se ripetute, diventano abitudini, e le abitudini plasmano i valori, orientando il futuro.” Ogni passaggio, dunque, è una trasformazione: ciò che pensiamo prende forma, colore e direzione. Le emozioni, difatti, si traducono in azioni attraverso sei dimensioni fondamentali: dubbio, silenzio, riflessione, cura, responsabilità e luce. Il dubbio apre alla comprensione, il silenzio crea uno spazio di ascolto autentico, mentre la riflessione orienta le scelte da cui nasce la cura, ovvero il muoversi con attenzione e rispetto. Questa cura si trasforma in responsabilità, che porta luce, chiarezza e coerenza, illuminando il proprio cammino e quello degli altri, poiché ogni azione ha un impatto. Attraverso il laboratorio di lettura e riflessione, gli alunni hanno potuto sperimentare concretamente queste dimensioni, imparando a riconoscere e gestire alcune delle emozioni che guidano le parole e i gesti quotidiani. In un mondo in cui le parole scorrono rapide tra chat e social, è emersa una riflessione poetica e necessaria: le parole sono come pesci. Vive, sfuggenti, potenti. Possono nutrire o ferire, creare legami o divisioni. Sta a noi scegliere come usarle. Da qui l’invito “Rifletti-Amo-ci”, una forma verbale che unisce pensiero, affettività e azione nella prima persona plurale. Riflettere, non solo individualmente, ma anche insieme, con amore e consapevolezza, diventa un gesto politico, pedagogico e spirituale. Da questa consapevolezza, che si ispira al principio antico “Conosci te stesso”, è nato il progetto educativo “Parole come pesci” per Vena di Maida, il quale è stato ritenuto particolarmente adatto anche a un contesto teatrale, grazie al suo coinvolgimento diretto e alla dimensione visiva, che facilitano l’esplorazione delle emozioni, delle relazioni e del potere trasformativo del linguaggio in modo esperienziale e divertente: più conosciamo i nostri pensieri e le emozioni che li originano, più possiamo usare consapevolmente le parole per trasformare positivamente noi stessi e la realtà che ci circonda. Le classi, infine, sono rimaste affascinate dalla metafora di vita: come un pittore mescola i colori per creare nuove sfumature, così l’essere umano può usare il linguaggio per generare accoglienza, guarigione ed educazione. Parlare diventa un gesto agricolo e marino: occorre pescare il verbo giusto, seminare nei cuori, coltivare un terreno comune di pace e comprensione.

La vera rivoluzione comincia da come parliamo agli altri. Ogni parola gentile, ogni silenzio ascoltato, ogni riflessione condivisa è un passo verso il futuro che vogliamo costruire.

Con il motto “darsi al mondo per un avvenire migliore”, nella Scuola Primaria di Vena di Maida questa rivoluzione gentile è già iniziata.

Articoli Correlati