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Operazione “Athena”, Gratteri: “Colpita la mafia della Sibaritide. Clan degli Abbruzzese strutturato e potente”

“Una mafia strutturata e potente”. Così il procuratore Nicola Gratteri, in conferenza stampa nella sede della procura di Catanzaro , ha definito il clan di ‘ndrangheta degli Abbruzzese, decapitato dall’operazione “Athena” eseguita da carabinieri e polizia.

68 misure cautelari, 81 indagati e beni, per un valore di 5 milioni, sottoposti a sequestro preventivo. L’indagine è stata coordinata dalla Dda di Catanzaro e svolta, per i diversi profili investigativi, dai Carabinieri del Comando Provinciale di Cosenza, dalle Squadre mobili di Cosenza e Catanzaro e dal Servizio Centrale Operativo di Roma.

“Un’indagine importante”, ha detto ancora Gratteri, illustrando i dettagli del blitz che ha sgominato la consorteria che teneva sotto scacco la Sibaritide. “Non possiamo banalizzare parlando ancora di questa organizzazione degli zingari della Sibaritide come di criminalità comune, di gangsterismo, dobbiamo invece cominciare a parlare di mafia della Sibaritide”, ha aggiunto ancora Gratteri con riferimento al clan degli Abbruzzese, il cui tratto distintivo era quello di soggiogare numerose imprese nei settori dell’agricoltura ma anche del turismo della Sibaritide con estorsioni, taglieggiamenti, danneggiamenti, intimidazioni.

“Si tratta – ha spiegato ancora Gratteri – di un’area che a me sta molto a cuore, perché è un’area molto produttiva della Calabria, che ha fatto una grande accelerazione rispetto ad altre aree della Calabria e allora meritava grande attenzione: gli imprenditori – ha rimarcato il procuratore capo della Dda di Catanzaro – devono stare tranquilli e devono pensare ad essere competitivi con altre aree. Per questo ho insistito come un disco rotto che volevo uomini e mezzi, che volevo dare delle risposte e per questo questa operazione, che conferma la sinergia che è ormai fondamentale nel Distretto, è un risultato importante”.

Nell’incontro con i giornalisti – riporta l’Agi – sono state delineate anche le ultime dinamiche criminali nell’area della Sibaritide, con la “pax” raggiunta tra le principali cosche del territorio, gli Abbruzzese e i Forastefano, che da rivali si sono alleate per gestire in comune gli affari illegali più remunerativi, a partire dal traffico di droga: “Si tratta – ha evidenziato il procuratore aggiunto della Dda, Vincenzo Capomolla – di un nuovo equilibrio tra sodalizi che in passato si contrapponevano in modo anche cruento e che poi hanno trovato un piano di cointeressenze, un equilibrio che alla fine ha messo d’accordo anche quanti, nelle due cosche, erano più riottosi a federarsi”.

Per il comandante provinciale dei carabinieri di Cosenza, Saverio Spoto, l’odierna operazione “è importante perché lancia un segnale forte e tangibile su un territorio che negli ultimi tempi è stato interessato da numerosi episodi e anche da alcuni omicidi, e percheé dà fiducia: è importante che ogni tentativo di sopraffazione venga denunciato alle forze di polizia”.

Gabriele Presti, dirigente della Squadra Mobile di Cosenza, si è soffermato sul ruolo operativo delle donne nella gestione della cosca Abbruzzese: “Le donne – ha sottolineato Presti – rappresentano la componente che tiene insieme l’ossatura di tutte le organizzazioni criminali su base familistica, in questo caso in più abbiamo visto che le donne entrano in campo nel momento in cui l’associazione viene colpita nei vertici garantendone la continuità anche sul piano della guida economica e impedendo la disgregazione del clan”.

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