In Calabria la gestione del ciclo dei rifiuti continua a seguire circuiti viziosi ed a non trovare reali soluzioni. Dal recente rapporto Rifiuti Urbani dell’Ispra, pubblicato a dicembre 2022 e giunto alla sua ventiquattresima edizione, la Calabria risulta al 53,05% di raccolta differenziata su una media nazionale del 64%, con una situazione che registra un lieve miglioramento rispetto agli scorsi anni, ma rimane molto difficile soprattutto nelle province di Crotone (35,53%) e di Reggio Calabria (38,38%).
La nostra Regione continua ad essere agli ultimi posti nelle classifiche nazionali e ben lontana dagli obiettivi fissati dalla normativa comunitaria che indica obiettivi di riciclaggio dei rifiuti molto elevati già nei prossimi anni (per i soli rifiuti domestici al 55% entro il 2025, al 60% entro il 2030 e al 65% entro il 2035).
Nonostante le dichiarazioni di principio e gli intenti contenuti nel Piano regionale di gestione dei rifiuti (PRGR) risalente all’anno 2016 recentemente modificato su DGR n. 299/2022, miliardi di euro ed una gestione commissariale durata oltre 15 anni, la Calabria continua a smaltire una quantità enorme di rifiuti in discarica ed a spedirli all’estero con costi enormi.
Da un lato, quindi, le parole ed i tentativi della Regione Calabria, dall’altro i fatti, dissonanti rispetto ai problemi calabresi ed agli obiettivi da raggiungere in base alla normativa in materia di rifiuti e di contrasto alla crisi climatica nel rispetto dei vincoli funzionali alla riduzione delle emissioni climalteranti in atmosfera. In attesa che porti risultati concreti, la «Multiutility» di gestione del ciclo dei rifiuti e dell’acqua, sostitutiva degli Ato provinciali, la realtà della politica calabrese ci parla attualmente di previsioni di incremento del termovalorizzatore di Gioia Tauro- soluzione errata e contraria ai principi dell’economia circolare e dello sviluppo ecosostenibile – e continua a realizzare anacronistiche e paradossali discariche sul territorio.
È il caso emblematico e quasi surreale della discarica di rifiuti speciali non pericolosi di località Pipino nel Comune di Scala Coeli, sulla quale Legambiente, a tutti i livelli associativi, sta portando avanti, da anni, una strenua battaglia.
Ad onta della logica, perseguita solo in teoria dalla Regione, di discariche ” zero”, nella nuova discarica di Scala Coeli, su cui pende anche un ricorso al Consiglio di Stato presentato dall’associazione ambientalista, nel silenzio assordante della politica locale, regionale e nazionale e delle istituzioni deputate al controllo delle prescrizioni del Decreto autorizzativo n. 14284 del 20/11/2019, da fine ottobre 2022 sono già iniziati i conferimenti di rifiuti senza neppure tener conto del parere della Struttura Tecnica di Valutazione, prot. 29018 del 24/01/2019, allegato 2 al decreto 14284 del 20/11/2019 che prescrive al punto n. 7: “L’effettivo esercizio della discarica dovrà essere condizionato al completamento dei lavori di adeguamento della viabilità comunale e provinciale di accesso”.
Tali opere sono ben lungi dall’essere completate e la problematica si aggiunge a tutte le altre criticità insuperabili ed irrisolte del sito a partire dall’alta vocazione di agricoltura biologica e di qualità della zona.
Il circolo “Nica” di Legambiente, con il suo presidente Nicola Abruzzese, ha recentemente chiesto formalmente la sospensione dei conferimenti recandosi sui luoghi per effettuare un sopralluogo nel torrente Patia e per verificare, de visu, le condizioni della viabilità.
Inoltre, a seguito delle tantissime segnalazioni degli agricoltori che hanno le proprie aziende agricole biologiche in località Pipino, nel mese di dicembre 2022 un ulteriore sopralluogo ha constatato che i rifiuti finora abbancati sono sommersi dall’acqua e che allo stato il catino della discarica si è trasformato in un vero e proprio lago.
La gravità della situazione è stata immediatamente segnalata agli uffici competenti con richiesta di controllo e di verifica urgente, rimasta senza esito.
Visto il protrarsi della situazione, il circolo legambientino, nella persona del presidente Abruzzese, ha inviato ieri un esposto al Comando dei Carabinieri per la tutela dell’ambiente NOE per chiedere un intervento urgente al fine di evitare il probabile inquinamento delle falde acquifere con le conseguenti ripercussioni ambientali e sulla salute.
“Alla Regione – afferma Anna Parretta, presidente di Legambiente Calabria, chiediamo, con urgenza, di effettuare tutti i necessari controlli e di sospendere i conferimenti di rifiuti nella discarica di Scala Coeli e, nell’immediato futuro, maggiore coerenza tra i piani regionali di gestione dei rifiuti e quanto realizzato effettivamente sui territori a partire dall’abbandono della logica delle discariche. Chiediamo politiche reali sia per migliorare gli stili di vita e consumo dei cittadini in un’ottica di economia circolare puntando ad una riduzione dei rifiuti alla fonte, sia indirizzate, ad esempio, ad un deciso incremento della raccolta differenziata per raggiungere gli obiettivi di legge, al potenziamento degli impianti di riciclo esistenti sul territorio ed alla realizzazione di impianti tecnologicamente avanzati per il riciclo e la valorizzazione dei rifiuti. Obiettivi essenziali ed imprescindibili che devono essere perseguiti con determinazione nell’interesse della collettività calabrese e del rispetto dell’ambiente.”