“Ecco che cosa ho pensato: affinché l'avvenimento più comune divenga un'avventura è necessario e sufficiente che ci si metta a raccontarlo” - Jean-Paul Sartre
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A Roseto Capo Spulico va in scena “Due Amici, un Castello” di Converso e Romano

“Due Amici, un Castello”. È il titolo dell’evento che martedì 23, alle ore 19,30, a Roseto Capo Spulico vedrà protagonisti Renato Converso, maestro della comicità nazionale e l’artista Roberto Romano, entrambi rossanesi doc e amici di lunga data, che si ritrovano davanti alle pagine di Corri Renà, corri! romanzo del primo, per un viaggio poetico nello spazio e nel tempo.

Converso e Romano hanno condiviso l’infanzia prima di affrontare su strade diverse, la vita.

Alle pagine e al racconto che porta il lettore indietro nel tempo nella Rossano degli anni ’50, saranno abbinate le visioni lontane delle opere pittoriche di Umberto Romano. Ad ospitare queste suggestioni sarà il Castello fortificato a picco sul mare.

I protagonisti. RENATO CONVERSO nasce a Rossano, da una famiglia di umili origini ed è il terzo di undici fratelli. A 17 anni va via di casa e sale su un treno per Milano. Per la prima settimana dopo il suo arrivo nel capoluogo lombardo dorme alla stazione centrale, poi andrà a vivere per qualche tempo in via Padova con alcuni suoi amici rossanesi. Nella sua fuga il comico rintraccia l’inizio della sua esperienza creativa che, come lui stesso racconta, è animata dal bisogno vitale di far ridere il suo Io bambino; e così comincia a fare battute durante i suoi primi lavori di lavapiatti nei ristoranti e nei cantieri. L’ilarità che suscita nei colleghi gli procura un’intensa soddisfazione, Renato capisce che quella è la sua vera strada. Nel 1980 sale per la prima volta sul palco del famosissimo Derby cabaret di Milano sulla cui pedana, sono nati comici italiani importanti e ottiene grandissimo successo. Nel 1983 apre un proprio locale a Porta Genova, La Corte dei Miracoli Cabaret, nel cuore di Milano, in cui rimane per 35 anni vedendo nascere e crescere 33 comici nazionali sotto la sua direzione, tra cui Max Pisu, Max Pieriboni, Mister Forest, Flavio Oreglio, Nando Timoteo, i Fichi d’India, Buz Marco Bazzoni, Gianluca Ipastato, Scintilla Gianluca Fubelli.

 

UMBERTO ROMANO. Nasce a Rossano da una famiglia di origini contadine, sesto di sette fratelli.

Studia prendendo il diploma di geometra. Viaggiatore, documentarista calabrese assurto di recente alle cronache d’arte. Avere il mal d’Africa e cercare di diffonderlo in Italia, in Europa ed oltreoceano, con libri e quadri. Lo fa Umberto Romano, portatore sano d’immagini etnical retaggio di una cultura postcoloniale, esotica, quella delle Afriche mediterranee in primis, oggi in primo piano, alimentata dall’ immaginario non proprio immaginato degli sbarchi sulle coste. Ma l’Africa bisogna viverla, come Umberto Romano, da Rossano, artista e scrittore che annette l’arte etnica ad un’azione continua, vocazionale, laica di assistenza concreta sur place, nei luoghi interni del continente che definiamo “nero” ma che in realtà conserva integri tutti i colori del mondo. Romano predilige effetti chiaroscurali monocromi, in specie nella tematica che ci riporta agli anni in cui era intenso l’interesse per “l’ambiente” esotico, più di oggi, quando l’esotismo ha lasciato il passo all’etnical language, meno folk romantico e più documentato e solidale, come quello di Romano.

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