È partita da Torre di Ruggiero, dove si è svolta un’assemblea straordinaria del Consorzio Valorizzazione e Tutela Nocciola di Calabria, con la partecipazione dei produttori, rappresentanti delle istituzionali, di categoria del mondo agricolo ed esperti del settore, la richiesta di attivare un tavolo corilicolo regionale, per discutere delle problematiche che attanagliano il comparto anche nella nostra regione, tra cambiamenti climatici e danni provocati dalla fauna selvatica.
Una determinazione che ha registrato la ferma e convinta adesione dei presenti e la piena convergenza anche da parte dei rappresentanti dei Comuni interessati e viciniori: Torre di Ruggiero, Cardinale, Simbario e Chiaravalle. Da parte del dirigente del Dipartimento Agricoltura, Francesco Chiellino, è stata manifestata la disponibilità della Regione. Al Consorzio e ai produttori il compito di avanzare delle proposte da vagliare.
Le prime sono emerse già in occasione dell’Assemblea, che ha costituito un’occasione utile e ampia di confronto nell’ottica delle prospettive future. A precedere un’analisi che da un quadro nazionale, ha condotto all’ambito locale.
Irma Brizi, direttore dell’Associazione nazionale “Città della nocciola”, ha delineato una realtà comune che dal Piemonte, attraversando il Lazio, arriva alla Sicilia. «Già in un’assise di dieci anni fa avevamo lanciato l’allarme riguardo i cambiamenti climatici, che oggi hanno modificato un po’ il mondo delle nocciole. Non si parla solo di quantità, ma anche di qualità del prodotto. La nocciola rappresenta l’identità di tanti territori. Oggi bisogna difendere la qualità e la tradizione. Al tavolo nazionale della frutta in guscio, si parla soprattutto di promozione e di valorizzazione che sono cose molto importanti. Ma ci interessa anche che l’emergenza sia accolta e sentita. Bisogna partire dai tavoli regionali, per arrivare ai tavoli nazionali, per portare le istanze relative alle varie problematiche che attengono il settore corilicolo: dai cambiamenti climatici, alla fauna selvatica, alla cimice asiatica» ha sollecitato.
«I cambiamenti climatici sono causa della cascola delle nocciole che non giungono a piena maturazione. Sbalzi termici dovuti a gelate primaverili o a siccità indeboliscono la pianta e ne compromettono la produzione. Si pongono anche problemi di carattere fitosanitario, di parassiti che attaccano la pianta. Tutti fattori che determinano gravi perdite di raccolto. Posto che spostare la produzione in aree più fredde comporterebbe costi non sostenibili dai produttori e vanificherebbe il lavoro compiuto negli anni, bisogna pensare a creare bandi per realizzare impianti di irrigazione, oppure snellire l’iter relativo all’approvvigionamento delle acque» ha osservato il presidente del Consorzio, Giuseppe Rotiroti.
Fronte fauna selvatica: «è sconfortante dopo un anno di lavoro, vedere nei terreni branchi di cinghiali che hanno devastato tutto. Ci si sente male» ha dichiarato Rotiroti, da qui la proposta di «incentivare i selettori per capo abbattuto. Il contenimento del numero degli ungulati che arrecano continui danni ai raccolti non si può reggere sul volontariato dei selettori, all’opera dei quali potrebbero essere destinate le somme che vengono impegnate per risarcire i produttori. Nonostante le recinzioni, i danni sono aumentati».
«Ad affrontare le cattive stagioni siamo abituati, a subire una calamità come quella dei cinghiali non ce la possiamo più fare. Dobbiamo recuperare le energie e la memoria di quanti hanno operato nel passato, per andare avanti. Ma bisogna fare delle scelte. Si tratta di compierne una netta: restare o abbandonare. Da oltre venti anni parliamo di questa problematica e non possiamo trovarci qui a parlarne l’anno prossimo», ha ribadito Piero Martelli, socio fondatore del Consorzio, il quale ha osservato come il problema dei danni provocati dai cinghiali, non riguardi solo il settore corilicolo, ma rappresenti una minaccia per il settore agricolo in generale. Concetti condivisi da Eugenio Fristachi, presidente del Comitato Contenimento del Cinghiale a Difesa del Territorio.
Francesco Maltese, vicepresidente dell’Ambito Territoriale Caccia (Atc) Catanzaro 2, si è soffermato sulla presenza dei cinghiali nei centri abitati e sul cambio morfologico di questi ungulati, situazioni che sono state registrate negli ultimi anni e che sono dovute a ragioni antropiche, quali disponibilità di cibo tra i rifiuti, l’elevata percentuale dei terreni incolti. Un richiamo anche agli incidenti stradali causati dai cinghiali. La considerazione sul numero enorme di cinghiali che il volontariato dei selettori e che l’estensione dei mesi di caccia non riescono a fronteggiare.
Angelo Politi, direttore di Confagricoltura Calabria, ha evidenziato: l’esigenza di una riforma della legge n°157 del 1992, “legge quadro sulla caccia e protezione della fauna selvatica”, con le proposte finalizzate a rendere l’attività venatoria più funzionale al controllo faunistico e all’equilibrio ecosistemico, quali l’estensione delle aree cacciabili o la modifica della gestione degli Ambiti Territoriali di Caccia, ma in riferimento alla quale le esigenze dell’agricoltura si scontrano con un componente ambientalista molto forte. In riferimento ai cambiamenti climatici ha sottolineato la necessità di una più oculata gestione delle risorse idriche.
Assieme ai produttori anche i rappresentanti delle istituzioni locali.
«La presenza dei sindaci dimostra l’importanza di quest’assemblea» ha evidenziato il primo cittadino di Torre, Vito Roti. De cinghiali, ha ancora rimarcato, si parla da vent’anni, richiamando l’esigenza forte di una strada comune da percorrere. Il sindaco di Cardinale, Danilo Staglianò, ha ribadito la necessità di collaborare affinché il settore corilicolo possa ampliarsi e superare la congiuntura di crisi. In tal senso ha dichiarato «i tavoli di lavoro servono». Particolarmente significativa anche la presenza del sindaco di Simbario, Gennaro Crispo, in rappresentanza per la prima volta anche di questo comune che rientra nel territorio di produzione della Tonda Calabrese. Riguardo al contenimento dei cinghiali anche da parte sua la richiesta di misure più incisive. Pina Rizzo, vicesindaco di Chiaravalle, ha rimarcato come non si possano chiedere ai produttori sforzi che non possono essere ulteriormente sostenuti e come un prodotto di prestigio per il territorio, quale la nocciola, vada tutelato.
Da Carolina Scicchitano, direttore del Gal “Serre Calabresi” è stato ribadito il sostegno e la vicinanza, del Gruppo di Azione locale al Consorzio, che c’è stato negli anni passati con diversi interventi e progetti di cooperazione, e con il lavoro ancora in atto per portare in commercio un prodotto finito. Al di fuori del Psr, per fare fronte ai cambiamenti climatici, nella nuova strategia, si potrebbe pensare a progetti pilota sull’agricoltura di precisione.
Il dirigente del Dipartimento regionale all’Agricoltura, Francesco Chiellino ha riferito come il Consorzio rappresenti una realtà particolarmente importante per l’identità del territorio e come da sempre ci sia stato sostegno al comparto, con i bandi dedicati alla frutta in guscio. Riguardo al tavolo corilicolo regionale ha dichiarato che il Dipartimento non si tirerà indietro, ha manifestato la disponibilità al dialogo e ha assicurato di farsi portavoce delle istanze emerse presso l’assessore regionale all’Agricoltura, Gallo.
