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Addio a Roberto Pennisi, magistrato simbolo della lotta alla ’ndrangheta a Reggio Calabria

Si è spento domenica sera, all’età di 73 anni, Roberto Pennisi, magistrato di lungo corso e figura di primo piano nella lotta alla criminalità organizzata. Era ricoverato all’ospedale di Pescia, dove si trovava da alcuni giorni a causa di una malattia contro cui combatteva da tempo.

Originario di Acireale, Pennisi legò indissolubilmente il suo nome a Reggio Calabria, città in cui dove lasciò un segno profondo nella storia della magistratura antimafia. Alla Direzione Distrettuale Antimafia reggina si occupò di alcune delle inchieste più complesse contro la ’ndrangheta, contribuendo in modo decisivo a smantellare reti criminali e a far luce sui legami tra mafia, politica e affari.

Tra le sue indagini più importanti si ricordano quella sulla cosiddetta “Tangentopoli” reggina e, soprattutto, la storica “Olimpia”, che ricostruì le guerre di mafia a Reggio Calabria e i rapporti della ’ndrangheta con le altre organizzazioni mafiose e con il mondo dell’imprenditoria. L’inchiesta portò a oltre 500 indagati, più di 300 arresti e oltre 100 ergastoli, segnando un punto di svolta nella conoscenza e nel contrasto delle cosche reggine.

Pennisi aveva iniziato la sua carriera come pubblico ministero a Siracusa, dove si trovò di turno nella notte della crisi di Sigonella, episodio cruciale della storia repubblicana.

La salma è esposta nella sua abitazione di via Cristoforo Colombo 36 a Montecatini. I funerali si terranno domani, martedì 4 novembre, alle ore 15, nella chiesa di San Francesco.

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