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Tim e la cessione di Telecontact: la Slc Cgil Calabria lancia l’allarme: “Piano scellerato”

“L’annuncio della cessione di Tcc aleggiava da tempo, in quanto, il leitmotiv del nuovo management di Tim, al di là delle dichiarazioni di facciata, è stato fin da subito uno e soltanto uno: VENDERE E DISMETTERE, con il beneplacito dell’attuale governo, rimasto fin qui sordo rispetto all’allarme più volte lanciato dai sindacati di settore”.

Il monito viene da Saverio Ranieri, segretario regionale della Slc Cgil Calabria.

“La separazione di un asset strategico come la rete, la sanguinosa vicenda TSD e la vendita di Sparkle – continua Ranieri- sono state solo l’inizio del progetto finalizzato allo smembramento della più grande azienda di telecomunicazioni in Italia e la questione relativa alla cessione di Telecontact è solo l’ennesimo atto di un piano scellerato che, come sindacato, abbiamo provato in tutti i modi a fermare. Purtroppo non sempre un fronte sindacale compatto è sufficiente a bloccare operazioni societarie come quelle sopracitate, soprattutto se manca una visione politica che, anziché supportare le istanze dei lavoratori, mette il sigillo ad operazioni che non guardano agli interessi strategici del paese o ad un miglioramento dei servizi offerti alla collettività bensì all’esclusiva soddisfazione di un mero interesse economico di breve periodo”.

Ranieri spiega che: “Per inquadrare bene la nascente operazione DNA occorre guardare anche al contesto macro economico del settore delle Tlc in generale e quello dei Customer in particolare: in controtendenza rispetto a quanto avviene nel resto d’Europa, il mondo delle telecomunicazioni in Italia vive da anni un momento di forte contrazione economica dovuta all’insensata corsa al ribasso delle tariffe, di cui si sono rese protagoniste le compagnie telefoniche che, dovendo poi riequilibrare i conti hanno pensato bene di tagliare sia sugli investimenti che sul costo del lavoro (emblematica la vicenda del CCNL di settore scaduto da quasi 3 anni). Nel settore dei Customer Care la situazione è ancora più grave e delicata perché in aziende come Tim la soddisfazione del cliente, la cosiddetta Customer Satisfaction, è ormai passata in second’ordine, da anni infatti si è scelto di non rispondere più ai clienti basso spendenti che pagano ogni mese tariffe che, in molti casi, sono inferiori ai costi, in altre parole si fa pagare ai lavoratori ed ai clienti il dumping al ribasso dei prezzi che le compagnie stesse hanno follemente messo in atto. Tutto questo, sommato all’inesorabile e inarrestabile affinamento della Intelligenza Artificiale, fa si che quello dei Call Center sia un settore fortemente in crisi e che rischia nel giro di pochissimo tempo, se non si interviene tempestivamente, di implodere: sono anni che come O.S. chiediamo all’attuale governo l’istituzione di una cabina di regia che provi a trovare una soluzione a quella che rischia di essere una vera e propria bomba sociale, ma fin qui non si è andati oltre quelle che sono inquadrabili come semplici promesse o dichiarazioni di intenti”. “Tutto ciò,- aggiunge il segretario – premesso ci teniamo a chiarire che la Slc Cgil Calabria non è aprioristicamente contraria all’idea di una riformulazione del ruolo che oggi riveste Telecontact, non siamo assolutamente contrari all’idea di una riconversione professionale degli oltre 1500 operatori (di cui circa 400 nel sito di Catanzaro) che risultano oggi impiegati, ben venga l’apertura ad attività come la digitalizzazione o verso commesse che vadano oltre la mono commessa Tim, ma quello che ci vede fortemente contrari è il metodo e la forma che si vuole utilizzare. Se riconversione deve essere perché non farla all’interno del gruppo? Perché non fare di Tcc l’apripista di un progetto che riguardi il rilancio di un intero settore visto che per anni, all’interno del gruppo, è stata considerata, la fucina delle attività più remunerative e sperimentali che garantivano bilanci in positivo. Non è attraverso la sua esternalizzazione, passando oltretutto da una SPA ad una SRL, che si garantisce il futuro di un’azienda e, soprattutto, dei suoi lavoratori. Faremo tutto quello che sarà nelle nostre possibilità per scongiurare un’operazione che, così come è stata congegnata, sembra essere stata studiata solo per fare cassa nel breve periodo e poi…chi vivrà vedrà. Con la cessione della rete, prima, e l’ingresso di Poste come azionista di maggioranza, poi, i milioni incassati sono stati tanti, ragion per cui l’azienda si fermi immediatamente e inizi a interloquire seriamente con le parti sindacali per trovare soluzioni condivise che possano far fronte ai problemi che indubbiamente ci sono, ma che non possono e non devono essere risolti con un colpo di spugna che rischia di umiliare e disperdere oltre vent’anni di conoscenze e professionalità delle migliaia di lavoratori TCC all’interno del gruppo Tim. Se così non sarà la risposta dei lavoratori, e di chi li rappresenta sarà durissima: abbiamo già aperto la procedura di raffreddamento che, a seguito delle assemblee che a breve calendarizzeremo, porterà inevitabilmente ad uno stato di agitazione permanete ed allo sciopero”. “La Slc Cgil Calabria – dice infine Ranieri – si augura che le tante dichiarazioni di vicinanza lette in questi giorni non siano solo di facciata, è necessario fare fronte comune per scongiurare quest’azione scellerata che, soprattutto in un territorio sfortunato come la Calabria, rischia di avere effetti devastanti e probabilmente irreversibili”.

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