di Paolo Ficara – Un derby perso in casa di un Messina costruito in 72 ore, penalizzato di 14 punti e già dichiarato fallito, diciamocelo chiaramente, è uno schiaffo che ci siamo meritato tutti quanti. Nessuno escluso. Dalle carcagnate dei tempi belli, legate alla Reggina di Lillo Foti, siamo passati alla timpulata che possiamo mettere a frutto solo svegliandoci. E ricominciando a porre la Reggina al di sopra di ogni becero e misero tornaconto legato a dispettucci, cene, favori, prebende e tutto quanto possa essere stato messo in atto da chi ha costantemente bisogno di far litigare chiunque.
Il primo pensiero non può non andare ai quasi 3.000 abbonati, che hanno voluto perdonare – o dimenticare – i disastri perpetrati da questa dirigenza negli ultimi due anni. Perché se la Juventus non fosse riuscita a vincere il campionato di Serie B per due anni di fila, solo di disastro si sarebbe dovuto parlare. Abbonarsi è stato un atto di fede cieca e sorda.
Le avvisaglie delle difficoltà attraversate dalla Reggina, non arrivano né da Messina, né dal tonfo interno con la GEL-BI-SON, né da Favara. Se passi in svantaggio a Cucullaro contro una formazione amatoriale maltese, i cui contenuti tecnici possono essere pari a quelli espressi dal Mosorrofa o dal Podargoni, non puoi essere così tronfio da pensare agli autografi anziché a qualche serio problema alla base.
Non sappiamo, né ci interessa, se qualcuno ha storto il naso quando scrivevamo che il filotto di vittorie dello scorso girone di ritorno fosse merito della squadra. O quando appelliamo “direttore” colui che in realtà è ancora un calciatore, ossia Nino Barillà. Adesso, forse, in tanti colgono il senso delle nostre parole. Nel momento in cui il proprietario Nino Ballarino scarica la maggior parte delle colpe proprio sulla squadra, al punto da attendersi non si capisce quale decisione proprio dai giocatori anziché assumersi lui ogni responsabilità, pur sguaiatamente ha indicato il primo grosso e fin qui non emerso problema.
In un club nel quale chi occupa un ruolo decisionale, spesso e volentieri non ha le palle di decidere un beneamato, a mettersi tutto e tutti sulle spalle è stato Nino Barillà. Da ormai un annetto a questa parte, ossia dall’interruzione del rapporto col mister Rosario Pergolizzi. Con tanto di rinforzi individuati e personalmente chiamati al telefono, quest’estate, con riferimento alla maggior parte dei calciatori over.
Una situazione, questa che vede un calciatore abilitato alla professione di direttore sportivo, che da un lato evidenzia la voglia dell’ormai non più ragazzo di Catona di riportare la Reggina tra i professionisti. Ma dall’altro, pone la Reggina su un livello gestionale simile a quello del Brancaleone, col massimo rispetto. Al punto che il navigato dirigente Pasquale Lo Giudice, pur reggino, pur a spasso, nel momento in cui tra maggio e giugno gli è stata offerta la carica di ds della Reggina, ha ascoltato, ha ringraziato e si è volatilizzato.
Sarebbe dunque ora che il club togliesse un po’ di peso dalle spalle del buon Barillà. Considerando che le scelte, sicuramente dettate dal cuore e dalla voglia, sul piano tecnico sono state fallaci. Due cose doveva fare la Reggina, rispetto alla scorsa stagione. Prendere un allenatore ed un portiere. Laddove il mister Trocini, subentrando a -2 e finendo sul campo a -3, aveva dimostrato di non saper gestire l’unica partita che non poteva sbagliare, ossia contro il Siracusa.
E prendendo atto che il giovane Lagonigro, che abbiamo voluto risparmiare dalle critiche dopo i gol da distanza siderale incassati da Locri ed Igea Virtus tra dicembre 2024 e gennaio 2025, manca del principale fondamentale per un portiere. Molto bravo nelle uscite basse, capace nelle uscite alte, ma con evidentissimi limiti tra i pali. Le reti subite dal Siracusa lo scorso anno, e la maggior parte di quelle incassate nell’attuale stagione, erano evitabili da un portiere normale.
Poi la costruzione dell’organico merita un’analisi dettagliata. A cominciare dalle effettive risorse investite. Nessuno ha posto l’accento sugli addii di Martinez, Ingegneri, Urso, Rosseti. Non citiamo Dall’Oglio, perché ci risulta che abbia cavallerescamente rinunciato a gran parte degli emolumenti. Non gente decisiva, ma che guadagnava cifre importanti. Togliere dal budget i loro ingaggi, assieme a quello di Barranco, ha consentito di tesserare giocatori dal nome più altisonante, ma che come emolumenti si attestano allo stesso livello. Quindi non è stato compiuto nessuno sforzo particolare. La Reggina continua ad essere gestita con i soldi di botteghino e sponsorizzazioni.
I volti cosiddetti nuovi, sono quasi tutti o cavalli di ritorno oppure calciatori allenati da Trocini in precedenti esperienze, come Di Grazia e Zenuni. I soli over sconosciuti sia alla piazza che al mister, sono Correnti e Ferraro. E quest’ultimo fa rimpiangere Rajkovic. Si tratta dell’ennesima conferma di come questa dirigenza non conosca calciatori. Un qualsiasi ragazzino che accende la Playstation o che utilizza un gioco manageriale, avrebbe più fantasia. La Reggina ha di fatto anticipato Operazione Nostalgia, con la campagna acquisti estiva. Riportando in città chi nutriva saudade.
Per quanto concerne gli under, ecco serviti i fatti di cui parlava lo scorso luglio il dirigente modello. Nel senso che ormai esistono più foto sue, che di Naomi Campbell e Claudia Schiffer messe assieme. Programmazione e settore giovanile. La prima, ha portato agli addii a parametro zero di tutti gli under validi. L’ultimo è Ndoye, che da qualche ora ha firmato con il Frosinone.
Nelle giovanili si è lavorato così bene che il responsabile Fortugno è stato sollevato dall’incarico senza nemmeno un comunicato, differentemente al poema dedicato ad un semplice allenatore come Assumma all’atto del licenziamento. In estate abbiamo sottolineato come i vari pezzi della Juniores, dopo aver ricevuto proposte poco dignitose, si stessero accasando altrove.
Il 2007 De Lorenzo, che in Savoia-Reggina ha compiuto più parate decisive che Lagonigro in un mese e mezzo, sarebbe stato utile o no? Il suo pari età Misefari non sappiamo se sia biondo, bruno o castano. Però è un terzino che può giocare su entrambe le fasce, ed anche lui si è accasato in D peraltro in un Barletta abbastanza ambizioso: possibile che fosse peggio rispetto a chi viene forzato in quella posizione? Perché si è preferito tesserare Di Venosa?
Per non parlare di Maisano, sparito dai radar dopo aver effettuato i primi dieci giorni di ritiro agli ordini di Trocini, e che al “Franco Scoglio” ha fatto una gran bella figura in marcatura su Di Grazia. Parliamo di 18enni che hanno lasciato la Reggina per andare a guadagnare sicuramente meno di mille euro al mese. Lanzillotta ci risulta ne incameri 800. La gestione degli under della passata stagione, della Juniores, nonché la scelta degli under di questa stagione, non ha nulla a che vedere con Barillà. E sarebbe ora che qualcuno se ne assumesse la responsabilità.
Il girone I della Serie D, che negli ultimi anni ha visto imporsi corazzate, in questa stagione si può vincere anche con 70 punti o poco meno. La Reggina può e deve recuperare il terreno fin qui perduto. Ma urgono decisioni forti, drastiche. Noi abbiamo preferito la strada dell’apparente indifferenza, negli ultimi mesi. Stanchi di essere individuati come bersaglio, o ancor peggio come avversari. Gli abbiamo tolto il nemico, specie dopo il delirio di luglio, nel quale il dirigente modello ci accusava di non presentarci alle conferenze cui non ci invita. Ieri a Messina è stato zitto lui.
Allenatore e portiere vanno sostituiti senza indugi, è la base. Altrettanto evidente la necessità di un direttore sportivo all’altezza di assumere tali decisioni, ed in grado di ripristinare il rispetto dei ruoli. Poi Ballarino deve capire, e non vogliamo sottovalutarlo al punto da temere che non lo abbia già capito, se tra i due soggetti che si è messo ieri a lato in sala stampa a Messina, ce ne possa essere uno che dall’interno gli stia facendo franare il terreno da sotto i piedi.
Una volta i dirigenti si sceglievano in base a meriti acclarati, e si tenevano se dimostravano capacità. Oggi, nei livelli inferiori alla Serie B, a lavorare in un club calcistico arrivano i Re Magi con i doni. Magari Ballarino si aspettava di ricevere oro, speriamo non abbia trovato incenso. Sarà indisponente e non all’altezza, come abbiamo sempre sostenuto, ma in effetti una contestazione sempre e solo contro di lui…
E per affermarlo noi…
Nelle 24 ore ormai diventate 12 che Ballarino si è concesso di tempo per riflettere, sarebbe importantissimo che pesasse le utilità e i danni fin qui prodotte non dai nemici immaginari, ma da chi finge di sostenerlo. La Reggina ne ha vinti campionati in questi due anni? Ne ha venduti calciatori? Ha ottenuto l’affidamento completo del Sant’Agata? Il silenzio stampa portato avanti fino a ieri, “anche per altri motivi” come dichiarato dal socio di maggioranza, è legato all’ennesima promessa da marinaio del vicesindaco Versace, quando indicò agosto come mese decisivo per il centro sportivo?
Noi vogliamo andare in C. Ballarino ha molti più motivi per desiderare altrettanto. Non assumere decisioni nette, trancianti, può compromettere questa corsa che la Reggina sta facendo con lumache e tartarughe, nel girone I. Chi crea falle va fatto scendere dalla nave.