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Il baritono calabrese Luca Bruno nel ruolo di “Rigoletto” alla Reggia di Colorno

In terra di Giuseppe Verdi rappresentare il “Rigoletto” è una sfida, vuoi perché l’opera è molto conosciuta e vuoi perché sia il ruolo dei protagonisti che quello del coro non sono affatto semplici. Attesa, dunque, la prima serata del “Summer Reggia Opera Festival” che inaugura, appunto, con l’opera “Rigoletto” il 26 giugno (ore 21.30).

Il cast sembra garantire una recita che non deluderà melomani e appassionati. Il ruolo del titolo sarà interpretato dal baritono che nel 2022 lo ricoprì in occasione della recita per il festival Verdi in cui diede buona prova delle sue doti vocali, ora maggiormente affinate e con una maturità espressiva in questi anni perfezionata. Il duca di Mantova sarà interpretato dal tenore Alessandro Fantoni, applaudito lo scorso anno nel ruolo di Pinkerton, mentre Gilda sarà il giovane soprano georgiano Khatia Jikidze, una vera rivelazione che in questi ultimi anni sta vincendo tutti i concorsi lirici ed ha già destato l’attenzione di diversi direttori artistici. Così come il basso Gabriele Valsecchi, nel ruolo di Sparafucile, il mezzosoprano estone Chinara Shirinova (Maddalena) ed il mezzosoprano rumeno Janetka Hosko (Giovanna). Non di minore importanza i comprimari che in quest’opera sono tutt’altro che banali tant’è che il ruolo di Monterone – che scaglia la maledizione a Rigoletto ed è il fulcro di tutta l’opera che inizialmente doveva intitolarsi proprio la “Maledizione”- è affidato ad un veterano, il basso Franco Montorsi. Marullo sarà il baritono Paolo Breda Bulgherini, il tenore Jacopo Antonaci interpreterà Matteo Borsa, il basso Franco Arata il Conte di Ceprano, mentre la contessa sua moglie sarà interpretata dal mezzosoprano Giulia Ravaioli, il paggio dalla giovanissima Ilaria Conti, l’usciere dal basso Alberto Quintavalla. Il coro, tutto al maschile, ricopre grande importanza in quest’opera che vede coinvolti due cori: il Coro Opera Academy ed il Coro dell’Opera di Parma diretti dal M° Gregorio Pedrini. Direttore musicale del festival in Reggia, il M° Lorenzo Bizzarri, dirigerà l’Orchestra Cantieri d’arte. Costumi di “Grandi spettacoli”, allestimento e regia di Eddy Lovaglio, direttrice artistica del festival.

Dal punto di vista registico ci saranno alcune proiezioni tra le quali anche dei dipinti di Claudio Spattini, quindi senza riferimenti a Mantova, Eddy Lovaglio ha basato il suo allestimento su una serie di Ledwall e con l’azione scenica che si svolge nel territorio parmense. Perché questa scelta?

La motivazione sta in ciò che Verdi ha vissuto”, afferma Eddy Lovaglio. “Il giovane Verdi nel 1833 avrebbe voluto prendere il posto di organista a Busseto, dopo la morte del M° Provesi, ma quel posto fu assegnato ad un raccomandato del Clero, Giovanni Ferrari. In paese si formarono due fazioni: i Verdiani (definiti “coccardini”, cioè con idee progressiste) e i Ferrariani (definiti “codini” cioè conservatori). I progressisti avevano idee liberali e patriottiche, perciò erano dei rivoluzionari e agli occhi delle autorità, e quindi del potere, Giuseppe Verdi veniva considerato un individuo scomodo. La Duchessa Maria Luigia non gli permise di suonare al concerto del 12 dicembre 1836 in cui si festeggiava il suo compleanno e così pure in altre occasioni. Questo ci fa capire le avversità di Verdi nei confronti del potere che non lo ha mai aiutato, anzi, lo ha osteggiato. Rigoletto esprime dunque ciò che Verdi aveva in animo quando al suo personaggio mette in bocca le parole cortigiani vil razza dannata. Di solito si dice che nella Trilogia Verdiana il compositore abbia voluto dare voce agli emarginati. Non è così secondo me. Verdi ha sempre utilizzato metafore e allegorie nelle sue opere condannando e disprezzando nobili e potenti, puritani e ipocriti moralisti. Per questo la mia regia prevede un’ambientazione in luoghi di Parma e provincia, il Po’ dei dipinti di Claudio Spattini anziché le rive del Mincio o Mantova, dove Verdi ha dovuto obbligatoriamente ambientare la sua opera causa la censura. La gobba di Rigoletto è metafora di difformità nel momento in cui si è compiacenti nei confronti del potere. Rigoletto è costretto, per lavoro, ma Verdi ciononostante gli scaglia la maledizione e ci fa capire che Rigoletto è dalla parte sbagliata. Nella mia regia vorrei restituire al pubblico il pensiero di Verdi, il mio Rigoletto infatti avrà la gobba solo come strumento di lavoro, il suo vero volto sarà quello di un padre di famiglia”.

Luca Bruno, baritono, pianista e musicologo, dal 2014 si perfeziona col soprano Renata Scotto, dal 2015 col basso Roberto Scandiuzzi e dal 2018 anche col baritono Giuseppe Murmura. Ha rappresentato in scena un vasto repertorio, dai ruoli del belcanto ai ruoli protagonistici verdiani (Nabucco, Rigoletto, Germont, Renato, Rodrigo) e pucciniani (Marcello, Scarpia, Sharpless, Sonora, Michele, Ping) così come molta musica del secondo Ottocento, del primo Novecento e contemporanea sotto la guida di direttori quali Acquaviva, Allemandi, Boemi, Calesso, Cucci, Da Ros, Domingo, Fratta, Maestri, Mottadelli, Percacciolo, Ross, Sipari, Tourniaire, Venezi, Veronesi e cantando in teatri italiani (Ancona, Bari, Catania, Lecce, Livorno, Milano Castello Sforzesco e Sala Verdi, Napoli Teatrino di Corte, Reggio Calabria, Roma Palladium, Spoleto, Taormina Torre del Lago, Treviso) ed esteri (Marcello in Bohème a Baku, Ping in Turandot a Chengdu, Marcello e Alfio in Cavalleria rusticana a Managua, Monterone in Rigoletto e Sacrestano in Tosca a Tianjin e Xiamen, un concerto dedicato al compositore nazionale armeno Komitas a Yerevan). Luca Bruno è attualmente docente di ruolo di Storia della musica presso il Conservatorio “S. Giacomantonio” di Cosenza.

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