“Un diritto è una garanzia fondamentale per ogni cittadino, sancita dalle leggi e dalla Costituzione, non una concessione che dipende dalla buona volontà di un singolo o di un gruppo di potere. Tuttavia, in molte realtà, è ancora diffusa la percezione che l’accesso ai propri diritti, soprattutto quando si tratta di interagire con le istituzioni, venga spesso scambiato per un favore personale”, è quanto scrive in una nota l’avvocato Rita Tulelli, membro del direttivo del Movimento politico Nuova Genesi.
“Questa visione distorta alimenta una dinamica pericolosa che mina la fiducia dei cittadini nelle istituzioni e rafforza pratiche clientelari che avvantaggiano solo pochi privilegiati.
Quando parliamo di diritti, ci riferiamo a qualcosa di oggettivo e riconosciuto legalmente: l’accesso alla sanità, all’istruzione, alla giustizia, alla libertà di espressione, alla sicurezza e a tutti quei servizi e opportunità che lo Stato deve garantire ai suoi cittadini. Questi diritti non derivano dalla generosità dei politici, degli amministratori o delle persone influenti. Sono invece la base di una relazione equa tra cittadino e Stato, che deve essere fondata sulla legge e sul rispetto reciproco”.
“Capita spesso che, nel contesto sociale e politico italiano, per ottenere ciò che è già di per sé un diritto, si senta la necessità di “chiedere il favore” all’amico di turno, al politico, al funzionario pubblico. Questa pratica non solo indebolisce la trasparenza del sistema, ma trasforma il cittadino da soggetto attivo e consapevole dei suoi diritti in qualcuno che deve ringraziare e restituire il favore. Si crea così un circolo vizioso che mette in secondo piano il concetto di giustizia e uguaglianza”.
“Per rompere questa dinamica, è fondamentale che i cittadini siano consapevoli dei propri diritti e imparino a pretenderli con fermezza, senza sentirsi in debito verso nessuno. Quando si parla di servizi pubblici, trasparenza, giustizia o equità, la politica e le istituzioni hanno il dovere di garantire il rispetto di questi principi senza compromessi. Il primo passo è la consapevolezza: conoscere i propri diritti, le leggi che li regolano e i mezzi per farli valere è essenziale per evitare di cadere nelle trappole del clientelismo. Un cittadino informato sa che non è necessario chiedere favori per ottenere ciò che gli spetta per legge. Questo atteggiamento crea una pressione positiva sulle istituzioni affinché operino in modo corretto e imparziale, perché diventa chiaro che i cittadini non sono disposti a tollerare comportamenti scorretti o pratiche clientelari”.
“La politica e le istituzioni pubbliche, dal canto loro, hanno una responsabilità cruciale: devono essere trasparenti e accessibili, mettendo al centro della loro azione il benessere collettivo e la tutela dei diritti di tutti i cittadini, non solo di chi ha “le conoscenze giuste”. I funzionari pubblici e i rappresentanti eletti devono ricordare che occupano una posizione di servizio, non di potere personale. Le risorse pubbliche, i servizi e le opportunità devono essere gestiti equamente, senza distinzioni di classe, appartenenza politica o legami personali. Ma affinché questo avvenga, è fondamentale che i cittadini facciano sentire la loro voce, denunciando le situazioni di favoritismo e pretendendo trasparenza e responsabilità”.
“Il clientelismo, che spesso si maschera da “favore”, è una delle piaghe che ancora affligge la nostra democrazia. Questo fenomeno distorce le dinamiche sociali e politiche, creando disuguaglianze e privilegi per pochi a discapito di molti. Ogni volta che un cittadino si rivolge a una figura di potere per ottenere qualcosa che dovrebbe essere garantito di diritto, si rafforza un sistema basato su relazioni personali e non su regole condivise. È una forma di corruzione che si insinua nelle istituzioni e che impedisce una reale partecipazione democratica”.
“La responsabilità non è solo di chi occupa posizioni di potere. Anche i cittadini, nel momento in cui accettano o addirittura cercano di ottenere favori personali, contribuiscono a mantenere in vita questo sistema. È quindi necessario un cambiamento culturale profondo, che parta dalla consapevolezza di cosa significa davvero vivere in una democrazia basata sullo stato di diritto.
Rifiutare la cultura del favore è un passo cruciale verso una società più giusta e democratica.
Solo attraverso una presa di coscienza collettiva e una ferma volontà di cambiamento, potremo costruire una società in cui i diritti non siano visti come concessioni, ma come le fondamenta di una convivenza civile e democratica”.