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Reggio, giudizio severo di Angela Marcianò sul Bilancio consolidato: “Debito spaventoso. Se lo spartito è lo stesso, la musica non può cambiare”

“Come lo scorso anno, in occasione del Consiglio comunale convocato per l’approvazione del Bilancio consolidato, ho ripreso a studiare i documenti messi a disposizione dei consiglieri per buttare giù delle riflessioni. Rileggendo la mia relazione per il Consolidato 2021 ho notato, però, diverse coincidenze che mi impongono di non riproporre quanto già detto per non incorrere nella cattiva abitudine del ‘disco rotto’, che ormai pervade la politica a tutti i livelli”.

Lo ha affermato Angela Marcianò, consigliere comunale di ‘Impegno e Identità’, nel suo intervento in Aula, a Palazzo San Giorgio.

“Ho scorto qualche cifra lievemente modificata e diversi punti fermi, spaventosamente significativi come i 577.406.671,27 milioni di debiti. A questo proposito qual è il parere del Collegio dei Revisori? Esso evidenzia che ‘in sede di asseverazione sono state rilevate delle difformità tra le reciproche posizioni contabili (ente capogruppo – componenti del gruppo di consolidamento) e sussistono discordanze tra l’asseverazione e la verifica delle operazioni infragruppo’ (rilevate dagli organi competenti in sede istruttoria).

“Nelle osservazioni – puntualizza la docente universitaria – si ribadisce ancora una volta, come già rilevato negli anni precedenti, la necessità di dotare l’Ente di apposito software per la predisposizione e lo sviluppo del Bilancio Consolidato. Si prende atto, infatti, che il documento non è stato approvato nei termini di legge e si invita l’Ente a rispettare il termine della trasmissione alla BDAP (Banca Dati delle Pubbliche Amministrazioni). A questo punto, signori miei, penso che ognuno di noi, piuttosto che limitarci a leggere cifre sterili che possono essere utili solo agli addetti ai lavori, sia necessario fare un approfondito esame di coscienza, perché, in caso contrario, sarebbe inutile irritarsi quando ci vengono a dire che teniamo al nostro ruolo politico solo al fine di percepire più o meno lauti emolumenti. Io, dalla mia esperienza politica, ho imparato non una, ma tante lezioni. Ho abbandonato l’istinto dei primi anni ed ho lavorato sodo per capire non tanto cosa andrebbe cambiato, ma come si possa incidere su problematiche strutturali e strutturate che continuano ad affossare questa città, senza aver bisogno che sia il ‘Sole 24 Ore’ a rammentarlo ogni anno. Per far comprendere il cambio di passo che ritengo necessario, vi racconto, a mero titolo di esempio, quello che è successo nel corso della Commissione Bilancio di appena due giorni fa. I consiglieri, dopo una breve esposizione di un funzionario dei Lavori Pubblici, sono stati invitati a votare un debito fuori Bilancio di quasi 500 mila euro per danni ( per i soli mesi da gennaio a maggio 2023) provocati da cattiva o assente manutenzione stradale”.

“In queste ipotesi ai consiglieri – asserisce la giuslavorista – viene sempre ribadito lo stesso concetto: c’è una sentenza e il debito va riconosciuto per evitare oneri aggiuntivi da interessi e rivalutazione monetaria o da spese legali conseguenti ad azioni esecutive. Punto. Ed io,dopo aver votato no, puntualmente chiedo: ‘Sussistono responsabilità dell’Ente, inerzia, cattiva esecuzione dei lavori, mancanza di vigilanza? Sono state individuate contromisure per ridurre questi fenomeni e per evitare soccombenze in giudizio? Siamo certi che questa forma di lassismo non provochi una deriva pericolosissima, ad esempio incoraggiando condotte inadempienti o ritardi ingiustificati perché, tanto, poi risolviamo con un debito fuori Bilancio? Se si spende per il contenzioso in pochi mesi il quintuplo di quanto si è speso per la manutenzione in un anno (e sono già previsti oltre 600 mila euro per il risarcimento dei danni da giugno a ottobre 2023). Vogliamo fermarci e discuterne? O no? Approvare un debito fuori Bilancio, perché non si paga in tempo il fornitore di gas per un servizio essenziale come il riscaldamento nelle scuole, vi pare sia accettabile ? Per me no. Perché se passa questa linea, la politica non serve più a nulla. Lasciamo fare alla burocrazia e rinunciamo al nostro ruolo. La politica deve programmare, prevenire, verificare e non ratificare pagamenti generati da inefficienze amministrative. È’ dunque evidente che se lo spartito resta lo stesso, la musica non cambia”.

“Anche il musicista migliore nella sua interpretazione, se le note sono sempre le stesse, non suonerà mai un bel pezzo capace di lasciare un segno tangibile – Angela Marcianò esplica con una metafora efficace  le sue conclusioni – nella storia di questa città”.

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