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Porto di Gioia Tauro, anche la Lega chiede intervento europeo: “La Commissione tuteli competitività, posti di lavoro e ruolo strategico”

“La Lega chiede in tutte le sedi un intervento rapido ed immediato della Commissione Europea per tutelare competitività, posti di lavoro e ruolo strategico dei porti di transhipment, in primo luogo Gioia Tauro. Vi è un impegno già manifestato e che, comunque, ci sarà, indipendentemente dagli errori commessi e dalla mancata difesa del porto di Gioia Tauro adeguatamente, per evitare che, veramente, si possano perdere attività e posti di lavoro. Una attività che potrà risolversi con manifestazioni più colorate che sostanziali”.

Lo dichiarano il parlamentare europeo Valentino Grant e il commissario regionale della Lega in Calabria Giacomo Francesco Saccomanno.

“L’inclusione del settore marittimo all’interno del sistema di scambio europeo di quote di CO2 (Ets), che entrerà in vigore a partire dal 2024 – sostengono gli esponenti leghisti – causerà un danno enorme alla competitività e alla tenuta economica dei porti più esposti alla competizione internazionale, soprattutto se specializzati nelle operazioni di trasbordo (transhipment).

Infatti, l’Ets non è altro che un sistema articolato per tassare le emissioni di Co2, e il modo in cui è stato concepito è tale da rendere molto più vantaggioso per una compagnia di navigazione effettuare le operazioni di trasbordo nei porti del Nord Africa, anziché in quelli italiani, come Gioia Tauro. Nel corso delle negoziazioni tra Commissione Europea, Parlamento Europeo e Consiglio Europeo è stato inserito un correttivo che ha lo scopo di rendere meno vantaggioso effettuare il trasbordo in porti di Paesi Terzi, ma è un correttivo del tutto insufficiente per garantire una reale competizione tra porti Ue ed extra-Ue”.

“La Lega – sostengono Grant e Saccomanno – ha segnalato per prima il problema in Parlamento Europeo fin dal 2021, denunciando i rischi che l’attuale formulazione dell’Ets porta con sé per i porti di trasbordo europei, primo tra tutti Gioia Tauro. In sostanza, i rischi sono: diversione delle rotte su altri porti con conseguente perdita di investimenti, perdita di posti di lavoro e mancato sviluppo economico. In origine avevamo chiesto di escludere i viaggi internazionali dall’ambito di applicazione dell’ETS, per risolvere il problema alla radice, ma la maggioranza in Parlamento Europeo si è schierata contro la nostra proposta. Ad oggi, la Direttiva è stata approvata e l’applicazione al settore marittimo comincerà nel 2024.

Porti come Gioia Tauro corrono un rischio elevato. Il ministro Salvini ha sensibilizzato l’intero governo sul tema, e l’Italia, assieme ad altri Stati Europei, si sta muovendo a Bruxelles per spingere la Commissione Europea ad intervenire, sulla base della clausola di revisione della Direttiva che permetterebbe alla Commissione di proporre modifiche fin dal principio. In data 3 ottobre, l’Eurodeputato Paolo Borchia ha chiesto al commissario designato Šefčovič, che prenderà il portafoglio sulla transizione energetica che è stato fino a poche settimane fa del commissario Timmermans, cosa intende fare per risolvere il problema creatosi. Šefčovič ha dimostrato di essere a conoscenza del problema e si è limitato a sostenere che la Commissione ci sta lavorando”.

“Nello specifico – proseguono i due politici – il correttivo potrebbe consistere nel demandare alla Commissione di stilare una lista di porti di trasbordo situati in Paesi extra-europei che, al momento del computo dell’emissioni di una nave che attracca in Europa, non sono considerati porti d’approdo, e pertanto rendono più ‘lungo’ il viaggio computato per quella nave. Esempio: una nave che fa la tratta Singapore – Tanger Med – Marsiglia, dovrebbe pagare le emissioni rilasciate nel tratto Tanger Med – Marsiglia, essendo Tanger Med il porto di ‘partenza’ del viaggio verso l’Europa. Ma se Tanger Med è inserito nella lista dei porti di trasbordo, la nave dovrà pagare le emissioni rilasciate nel più ampio tragitto Singapore – Marsiglia (si badi bene, le emissioni tassate sui viaggi Ue-extraUe sono il 50% del totale emesso).

Ciononostante, risulterebbe sempre più vantaggioso per una compagnia di navigazione fermarsi a fare operazioni di trasbordo in un Paese Terzo anziché farle in Europa. Inoltre, navi che fanno tratte tra due porti extra europei (ad esempio, Singapore – New York) sono sicuramente propense a fermarsi in Nord Africa anziché in Italia, perché in quel caso non dovrebbero in alcun modo sottostare al regime dell’Ets”. “La lista di porti di trasbordo – concludono Grant e Saccomanno – verrà presentata dalla Commissione Ue, che aveva aperto una consultazione al riguardo, terminata a settembre. Ma non sarà sufficiente”.

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