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Cariati: al centro del dibattito il modello di inclusione

L’accoglienza riservata ai 30 minori stranieri non accompagnati ospiti da qualche giorno nel palazzo del Seminario, fa della cittadella fortificata bizantina un autentico modello di integrazione ed inclusione. L’arrivo di questi giovanissimi ospiti, provenienti dallo sbarco avvenuto in questo mese di agosto nelle acque di Brindisi, deve e può essere colta come un’opportunità di crescita non solo per i destinatari delle azioni umanitarie ma anche della comunità: attraverso lo scambio culturale possiamo arricchire il nostro patrimonio umano.

È quanto dichiarano il Primo Cittadino Cataldo Minò ed il vicesindaco Maria Crescente che in occasione del loro arrivo hanno ribadito la massima collaborazione alla Diocesi di Rossano – Cariati e alle cooperative sociali Fo.Co. e Mi.Fa., responsabili della gestione, al fine di facilitare percorsi di integrazione e socializzazione.

Provenienti dal Gambia, Senegal, Guinea e Mali, i 30 ragazzi stranieri, sono stati accolti con grande entusiasmo dalla comunità. Insieme all’Amministrazione Comunale erano presenti rappresentanti della polizia municipale, il Parroco don Gino Esposito, il direttore della Caritas dell’Arcidiocesi di Rossano don Claudio Cipolla e la dirigente scolastica Giulia Aiello.

Sarepta. È, questo, il nome del progetto finanziato dal Ministero dell’Interno, Dipartimento Libertà Civili e Immigrazione tramite i fondi FAMI che, per la durata di 30 mesi, prevede l’accoglienza di 50 minori Stranieri non Accompagnati. 30 nella struttura del seminario intitolato a don Alessandro Vitetti, per il quale è stato aperto il processo di beatificazione e canonizzazione; 20 nella struttura di proprietà della Fondazione Santa Maria delle Vergini di Cosenza.

Questi progetti – come ha sottolineato il direttore della cooperativa Fo.Co. Salvatore Brullo – portano nel territorio ricchezza sociale ed economica: si avviano percorsi di costruzione di una società inclusiva e aperta; si concretizzano posti di lavoro per la comunità locale; si avvia un meccanismo di re-distribuzione della ricchezza in quanto tutti i fondi di progetto vengono spesi nel territorio, in termini di forniture e acquisti di beni e servizi.

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