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Decollatura, il Festival “Passaggio in Festa” ha ospitato lo scrittore Antonio Cannone: “I giovani sono la speranza per una Calabria migliore, ma la criminalità è subdola e la politica assente o collusa”

Dal romanzo al saggio, spaziando sui temi della politica, delle emergenze sociali e sulle prospettive di rinascita in terra di Calabria. Il Festival “Passaggio in Festa” di Decollatura ha ospitato lo scrittore Antonio Cannone che, sollecitato dalle domande di Lucia Bonacci, ha approfondito temi di grande attualità legati da un filo conduttore che “unisce il reale all’immaginario; alla concretezza di un vissuto sociale che – attraverso il romanzo “aMalavita” – rappresenta una sorta di ecosistema che ha come fulcro il disagio, la prepotenza dei notabili delle comunità meridionali, della massoneria non sempre deviata, l’arroganza del potere criminale che oggi si manifesta non più con gli omicidi ma “governa” interi territori in modo subdolo e apparentemente lecito. Giacca e cravatta hanno sostituito ormai da tempo coppola e fucile, non si spara più.

L’economia locale è ostaggio di poteri forti verso i quali la politica è inerme e spesso collusa”. Cannone, ha parlato di un romanzo che “nasce da eventi per lo più veri” e che hanno determinato le scelte di intere generazioni “nel bene e nel male. Si tratta – ha aggiunto l’autore – di un romanzo di formazione con il quale vengono ricostruite tutti passaggi di come si diventa criminali o di come si sceglie di stare dall’altra parte e combattere contro i soprusi”. Un confronto schietto, seguito con attenzione dai presenti in uno degli scorci più suggestivi di Decollatura. Un luogo intriso di tradizione e fascino grazie all’impegno dell’Associazione culturale “Passaggiari Avanti” che promuove diverse forme di arte. Un incontro che ha offerto ai presenti la possibilità di conoscere i due ultimi lavori di Cannone, il romanzo “aMalavita” appunto, e il saggio “Quando la ‘ndrangheta sconfisse lo Stato”.

Alternando i diversi temi dei due libri, Cannone ha quindi raccontato le drammatiche vicende dell’assassinio avvenuto a Lamezia Terme del sovrintendente di polizia, Salvatore Aversa e della moglie Lucia Precenzano. “Un poliziotto severo e incorruttibile – ha detto – ucciso dalle cosche perché non tolleravano la sua perseveranza. Un poliziotto scomodo che indagava sull’omicidio di due poveri netturbini (Francesco Tramonte e Pasquale Cristiano) uccisi mesi prima del suo agguato per mano mafiosa. Uccisi da quella criminalità che intendeva controllare gli appalti della nettezza urbana con evidente complicità di certa politica, testimoniata dallo scioglimento del Consiglio comunale per mafia”. E non sono mancati –  sempre incalzato dalle domande di Lucia Bonacci – gli accenni alla politica e ai partiti “oggi lontani dai bisogni reali delle persone”.

Nel libro “Quando la ‘ndrangheta sconfisse lo Stato”, Cannone approfondisce alcuni temi con il figlio primogenito dei coniugi Aversa, Walter attraverso un’intervista che è parte integrante del volume. Ci sono aspetti inediti, la condanna del Pm dell’epoca e riemergono ancora lati oscuri: “depistaggi, processi lunghi ed estenuanti dai quali non emerse alcuna verità. Verità giudiziaria che arrivò anni dopo grazie al racconto di due pentiti appartenenti alla Sacra corona unita che si autoaccusarono dell’agguato del 4 gennaio 1992”. L’incontro si è chiuso con l’auspicio di impegnarsi tutti per “un mondo migliore nel quale ognuno può e deve dare il proprio contributo per evitare sopraffazioni e corruzione. La speranza – ha chiosato l’autore – sono i giovani e per questo il confronto con loro nelle scuole rappresenta un momento di grande valenza sociale e culturale”.

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