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Futuro Reggina: i nasi lunghi si preparano a passare da presunti protagonisti a rosicanti spettatori

di Paolo Ficara – Pasqua è passata. Carnevale pure, da un pezzo. Eppure, qualche maschera prosegue ancora la propria tragicomica recita. Provando ad alimentare confusione, attorno al futuro della Reggina. La settimana scorsa, vi avevamo spassionatamente consigliato di farvi una risata ad ogni boiata sul marchio, sulle fusioni e sulla categoria. Invitandovi a pazientare un paio di mesi, almeno fino alla prima metà di maggio, per vedere diradarsi le nubi attorno al futuro della effigie calcistica di Reggio Calabria.

L’unica certezza, allo stato attuale, è che chi si è auto-appellato “Reggina” per tutta la stagione sportiva, da settembre prossimo dovrà munirsi di biglietto se vorrà seguire le gare della Reggina vera. Ogni teoria priva di tale presupposto, equivale a discettare sul nulla cosmico.

Comprensibile l’intenzione da parte di Little Tony Dancer, di rientrare dall’investimento sostenuto per l’iscrizione in Serie D. E dunque, per il versamento di 400.000 euro a fondo perduto. Ma non gliel’ha ordinato il medico, di crearsi una squadra di calcio. Non sarà il primo e nemmeno l’ultimo che ci rimette. In Italia si è perso il conto di tutti quegli imprenditori o pseudo-tali, che scambiano il mondo del calcio per un tavolo da poker. Convinti di avere l’asso nella manica.

Se rimarrà col cerino in mano, non gliene frega niente a nessuno.

Quindi è inutile domandarsi come verrà utilizzato il marchio, da chi se lo aggiudicherà regolarmente assieme agli altri beni appartenuti alla Reggina 1914. Chiaro che chi lo prenderà, vorrà creare la Reggina. Dall’altro lato, piuttosto, chi rimarrà… “smarchiato” ed in presenza della vera Reggina in una qualsiasi categoria dilettantistica, insisterà nell’imporre la propria presenza?

Il marchio non è un tonno. Non è che bisogna ingaggiare due grossi pescatori, per accaparrarselo. Ci sarà un’asta. Vediamo se verrà allegato qualche criterio, o se sarà completamente libera. Il marchio è l’asset da cui la curatela fallimentare potrà ricavare la somma più importante. Ed a tutela dei creditori, la base d’asta non potrà essere irrisoria.

Quindi gli imprenditori potenzialmente interessati, a maggior ragione se hanno già fatto calcio a livelli importanti, non possono essere assolutamente visti come disturbatori. Siamo nel dilettantismo, e non possiamo pretendere Elon Musk. Ad arrecare disturbo è solo la Fake Amaranto – tanto ognuno la chiama come vuole – con dichiarazioni fuori luogo. Ed era prevedibile che dopo la nomina dei curatori fallimentari, sarebbero iniziate le pressioni mediatiche atte a far scappare chiunque.

I risultati sportivi bastano ed avanzano per indicare la retta via a questi signori, “capaci” di concludere aritmeticamente il campionato di Serie D con due mesi d’anticipo. Dato che solo la prima in classifica viene promossa in C. Sulla parte sportiva del business plan potremmo romanzare, ma il calcio non è una scienza esatta. Ciò che fa ampiamente capire con chi si è avuto a che fare in questi mesi, per il calcio a Reggio Calabria, è la corposa parte relativa alle strutture. Per non dilungarci, ce ne occuperemo a parte.

Circa lo stato di salute economico del club guidato da Little Tony Dancer, lo scorso 28 febbraio scrivevamo così: “Il Comune deve dunque verificare se esistono problematiche economiche legate alla puntualità degli emolumenti ai calciatori. In Serie D non ci sono le scadenze federali, ma per iscriversi alla stagione successiva non devono sussistere pendenze reclamate dai tesserati. Sarebbe il colmo, oltre che un record”.

Così scrivevamo su questa testata, oltre un mese fa. Senza, di fatto, aver seguito altre squadre quest’anno che non fossero di volley e basket. Chi ha fatto scelte diverse, per così dire, vuole forse illudere la gente di aver aperto gli occhi ad aprile sulle possibili difficoltà economiche? 

Infine, vorremmo dedicare una riga agli scivoloni social di questa prima metà di settimana. Ecco, gliel’abbiamo dedicata. In certi casi, non vale la pena argomentare con nomi, cognomi e situazioni. Di sicuro, non si può parlare di cadute di stile. Per chi, di stile, non ne ha mai avuto.

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