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Reggina e Sampdoria, casi a confronto: le colpe di Saladini e le responsabilità della politica

di Paolo Ficara – Le recenti esternazioni del sempre originale e pungente Paolo Ziliani, storico pagellista di Mediaset, hanno fatto discutere circa l’accostamento dell’attuale caso Sampdoria a quello della Reggina, che ne ha determinato la mancata iscrizione in Serie B. Club oberato di debiti, quello ligure, che al pari degli amaranto sotto la gestione Saladini ha fatto accesso al codice crisi impresa.

Senza voler ficcare il naso in casa altrui, ci limitiamo a sottolineare due delle tante valide osservazioni di Ziliani. La prima è che sul piano della Sampdoria sarebbero presenti valutazioni future ancora più ottimistiche, rispetto a quello della Reggina. Ricordiamo che la prima contestazione, che di fatto ha reso l’omologa non definitiva già al 20 giugno, è quella del Brescia sulle previsioni d’incasso giudicate non veritiere.

La Sampdoria, fresca di retrocessione in B, avrebbe previsto – non si sa su quale base – un pronto ritorno in massima serie, per ottenere i flussi di cassa utili a sostenere il piano di rientro. Né il Perugia – che sarebbe stato eventualmente riammesso – né alcun altro club hanno inteso fare le pulci.

E qui arriviamo al secondo aspetto. Da un lato, inquietante. Dall’altro, utile a far capire una volta per tutte come funziona a certi livelli. Può piacere o no, anzi, facile che procuri un senso di nausea. Ma quando si decide di aggirare le regole del Federcalcio – come ha fatto la Reggina e come sta forse facendo la Sampdoria – i rapporti politici hanno un peso notevole.

“Abbiamo ricevuto forti pressioni per dare questo supporto da moltissime altre società, alcune impensabili, da vari organi politici amministrativi nazionali e locali”. Dichiarazioni risalenti allo scorso luglio, da parte di Gianluca Garbi a.d. di Banca Sistema. Chiunque sia stato a portare queste pressioni, lo ha fatto in silenzio.

A Reggio si è invece assistito a mesi di strombazzamenti. Un’interrogazione parlamentare senza senso. Comunicati uno dietro l’altro. Dopo aver sbriciolato ogni tipo di rapporto con le altre 19 società della Lega B – al punto da determinarne l’opponendum di categoria al Tar – la ciliegina sulla torta è costituita dalla risposta ad Andrea Abodi, attuale Ministro dello Sport, in passato sempre vicino alla Reggina di Lillo Foti quando indossava i panni di presidente della Lega B.

In risposta ad osservazioni pubbliche del ministro Abodi sull’omologa ottenuta dalla Reggina, il proprietario Felice Saladini emanava questa nota lo scorso 13 giugno: “Sono sorpreso dalle dichiarazioni del ministro Abodi. Ritengo che non abbia tutte le informazioni del particolare caso della Società Reggina 1914. Siamo pronti a illustrare anche a lui la nostra posizione, così come ne abbiamo riferito a tutti gli organismi federali dello sport e all’autorità giudiziaria, assumendoci anche responsabilità e penalizzazioni”.

L’augurio è che, almeno a distanza di qualche mese, la piazza comprenda fino a che punto Saladini abbia mostrato il guanto di sfida ad ogni tipo di potere. Utilizzando la Reggina come cavia, e ponendola in condizione di essere umiliata ad ogni grado di giudizio. Era il 13 giugno, quindi addirittura prima dell’ispezione Covisoc propedeutica alla domanda d’iscrizione.

Il caso Sampdoria può stare a significare, e ciò – ribadiamo – può provocare dei conati moralistici, che le pressioni politiche conterebbero più delle regole. La realtà dice che le regole sono scritte dagli uomini, e nel caso della Reggina l’ormai celeberrimo comunicato 169/A è stato creato ad hoc. Più che prendersela col vertice della Figc, da parte della piazza di Reggio Calabria, sarà utile presentarsi con le persone giuste al momento giusto da Gabriele Gravina.

Quando finalmente si conoscerà il destino giudiziario definitivo della Reggina 1914, con volti nuovi e presentabili, si potrà e si dovrà chiedere – nelle segrete stanze e con i giusti toni – di riparare al torto.

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