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I detenuti contribuiscono alla tutela della biodiversità del territorio: domani – Mercoledì 23 Ottobre – messa a dimora dell’Olivo Bianco della Madonna nel carcere di Vibo Valentia

Archeoclub D’Italia – Diocesi – Istituti Penitenziari insieme per la tutela della biodiversità del territorio italiano con la messa a dimora dell’Olivo Bianco della Madonna

 

Anna Rotella (archeologa e Vice Presidente Archeoclub D’Italia sede di Vibo Valentia) : “L’Olivo della Madonna, ovvero la Olea Europaea varietà Leucocarpa, serviva anticamente per produrre l’olio che andava ad alimentare le lampade delle chiese. Con l’avvento dell’energia elettrica questo olio non veniva più utilizzato. Il rischio reale era dell’estinzione degli esemplari ultracentenari a danno della biodiversità. Dopo 7 anni di ricerche ne abbiamo ritrovati un buon numero in tutta la Calabria. Con le diocesi abbiamo coinvolto le parrocchie, le chiese e i fedeli mettendo a dimora la pianta presso le chiese. Siamo riusciti ad attirare l’attenzione su questa varietà che produce olive candide come confetti, oggi presente in prossimità di circa 200 luoghi di culto!”.

 

Inizia il coinvolgimento dei detenuti con la messa a dimora negli Istituti Penitenziari che stanno aderendo al progetto.

 

Anna Murmura (Presidente Archeoclub D’Italia sede di Vibo Valentia) : “Stiamo coinvolgendo gli istituti penitenziari e i detenuti, i quali hanno in alcuni casi, studiato il materiale sull’argomento e preparato dei poster che saranno presentati durante la prossima conferenza. Abbiamo già proceduto alla prima messa a dimora dell’Ulivo della Madonna, nelle carceri di Rossano e Cosenza. Il 23 lo pianteremo al carcere di Vibo Valentia il 25 ottobre in quello di Laureana di Borrello poi il 9 novembre nel Carcere di Palmi, il 16  in quello di Locri. Il 23 Novembre, ospiti della Diocesi, a Mileto terremo un Conferenza Nazionale sull’Olivo Bianco dove saranno presentati anche i poster realizzati dai detenuti”.

 

 

“L’Olivo bianco della Madonna, ovvero la Olea Europaea varietà Leucocarpa, serviva anticamente per produrre l’olio che andava ad alimentare le lampade delle chiese. Con l’avvento dell’energia elettrica questo olio non veniva più utilizzato e dunque nel tempo si erano perse le tracce degli olivi detti della Madonna che hanno rischiato l’estinzione, a danno della biodiversità. Mi sono messa sulle tracce degli esemplari plurisecolari  e li ho trovati in tutta la Calabria, dopo 7 anni di studi e di ricerche centimetro per centimetro. Sono riuscita a trovare 120 esemplari.  Si tratta di esemplari secolari a forte rischio estinzione e la prima volta che ho trovato questo albero in Calabria, dopo anni di ricerca, è stata una grande emozione. L’ olio derivante da questo olivo veniva anticamente usato per alimentare le lampade all’interno dei luoghi di culto. Oggi ovviamente c’è l’energia elettrica e dunque questa tipologia di albero che fa parte del nostro patrimonio di biodiversità, rischiava di scomparire. E’ nata così l’idea di coinvolgere parrocchie in tutta Italia. Con le diocesi stiamo mettendo a dimora l’Olivo in prossimità delle  chiese, dei conventi, dei giardini presso i luoghi sacri. Oggi, grazie a questo percorso, la varietà dalle candide olive è praticamente salva, in quanto siamo riusciti a piantarla in almeno 200 parrocchie e non solo in Calabria, ma anche in Sicilia, Lazio, Basilicata e Campania. Si arriverà, nel tempo, anche alla creazione di itinerari culturali, di una rete dei Borghi nei quali l’Olivo della Madonna è presente. Avremo insieme tutti i comuni dove sta rinascendo l’Olivo Bianco. Alla base c’è un valore anche sociale molto forte. Stiamo iniziando a coinvolgere anche i detenuti delle carceri, in questo momento con la realizzazione di materiale didattico da presentare in occasione di conferenze ma il passaggio successivo sarà il coinvolgimento fegli ospiti degli Istituti anche nell’attività di innesto per garantire la riproduzione della varietà all’interno delle Carceri! Abbiamo chiesto che in tutti gli istituti penitenziari aderenti, l’albero donato dalla sezione vibonese di Archeoclub D’Italia, benedetto dal vescovo o dal cappellano dell’Istituto alla presenza dove possibile anche dei detenuti sia messo a dimora in un’area nella quale i detenuti possano vederlo per poter contemplare il prodigio dell’invaiatura delle drupe di questa prodigiosa varietà che giunte a maturazione diventano candide come confetti”. Lo ha affermato l’archeologa Annamaria Rotella, Vice Presidente di Archeoclub D’Italia sede di Vibo Valentia.

 

Dal 2020, in collaborazione con i responsabili della Pastorale dei “Problemi Sociali, il Lavoro, la Giustizia, la Pace e la Custodia del Creato” della CEI Archeoclub D’Italia conduce una campagna di piantumazione dell’Olivo della Madonna” nei pressi di ogni chiesa. Tale iniziativa persegue il duplice obiettivo di “ridare voce” allo strettissimo rapporto intercorso nel tempo tra l'”Olivo della Madonna” e la fede delle genti di Calabria e di “stimolare” in loro la salvaguardia della biodiversità.

 

E ora la tutela della biodiversità coinvolgendo i carcerati. A Cosenza e in altri istituti, i detenuti hanno scritto e letto alcuni personali pensieri e considerazioni sul significato culturale dell’albero, concorrendo anche alla realizzazione di poster informativi che verranno presentati il 23 Novembre, a Mileto, in Calabria, in occasione della seconda Conferenza Nazionale dedicata al recupero dell’Olivo Bianco.  Previste la messa a dimora dell’ Olea Europaea varietà Leucocarpa nei penitenziari di Vibo Valentia, di Palmi, Laureana di Borrello e di Locri.

Grazie alla ricerca portata avanti negli ultimi sette anni dall’archeologa calabrese Anna Maria Rotella (Vicepresidente della sede di Vibo Valentia dell’Archeoclub d’Italia) molto si è appreso sulle caratteristiche della Leucocarpa e dell’olio da questa ottenuto, che poco denso e trasparente, è stato utilizzato in un passato abbastanza remoto per alimentare le lampade impiegate negli antichi luoghi di culto. La specificità di quest’olio ne aveva favorito la diffusione in tutti gli areali olivicoli legati ai luoghi di culto, ma con il subentrare dell’energia elettrica quest’uso specifico è venuto meno, segnandone la scomparsa.

 

” Abbiamo già proceduto alla prima messa a dimora dell’Ulivo della Madonna nel primo degli istituti carcerari programmati. Si tratta del Carcere di Rossano, in Calabria, importante cittadina dello ionico cosentino nella Calabria settentrionale. Lo abbiamo fatto alla presenza del direttore, del dott. Luigi Spetrillo, del comandante e del Cappellano della casa di reclusione di Rossano, del Vescovo S.E. Mons. Maurizio Aloise, nonché di un vasto pubblico composto da dipendenti del carcere e da suore.  Lo abbiamo fatto, anche presso l’istituto penitenziario di Cosenza, con la seconda cerimonia di messa a dimora di un olivo bianco “Ulivo della Madonna” all’interno dell’area verde della struttura. La cerimonia, molto coinvolgente, ha visto la presenza della direttrice e delle educatrici, delle insegnanti e delle psicologhe – ha affermato Anna Murmura, Presidente Archeoclub D’Italia sede di Vibo Valentia – e di un folto gruppo di detenuti dell’istituto; nonché del delegato del vescovo, di una rappresentanza dell’Archeoclub e di altre associazioni che lavorano volontariamente all’interno dell’istituto. Dopo la messa a dimora e la benedizione dell’albero, i detenuti hanno letto alcuni loro pensieri e considerazioni sul significato anche metaforico dell’albero, pensieri che hanno concorso alla realizzazione di un poster consegnato alla delegazione Archeoclub e destinato alla presentazione all’interno del II convegno nazionale sull’ olivo bianco”.

 

Il 23 ottobre al Carcere di Vibo Valentia. Il 23 Novembre a Mileto la Seconda Conferenza Nazionale dedicata al recupero dell’Olivo Bianco.

 

” Il 23 ottobre saremo al  Carcere di Vibo Valentia dove con l’ausilio dei detenuto metteremo a dimora l’Olivo Bianco, poi  a Laureana di Borrello, il 9 novembre lo faremo nel Carcere di Palmi, il 16 novembre nel  Carcere di Locri e continueremo anche presso altri Istituti Penitenziari. Il prossimo 23 novembre, presso la Curia vescovile di Mileto (VV), daremo vita alla Seconda Conferenza sul recupero dell’Olivo Bianco, con l’ospitalità concessa dalla Diocesi di Mileto e la partecipazione della Diocesi siciliana di Cefalù – ha concluso la Murmura –  dove si è svolta la prima edizione del Convegno lo scorso settembre, e calabrese di Oppido Palmi, con la presentazione dei poster realizzati dai detenuti. L’evento rappresenta una importante tappa di un articolato progetto che nasce, in primo luogo, dall’esigenza di far conoscere, salvaguardare e diffondere la Olea Europaea varietà Leucocarpa, particolarissima cultivar che per le sue drupe bianche è conosciuta tra le genti di Calabria come “Olivo della Madonna”, oggi a rischio estinzione, sia come coltura arborea che per tutte le tradizionali narrazioni orali che la riguardano”.

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