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Portone crivellato di colpi per aver denunciato un’aggressione: così le “nuove leve” si vendicarono di una donna di Seminara

di Claudio Cordova – Punita per aver denunciato. Per essersi fidata dello Stato, raccontando ciò che aveva visto, in un luogo dove nessuno vede mai nulla, dove la violenza, la prevaricazione, spesso di matrice ‘ndranghetistica, da molti non è vista come un problema. E’ il destino di una donna di Seminara, il cui portone di casa, alcuni mesi fa, è stato crivellato di colpi (ben 18), come ritorsione personale per la collaborazione. Ma, evidentemente, come monito anche per l’intero territorio e per l’intera comunità.

E’ lo spaccato che emerge dall’inchiesta “Nuove Leve”, che ha portato all’arresto di 11 giovani (7 in carcere e 4 ai domiciliari), su ordinanza del GIP presso il Tribunale di Palmi e del GIP presso il Tribunale dei minori di Reggio Calabria

Tutti sono ritenuti responsabili, a vario titolo, dei reati di danneggiamento aggravato, detenzione abusiva di armi e munizionamento, comuni e da guerra, detenzione e spaccio di sostanze stupefacenti. Soggetti principale dell’inchiesta, il 20enne Tommaso Oliveri, considerato uno dei giovani di maggiore influenza criminale sul territorio. In carcere sono finiti anche Rocco Lombardo (24 anni di Sinopoli), Michele Lombardo (27 anni di Seminara), Gabriele Lombardo (25 anni di Melicucco), Fidia Mesiano (21 anni di Melicuccà), Elio Arcangelo Morfea (28 anni di Sinopoli) e Francesco Violi (43 anni di Palmi). Arresti domiciliari, invece, per Giuseppe Oliveri (32 anni di Seminara), Angelo Lombardo (37), Giony Quaranta (21) e Samuele Quaranta (20) tutti e tre di Cinquefrondi.

L’indagine, coordinata dalla Procura di Palmi, diretta dal Dott. Emanuele Crescenti, dalla Procura dei minori di Reggio Calabria, diretta dal Dott. Roberto Placido Di Palma, scaturisce dall’attività investigativa condotta dal Nucleo Operativo e Radiomobile della Compagnia di Palmi da novembre 2021 ad agosto 2022, avviata a seguito di un danneggiamento con colpi di arma da fuoco avvenuto presso l’abitazione di una privata cittadina. Nella specifica circostanza, due individui con indosso delle tute bianche e volti travisati, avevano esploso 18 colpi di pistola al portone di ingresso e al garage dell’abitazione della donna, rimasta illesa probabilmente solo perché considerata l’ora tarda in cui era stato commesso il fatto, fortunatamente si trovava già in camera da letto.

La donna aveva raccontato alle forze dell’ordine ciò che aveva visto, in seguito all’aggressione avvenuta, nell’ottobre 2021, nei confronti di un residente del posto e dei due figli minorenni. Aveva anche fornito i filmati di videosorveglianza, che avevano consentito agli inquirenti di ricostruire la vicenda.

Qualcosa che, a Seminara, nella Piana di Gioia Tauro, non è gradita. E, così, la ritorsione, gravissima. Gli inquirenti, infatti, sottolineano il clima di omertà e di intimidazione che aleggia attorno alla vicenda. Lo stesso procuratore Crescenti, nel corso della conferenza stampa che ha dato conto dell’inchiesta, ha parlato di un contesto “borderline”. Dove la ‘ndrangheta non è contestata sotto il profilo penale. Dove tra le accuse non vi è nemmeno l’associazione per delinquere. Ma dove – ha detto Crescenti – vi sono giovani che “cercano di mettersi in mostra per entrare nelle organizzazioni più importanti sotto il profilo economico”.

Le indagini avrebbero permesso, oltre che di individuare i due giovani responsabili del danneggiamento, anche di ricostruire la fitta rete di comunicazioni intorno agli stessi di un nutrito gruppo di soggetti, per lo più tra i 19 e i 30 anni, capaci di condotte delittuose gravi. Contestualmente agli arresti, infatti, sono scattate anche delle perquisizioni, che hanno dato esito positivo, con il sequestro di droga ma anche e soprattutto di armi, alcune delle quali ad alto potenziale.

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