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Naufragio di Cutro, primo faccia a faccia tra superstiti e presunto scafista. Parla il suo avvocato: “Riconosciuto solo come pachistano in viaggio con loro”

I superstiti ed il presunto scafista. Per la prima volta faccia a faccia in un’aula di giustizia.

Era fissato per oggi il primo confronto tra il 17enne pachistano indagato quale presunto componente dell’equipaggio del caicco naufragato a Cutro – 86 le morti accertate fino ad ora – e tre di coloro che sono riusciti a scampare alla morte. L’occasione è stata data dall’incidente probatorio davanti al Gip del Tribunale dei minorenni di Catanzaro fissato per cristallizzare i racconti dei testimoni diretti di quanto avvenuto. Un confronto che, stando al legale del minorenne, si sarebbe risolto a favore del ragazzo.

“In realtà – ha spiegato l’avv. Salvatore Perri al termine dell’udienza – non lo hanno riconosciuto come presunto scafista. Hanno riconosciuto il ragazzo come uno dei pachistani che ha viaggiato con loro specificando che aiutava le persone a prendere posto, ad alzarsi per salire in coperta traducendo o fisicamente. Quello che il mio assistito dice dall’inizio”.

Inevitabilmente, in udienza, ha fatto la sua comparsa anche il tema dei soccorsi su cui la Procura di Crotone – che indaga sui presunti scafisti maggiorenni – ha aperto un secondo fascicolo al momento contro ignoti e senza ipotesi di reato. Ad introdurlo, con le loro domande, gli avvocati che assistono i familiari delle vittime. In particolare con la testimonianza di Firas Algazi, un siriano che nel naufragio ha perso un nipotino di sei anni, oltre ad altri parenti.

“Una testimonianza – ha detto l’avv. Francesco Verri – particolarmente drammatica. Ha raccontato che dopo lo schianto la barca si è allontanata e loro sono rimasti al largo, lui ed i due nipoti, e sono rimasti in acqua per tre ore. Il bimbo, lo ha ribadito in aula, è morto di freddo dopo un’ora e i soccorsi sono arrivati dopo altre due ore con il gommone della Guardia costiera. Si sono perse tre ore e questo ora è un dato processuale”.

Un dato ritenuto rilevante dal legale che ha già annunciato l’invio della copia degli atti alla Procura di Crotone “perché possa averne conoscenza anche ai fini dell’indagine sui soccorsi”.

Algazi ha anche sostenuto che poco prima dello scontro con la secca, gli scafisti turchi erano scesi nella stiva per informare i migranti che sarebbero arrivati a breve e quindi avevano messo il motore del caicco al massimo, rompendo poi la leva per evitare di poter decelerare. Il tema dei soccorsi è emerso anche durante la testimonianza di un cittadino pachistano.

“Sapevo che l’Italia protegge” ha detto sentito dal gip del Tribunale dei minorenni di Catanzaro Donatella Garcea. L’uomo ha riferito che gli scafisti lo avevano rassicurato che una volta giunti nelle acque italiane i migranti sarebbero stati salvati. Il superstite ha poi detto che, una volta giunto a riva, c’erano solo due carabinieri ed un pescatore.

L’incidente probatorio al Tribunale dei minorenni proseguirà anche lunedì e martedì con l’audizione, rispettivamente, di due e quattro superstiti. Non è stato ancora fissato, invece, l’analogo passaggio chiesto dalla Procura di Crotone. Prima di poter essere fissata l’udienza, infatti, deve essere estradato Gun Ufuk, un cittadino turco di 28 anni indagato come scafista e che era riuscito ad allontanarsi dal luogo della tragedia ed è stato arrestato in Austria l’8 marzo scorso. Non appena rientrerà gli verrà notificata la richiesta di incidente probatorio che potrà essere così fissato. E anche in quella occasione, il tema dei soccorsi tornerà al centro dell’attenzione.

(ANSA)

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