di Roberta Mazzuca – “L’autonomia differenziata fa male alla Calabria… e pure un po’ a Mario – e mo fai strappare questo”. Sul Palazzo della Prefettura di Cosenza sfila luminosa la sarcastica risposta al senatore Mario Occhiuto che, in seguito alla comparsa in città di alcuni manifesti di protesta rivolti ai politici calabresi favorevoli all’autonomia differenziata, aveva espresso così tutto il suo risentimento: “Pubblicare i manifesti di noi parlamentari che abbiamo votato l’autonomia differenziata non è un atto politico, ma un atto di violenza che ricorda i movimenti terroristici rossi degli anni settanta”. Non è tardata ad arrivare, così, la reazione di pacifica protesta degli attivisti del movimento cosentino “La Base”, fautori di questa iniziativa. Riunitisi questo pomeriggio in un partecipato sit-in proprio davanti alla Prefettura, questi pericolosi “attivisti-terroristi” che, quasi avessero commesso il più atroce dei reati, hanno visto i loro manifesti esser strappati via dalle autorità locali, hanno voluto portare in piazza non soltanto il loro dissenso contro l’autonomia differenziata, ma anche contro la censura di parola e di satira. E allora eccoli ricomparire, quei manifesti tanto temuti da essere strappati via. Stavolta, però, affissi sui corpi degli attivisti, che ne hanno rivendicato, alla luce dell’inchiesta aperta per indagare sui responsabili di questo atroce delitto, la propria appartenenza: “Vogliamo dire alla Procura che i manifesti sono firmati e li rivendichiamo in maniera aperta” – grida Vittoria Morrone. “Se volete venire a staccarli dalla nostra schiena fate pure, siamo qua. Tutto questo ci dà la misura di quanto lo spazio democratico sia ridotto. Diteci qual è il nostro reato, o forse accade solo che dai poteri alti dicono ‘perseguitateli perché stanno dicendo la verità'”.
Ma non solo a Mario Occhiuto si rivolgono questi manifesti, che hanno sollevato l’indignazione e il malumore di molti altri protagonisti: compare, dunque, il faccione del presidente della Regione Calabria nonché fratello del risentito Mario, Roberto Occhiuto, e poi Simona Loizzo, Tilde Minasi, Domenico Furgiuele, Fausto Orsomarso, Wanda Ferro. Manifesti tutti recanti lo stesso slogan, “L’autonomia differenziata fa male alla Calabria”, e tutti privi di insulti, minacce o esternazioni tali da poter provocare una reazione così forte da parte della politica calabrese. Tant’è che, fra le varie voci presenti in piazza, si leva decisa quella della pentastellata Anna Laura Orrico: “Io vorrei ringraziare ‘La Base’ non soltanto perché i manifesti sono bellissimi, ma perché dicono la verità. Senza vergogna questi soggetti continuano a dire che l’autonomia differenziata è una sfida. Peccato, però, che le sfide si fanno se si parte tutti dallo stesso livello, altrimenti diventa una corsa a chi è già più bravo. L’altra bugia che dice chi porta avanti questo disegno di legge è che non si farà finchè non si faranno i Lep, che però devono essere finanziati, non si può definirli in astratto. E la legge Calderoli non ha un euro di finanziamento. Per di più, il governo Meloni ha tagliato l’unico fondo che già c’era, di perequazione”.
Il divario tra regioni più ricche e più povere, i livelli di Lep impossibili da raggiungere, l’insoddisfazione, la rabbia. Sono questi i temi che tornano ricorrenti nei vari interventi. “Quando dicono che l’autonomia differenziata è un’opportunità, dicono una bugia. Perché dovrebbero volere che i servizi in Calabria facciano così schifo come adesso?” – spiega ancora l’attivista Vittoria Morrone. “Per aprire la strada al privato, creare enormi clientele con cui si vincono le elezioni in questa terra. Ma soprattutto la privatizzazione porta all’emigrazione: emigriamo per studiare, per lavorare, per curarci, e quasi mai perché vogliamo emigrare. Questi manifesti hanno fatto incazzare i nostri politici perché hanno detto la verità, e hanno portato il tema dell’autonomia differenziata tra le persone, non solo nei palazzi del potere. Il 23 marzo saremo ancora qui per dire che non accettiamo che la nostra terra venga svenduta”.
Il tema è caldo, e ancor di più quello che tocca la rimozione dei manifesti diffusi dal movimento. “Sentirli inalberarsi per dei manifesti che non contengono insulti ma che semplicemente criticano le responsabilità di personaggi pubblici è incredibile e vergognoso” – afferma l’attivista Federico Giordanelli. “È vergognoso vedere esponenti politici richiamare la parola ‘terrorismo’. Vedere manifesti strappati dalle forze dell’ordine è una criminalizzazione a tutti gli effetti. Non possiamo accettare questo tipo di provocazione, in divisa o senza divisa, le forze dell’ordine devono stare lontane da questo presidio perché la loro presenza è una provocazione”.
E sono molte le voci di dissenso nei confronti delle sicuramente eccessive parole del senatore Mario Occhiuto. “Il terrorista è lei, è lei il violento. E ha ragione a dire che siamo tornati agli anni ’70. Infatti siamo negli anni ’70 in quanto a sanità, servizi, scuola, trasporti, e libertà di pensiero, perché siamo indietro in tutto di 70 anni” – grida concitato un esponente del Comitato di Liberazione Popolare.
“Dobbiamo ringraziare Roberto Occhiuto per la rimozione dei manifesti” – afferma un altro. “A Cosenza quando provi a zittire le persone, però, ti ritrovi tutti contro. La libertà di parola in questa città ce la siamo presa. Presidente, ci chiuda la bocca, se ci riesce. Noi siamo contro l’autonomia differenziata non per quello che non ci darete, ma per quello che non ci avete mai dato”.
“Ci dovremmo fidare ciecamente delle loro parole, che dicono che prima arriveranno i soldi e poi faremo l’autonomia, ma noi conosciamo bene le condizioni in cui viviamo, le differenze tra nord e sud, e tutti i soldi già arrivati che non hanno modificato mai nulla. Ci dovremmo fidare di Mario Occhiuto, – afferma ancora Federico – che in dieci anni come sindaco di questa città ha portato il Comune in dissesto? Perché ci dovremmo fidare delle parole di qualcuno che, quando ha avuto l’opportunità di risanare il territorio, ha fatto quello che tutti sappiamo? Credo che la reazione dei parlamentari sia stato un dato indicativo, e sono queste le persone che dovranno prendere le decisioni. Persone che non hanno interesse ad ascoltare posizioni diverse. Sono espressione di una politica che non guarda gli interessi popolari, ma quelli dei gruppi di potere. E la vera soluzione può partire solo dalla gente, da noi che decidiamo di alzare la testa e la voce”.