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“Gli spettri di Dile”: il romanzo incentrato sulla separazione delle carriere dei magistrati: presentazione a Gerace

Gerace- S’intitola “Gli spettri di Dile” (edito da “La Bussola”) ed è l’ultima fatica letteraria a sfondo giuridico firmata da Bruno Larosa, noto avvocato locrideo, penalista, da anni operante a Napoli. Un’opera che offre tantissimi spunti di riflessione sull’attualissimo e tanto dibattuto tema della separazione delle carriere tra magistrati. Protagonisti – nomi di fantasia- Francesco de Falco, ottantaduenne ex pubblico ministero napoletano – molto noto anche nella capitale per essere stato l’aggiunto di quella Procura, da una parte, e- dall’altra- il giudice Giandomenico Guida, che de Falco aveva indagato per corruzione in atti giudiziari quando il collega era presidente del Tribunale della Libertà di Napoli. Il libro è stato presentato presso la sala conferenze del Museo civico “S. Gemelli” di Gerace durante un incontro patrocinato dal Comune ospitante, dal Comune di Portigliola, dall’Ordine degli avvocati di Locri, dal Gal Terre Locridee e dalla Camera Penale “G.Simonetti”. Dopo i saluti istituzionali di Giuseppe Varacalli, per il Comune di Gerace (Capogruppo di Maggioranza che ha ringraziato l’autore ed auspicato altri futuri incontri utili a confrontarsi su temi così importanti), e dell’avv. Concettina Neri, presidente del Consiglio dell’Ordine degli avvocati di Locri, con l’autore  hanno discusso gli avvocati Antonio Alvaro (Presidente della Cemera Penale “G. Simonetti di Locri) e Francesco Calabrese (già Presidente della Camera Penale di Reggio Calabria), il giudice di Corte di Appello Antonio Baldassarre e  l’intellettuale Ilario Ammendolia, noto collaboratore di vari organi di stampa.  L’autore scrive, nella nota del suo libro, che pubblicandolo ha “perseguito un fine politico” ed auspica che nel processo penale le carriere del giudice e del pubblico ministero vengano separate, in attuazione del dettato costituzionale che vuole un giudice terzo ed imparziale. Secondo quanto si evince dalla lettura del libro, per Francesco de Falco, ex pubblico ministero – molto noto anche nella capitale per essere stato l’aggiunto di quella Procura – il successo doveva essere come quel frutto che matura pian piano. Invece la sua enorme popolarità era iniziata a svanire col pensionamento. Al tormento della solitudine si aggiungono ora diverse patologie psichiche che la nostalgia e i rimorsi alimentano generando una complessa immagine spettrale, quale necessaria e silenziosa compagnia. Si tratta di una forma evanescente e indefinita, almeno fino a quando l’uomo non evoca uno dei suoi vecchi indagati che da quella massa si compone. L’ombra è quella del giudice Giandomenico Guida,  a suo tempo indagato da De Falco. Tra il vecchio pubblico ministero e lo spettro del giudice inizia un confronto serrato, nel corso del quale i due ripercorreranno l’intera vicenda giudiziaria che li aveva contrapposti, svelandosi, nel contraddittorio, la strumentalità di quella iniziativa con l’asservimento del procedimento penale a ragioni di potere interno alla stessa Magistratura. Ne risulterà la profonda differenza culturale e umana che divide i due uomini di legge,  differenza che necessariamente coinvolge le rispettive funzioni. Durante il successivo dibattito, Il numeroso pubblico presente ha potuto così apprezzare le diverse posizioni sostenute tra i fautori della riforma e quelli contrari. L’incontro geracese si è tenuto nel momento in cui  la Camera dei Deputati sta discutendo la riforma costituzionale che separa le due carriere, fermamente voluta dal Ministro Nordio e auspicata dallo stesso Giovanni Falcone, le cui parole sono fermamente riechdeggiate nella sala.

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