Prosegue la serie di incontri che l’Associazione Culturale Anassilaos dedica alla figura dei Sindaci della Città. Dopo Giuseppe Valentino e Giuseppe Genoese Zerbi è la volta di Giuseppe Romeo, sindaco di Reggio Calabria dall’aprile 1947 al maggio 1956, un lungo periodo che fa di lui il più longevo dei sindaci elettivi che si sono succeduti in città dal 1861 ad oggi.
Ne parlerà martedì 14 marzo alle ore 17,00 presso lo Spazio Open il Prof. Antonino Romeo, storico, Deputato della Deputazione di Storia Patria per la Calabria che ha concesso il patrocinio alla iniziativa e che sarà presente con il suo Presidente prof. Giuseppe Caridi mentre Il Dott. Fabio Arichetta, socio della stessa Deputazione e responsabile Anassilaos del Centro Studi per la Storia Moderna e Contemporanea introdurrà e condurrà l’incontro. Giuseppe Romeo nacque a Reggio il 26 ottobre 1904 e, prima ancora di diventare maggiorenne, la prematura morte del padre lo portò ad assumere responsabilità familiari, che assolse lavorando presso l’azienda commerciale dello zio e contemporaneamente studiando per conseguire il diploma di ragioniere. Durante il ventennio fascista il suo impegno pubblico si esplicò all’interno del laicato cattolico: fu esponente autorevole dell’Azione cattolica reggina e presidente del Circolo culturale San Paolo, operante presso la Chiesa cattedrale.
In questa fase ebbe come guida spirituale e prezioso interlocutore monsignor Demetrio Moscato, già Cappellano militare nella Grande Guerra e futuro Arcivescovo di Salerno. Dopo la caduta del fascismo si accostò alla politica come rappresentante della Democrazia Cristiana e fu assessore nella prima Amministrazione provvisoria guidata dal socialista Diego Andiloro. Dopo le elezioni amministrative del 7 aprile 1946, entrò come vice sindaco nella Giunta guidata dal democristiano Nicola Siles e ne prese poi il posto quando questi, nell’aprile 1947, si dimise per contrasti insorti nel suo stesso partito. Pur in mezzo a gravi difficoltà, derivanti dalle distruzioni della guerra e da un bilancio comunale in perenne affanno, seppe comunque intervenire nei settori più delicati ed importanti della vita cittadina, rinnovando il volto di Reggio e creando le condizioni strutturali per il suo possibile sviluppo. Lasciò la carica di sindaco dopo le elezioni amministrative del maggio 1956, che videro un arretramento della Democrazia cristiana, dovuto anche alla presenza della lista civica “Castello aragonese”, ispirata dal mondo dei commercianti reggini a cui lo stesso Romeo apparteneva.
Il suo servizio alla città si rinnovò poi nel 1966 quando, sollecitato dal Prefetto Rizzoli, accettò il ruolo di commissario dell’Ospedale civile, gravato da una seria crisi finanziaria: Romeo ne sanò il bilancio e, nominato in seguito Presidente, riuscì ad avere cospicui finanziamenti per l’incremento della struttura e della sua efficienza. Un altro indimenticato sindaco della città, Italo Falcomatà, in un suo articolo del settembre 1991 lo salutò come “uomo probo”, forse il migliore riconoscimento che si possa tributare ad un amministratore pubblico, in questo caso ancora più significativo perché espresso da chi, nello schieramento politico, era qualificato come avversario. Ma ad unirli era soprattutto l’attaccamento alla città e la conoscenza profonda delle sue esigenze e della sua anima.