“Mai come in questo periodo storico occorre partire dalle parole: quelle che feriscono, quelle che delimitano l’agire delle donne e soprattutto quelle per dire basta alla violenza contro le donne”, affermano in una nota le attiviste del Centro in occasione della Giornata Internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne.
Una: “narrazione, soprattutto quella istituzionale, che vorrebbe capovolgere ciò che è stata la lotta delle donne per raggiungere equità attraverso l’autodeterminarsi. La diffusa presa di parola intorno alla violenza di genere ha invece prodotto un’accelerazione di consapevolezza collettiva rendendo evidente che i femminicidi, gli stupri, le molestie, le discriminazioni non sono meri casi isolati, ma frutto di un sistema di potere, il patriarcato, che produce violenza e alimenta stereotipi. Sarebbe proprio dalle istituzioni, invece, che ci aspetteremmo altre parole. Questo governo cerca di mettere in atto il tentativo di spostare l’attenzione su altro, sull’immigrazione, per ricercare le cause di un fenomeno strutturale e sistemico che trova nel patriarcato la sua cornice. Prevenire la violenza significa combattere le sue radici culturali e le sue cause. Per farlo servono strategie politiche mirate all’educazione, alla sensibilizzazione, al rispetto tali da determinare un reale cambiamento culturale. Per questo chiediamo azioni e non solo parole. Noi possiamo parlare di violenza, ma chi deve e può deve fare. L’Italia è uno dei pochi paesi europei dove l’educazione sessuale nelle scuole non è obbligatoria per legge: sono assenti programmi educativi che promuovano il superamento degli stereotipi di genere, il rispetto dell’altro e di ciascuna identità. Disconoscere l’asimmetria di potere tra uomini e donne è colludere con un sistema di valori e credenze, pregiudizi e tradizioni che costringono le donne in una posizione subordinata rispetto agli uomini, un sistema che legittima il maltrattamento e l’abuso contro le donne e i minori”, affermano la presidente del CAV Roberta Attanasio e Antonella Veltri, socia fondatrice e presidente della Rete Nazionale D.i.Re – Donne in Rete contro la violenza, ente di cui il Centro aderisce, unico della provincia di Cosenza.
Si parte con il doppio appuntamento dei flash-mob il 24 novembre alle 18,00 a piazza XI Settembre e si prosegue alle 14,00 del 25 davanti al rettorato dell’Unical promosso dal movimento Cosenza Femminista.
Proprio “Al centro le parole”, il volume che racchiude gli anni di attivismo da parte del CAV, tra i primi in Italia, sarà presentato il 25 novembre all’Università della Calabria, alle 16,00 nell’aula multimediale del cubo 20 B.
Sempre il 25 novembre alle 10,30 il Centro sarà presente all’iniziativa promossa dal CPO dell’Ordine degli Avvocati di Cosenza nella biblioteca “M. Arnone” all’interno del Tribunale.
Il 26 novembre, alle 11,00 nella sede dell’IIS “Mancini Tommasi” il CAV presenzierà al dibattito promosso dal Lions Club di Cosenza, mentre alle 11,30, nella sala conferenze della sede di Cosenza dell’Agenzia delle Entrate sarà proiettato “Foglie”, il cortometraggio realizzato dal Centro “R. Lanzino”. Il 28 novembre alle 10,30 le attiviste del CAV parteciperanno all’incontro con gli alunni promosso dall’IC “Giovanni Falcone” di Rende.
Diverse le iniziative previste in provincia: il 25 a Lungro alle 17,30 nella Casa della musica le attiviste parteciperanno alla iniziativa promossa dall’amministrazione comunale e il 4 dicembre parteciperanno al convegno organizzato dal comune di Civita “Uniti contro la violenza sulle donne” nella sala consiliare sole 16,30.
“Crediamo fortemente nel potere delle parole: quelle che uniscono, che esaltano le differenze e liberano dalla violenza patriarcale. Per questo aderiamo, convinte, alle iniziative che ci vedono coinvolte in occasione di questa data. Saremo insieme sempre più strette per difendere i diritti acquisti e allargare l’orizzonte dei diritti e della libertà, per garantire alle giovani generazioni di poter crescere senza pregiudizi, in un sistema valoriale che fa della parità e del rispetto i propri cardini”, concludono le attiviste del Centro Antiviolenza “R. Lanzino”.