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“Tutta n’atra storia” episodio 2. Focus sulla rivolta popolare del 1461 contro il barone Centelles

Prosegue il percorso del progetto “Tutta n’atra storia” che nel pomeriggio di ieri ha mandato in archivio il secondo incontro dedicato alla rilettura di uno degli eventi più drammatici e simbolici della memoria catanzarese: la rivolta del 1461 contro il barone Antonio Centelles, momento chiave all’interno del più ampio conflitto tra Angioini e Aragonesi per il dominio del Sud Italia.

Per questo appuntamento, ospitato nell’auditorium del Centro Polivalente di via Fontana Vecchia e moderato dalla giornalista Rosita Mercatante, si è scelto di abbracciare un filone sperimentale di narrazione, coniugando un approccio accademico, come quello dello storico e ricercatore Antonio Ciappina, a uno più emozionale e divulgativo come quello di Giovanni Matarese e dell’Associazione Mirabilia, presieduta dallo stesso, che portano avanti da un trentennio con la passione che ci piacerebbe trasmettere ai non addetti ai lavori.

Sotto la lente di ingrandimento un argomento centrale nella storia cittadina, la Rivolta del 1461, inserita nel ben più vasto quadro delle lotte tra Angioni e Aragonesi e delle rivolte baronali a dimostrazione di come le vicende del passato siano spesso intrecciate tra di loro e meritino un discernimento adeguato per essere analizzate singolarmente e qualora finite in secondo piano, restituite alla memoria collettiva attraverso norme di buona storiografia.

Lo storico Giuseppe Ranieri, anima e mente del progetto, si è occupato di inquadrare il periodo storico che segnava la cesura tra il Medioevo e il Rinascimento, dove un’epoca era agli sgoccioli, come testimoniano la caduta del millenario Impero Bizantino e l’imminente nascita dello Stato spagnolo, e un’altra ancora doveva vedere la luce. Tracciando i contorni del quadro locale, Catanzaro si trovava ad avere un ruolo chiave in un Meridione diviso tra Angioni e Araganesi e su questa rivalità giocavano di sponda, per accrescere a dismisura il proprio potere, i feudatari della famiglia Ruffo fino a quando le loro strade non si incrociarono con quelle di Antonio De Centelles, protagonista in precedenza del colpo di mano che permise agli Aragonesi di conquistare Napoli. Da lì iniziò un nuovo capitolo di storia.

Un accenno anche alle difficoltà di trovare dati attendibili su queste vicende: è difficile quantificare il grado di oppressione e povertà delle masse mancando fonti sulla fiscalità indiretta così come sul ruolo di altre figure chiave del sistema aragonese come ad esempio i castellani.

Qui l’aggancio dello storico Antonio Ciappina, intervenuto da remoto, che ha analizzato le condizioni materiali di vita delle classi popolari calabresi durante la dominazione aragonese oppresse dalla fiscalità e spesso sedotte dalla retorica dei baroni, tracciando analogie tra il caso di Centelles a Catanzaro e altri come quello di Palmi, Bagnara e Seminara. Sono stati vagliati i rapporti di forza tra il baronato e la corona.

Giovanni Matarese, già autore del volume “…E il Paradiso bruciò come fosse Inferno”, una delle poche fonti che racconta dettagliatamente la vicenda di nostro interesse, partendo dallo sviluppo del potere della famiglia Ruffo, ha consegnato un affresco della società catanzarese e delle sue divisioni interne. Ha raccontato di molti personaggi semisconosciuti ai più, tra cui Cola Tosto, un popolano di montagna, e Carlo Fredalancia, prelato e cospiratore pro Centelles, ucciso dai catanzaresi. Fatto che costò alla città un impropero papale che venne cancellato solo dopo dieci anni. Ricostruendo le dinamiche della rivolta e le disperate motivazioni che portarono a quest’anno che cambiò irrimediabilmente il volto del rione Paradiso, adesso Case Arse, a causa di un incendio che lo rase al suolo.

Un’occasione per rilanciare la discussione e per stimolare una nuova stagione di studi intorno a questa pagina cruciale del passato cittadino.

Il terzo appuntamento dell’iniziativa culturale che gode del patrocinio delle associazioni cittadine Dante Alighieri, Arci e Venti d’Autore, potrebbe andare in scena – come annunciato dagli organizzatori –  in una località di mare in modo da permettere al pubblico di partecipare nonostante le alte temperature di questa stagione.

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