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Decreto legge n. 34, De Nardo (Fimmg Catanzaro): “Significative misure di contrasto alla violenza sui medici, ora si intensifichino gli interventi nella sicurezza”

“Il problema della sicurezza dei medici è particolarmente complesso e di stretta attualità. Il fenomeno, che presenta ancora numeri molto preoccupanti, necessita di leggi adeguate che inaspriscano le pene e la procedibilità d’ufficio per chiunque aggredisca un medico in servizio”. Lo afferma il dott. Gennaro De Nardo, segretario generale della Fimmg Catanzaro, sindacato maggiormente rappresentativo dei medici di medicina generale. “Per tali ragioni – aggiunge – non possiamo che salutare favorevolmente le disposizioni contenute nell’articolo 16 del decreto legge del 30 marzo 2023 n. 34 (decreto bollette) varato dal governo in materia di contrasto agli episodi di violenza nei confronti del personale sanitario. Nello stesso articolo 16, apportando modifiche  all’articolo 583-quater del codice penale, si legge testualmente che ‘nell’ipotesi di lesioni cagionate al personale esercente una professione sanitaria o socio-sanitaria nell’esercizio o a causa delle funzioni o del servizio, nonché a chiunque svolga attività ausiliarie di cura, assistenza sanitaria o soccorso, funzionali allo svolgimento di dette professioni, nell’esercizio o a causa di tali attività, si applica la reclusione da due a cinque anni”.

La sostanziale novità della nuova disposizione normativa consiste, appunto, nell’aumento della pena di reclusione per chi aggredisce operatori sanitari anche in caso di lesioni non gravi o gravissime e l’introduzione della procedibilità  d’ufficio’”. “In ogni caso – sottolinea il segretario della Fimmg Catanzaro – il problema della violenza contro gli operatori sanitari rappresenta ancora un serio problema per la sanità pubblica. Da un’analisi del fenomeno si evince che le aggressioni nelle postazioni di continuità assistenziale si verificano quotidianamente registrando anche omicidi di operatori sanitari e medici. Basti pensare che ben 1200 sono state le violenze denunciate contro gli operatori sanitari nel 2019. Le vittime delle aggressioni sono in larga misura donne (circa il 70% dei casi)”. “Ecco che – spiega il dott. De Nardo – sono ancora molti i problemi da risolvere per garantire la sicurezza in molte delle postazioni di continuità assistenziale. Si tratta di strutture in tanti casi fatiscenti in cui la mancanza di videocitofono, l’assenza di telecamere di sorveglianza e di vigilanza notturna e la carenza di illuminazione esterna rappresentano criticità da superare per garantire la sicurezza dei medici. Disporre di sedi efficienti, sicure e rispettose della dignità di chi lavora al loro interno e degli utenti è condizione ineludibile e obiettivo prioritario del sistema sanitario nazionale e regionale”.

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