“La Prefettura di Reggio Calabria Ufficio territoriale del Governo con nota dello scorso 31 maggio indirizzata al Sindaco del Comune di Motta SG, al Dirigente del Dipartimento Infrastrutture Lavori Pubblici, Mobilità della Regione Calabria e al Dirigente Settore 10 – Pianificazione -Valorizzazione del Territorio, Leggi Speciali della Città Metropolitana di Reggio Calabria e all’ANCADIC, ha trasmesso l’ invito e diffida ad adempiere di cui all’oggetto agli Enti competenti del territorio ad intervenire richiamando l’attenzione sulla ulteriore segnalazione inviata dall’ANCADIC concernente la pericolosità del torrente Oliveto chiedendo loro di fornire direttamente all’interessato e per conoscenza all’Ufficio di Prefettura aggiornate notizie in merito ai provvedimenti adottati a tutela della salute e incolumità pubblica e privata e a salvaguardia dell’ambiente.
Non si è a conoscenza se sia stata evasa detta richiesta, né sono state fornite notizie a questa associazione, tantomeno risultano adottati concreti interventi per la messa in sicurezza in TOTALE del torrente Oliveto ovvero per tutta la sua lunghezza, da Motta fino a Mare e dei bacini idrografici di Vena e Scillupia che presenterebbero seri pericoli per la popolazione, né risultano eseguiti e/o programmati interventi strumentali per la bonifica dei tratti interessati dai rifiuti speciali di diversa tipologia anche pericolosi.
Non si hanno notizie circa la progettazione riguardante lo spostamento dall’alveo fluviale dei pozzetti e della rete fognaria acclusa la stazione di pompaggio delle acque reflue situata in alveo nell’area lato mare del ponte ferroviario e varie tubazioni collocate anche nell’impalcato del ponte stradale.
Pertanto è stata rinnovata la richiesta di sapere se siano stati richiesti e concessi i relativi finanziamenti ritenuti necessari per la messa in sicurezza del Torrente Oliveto, il tutto onde evitare precipuamente ulteriori tragiche conseguenze che ogni anno si ripetono in varie Regioni del nostro Paese, per ultimo la tragedia delle Marche, dalle quali tragedie non si trae insegnamento, non si tiene conto che le violente acque possono provocare ingenti e irreparabili danni in assenza di reali misure di sicurezza.
Si sottolinea che: soprattutto nell’area torrentizia del depuratore anche verso monte e a valle dello stesso l’alveo non è più individuabile per la fitta e alta vegetazione, che tra
l’altro in caso di incendio preoccupanti sarebbero le conseguenze per la salute e l’incolumità pubblica e privata e per l’ambiente.
Nell’alveo, e anche contro il muro d’argine lato Reggio del depuratore ancora giacciono massi di diversa pezzatura che in caso di piena potrebbero contribuire ad ostruire il ponte della SS 106, anche a causa della presenza di rami di dimensioni significative.
Si osserva che sui varchi in via degli Scalpellini e sulla parallela ex via Vecchia Provinciale sono stati posizionati rispettivamente dei news jersey e dei blocchi di cemento misura non idonea a contenere le acque di una eventuale piena del torrente giacché continuano a costituire via di deflusso delle acque e comportano rischi per le infrastrutture e le abitazioni presenti. Inoltre in corrispondenza del ponte della SS 106 la sezione di deflusso appare avere subito una riduzione in grado di incrementare il rischio ostruzione, in presenza di una piena con elevato contenuto di sedimenti e detriti di vario genere, mentre minore rischio incombe sul ponte ferroviario rispetto a quello stradale essendo più a valle di esso e essendo caratterizzato da sezione di deflusso maggiore.
Ci risulta che a monte del depuratore sono stati autorizzati ed eseguiti in questa area del torrente Oliveto lavori di prelievo di materiale lapideo da impiegare per la salvaguardia delle coste dall’attività erosiva del mare, non ci risulta se tale attività, cosa necessaria e utile, sia stata eseguita entro i limiti della concessione (in alveo) oppure sia stata eseguita in aree al di fuori del torrente in argomento, se ciò fosse avvenuto questa attività sarebbe dovuta essere autorizzata dal Ministero dell’Industria oggi Regione Calabria Settore Cave e Miniere. Aggiungiamo che nel caso che lo sconfinamento sia avvenuto bisognerebbe provvedere alla ricostruzione degli argini per il regolare deflusso delle acque nei limiti dell’alveo dell’area demaniale.
Questa considerazione nasce dall’enorme quantità di materiale che è stato prelevato e trasportato per gli interventi costieri precitati. Sull’argomento abbiamo scritto e riscritto tante volte ma non abbiamo avuto riscontri concreti, perciò la presente ulteriore nota.
Resta da dire che a nostro avviso quando si parla di interventi di protezione civile questi dovrebbero essere posti in essere prima che succedono gli eventi, l’intervento post evento dovrebbe essere un intervento di soccorso alla popolazione e non di protezione. Il nostro pensiero è sempre rivolto alla salvaguarda e alla sicurezza dei siti urbani da eventuali esondazioni che speriamo mai”.
Lo afferma, in una nota, Vincenzo Crea, referente unico dell’Ancadic e responsabile del comitato spontaneo “Torrente Oliveto”.