Riceviamo e pubblichiamo:
“Egregio direttore,
sono un calabrese che ha vissuto sulla sua pelle tante volte gli effetti della malasanità regionale. Purtroppo, il problema di salute che mi ha colpito anni fa, non mi ha dato il tempo di andare a curarmi fuori regione, per cui sono stato “curato” qui in Calabria. Ovviamente “curato” è un eufemismo. In quella occasione ho potuto constatare che il problema più impellente della nostra sanità è in effetti la mancanza di personale medico. D’altra parte lo si dice da anni, anche se nessuno ha mai voluto, e sottolineo voluto, porvi rimedio, sia per favorire la sanità del nord che per ingrassare la sanità privata calabrese, sulla quale stendo un pietoso velo.
Oggi si apprende invece che l’attuale presidente e commissario alla sanità calabrese ha deciso di risolvere questo problema perché ritiene primario salvare vite umane. E per far ciò ha deciso di avvalersi di mezzo migliaio di dottori cubani. Ben vengano se sono veramente medici e se conoscono bene la lingua italiana. Altrimenti non partano proprio. Ho letto delle giuste barricate sollevate in proposito dagli Ordini dei medici calabresi e penso che chiunque venga o lavori in Italia debba rispettare le regole del nostro ordinamento. La soluzione prospettata dal presidente commissario Occhiuto per risollevare le sorti della nostra sanità chiedendo aiuto ai cubani, pone una serie di interrogativi ai quali bisogna dare risposte. Primariamente deve spiegare il perché ha deciso di far venire qui un numero così alto di medici cubani, penso ne sarebbero bastati di meno. Secondariamente deve spiegare perché ha deciso di spendere una cospicua somma di denaro per avvalersi dell’opera dei cubani, quando a questi, cioè ai medici, andranno cifre irrisorie rispetto a quanto incasserà la società statale che gestisce i flussi dei sanitari cubani. Perché noi calabresi dobbiamo dare il nostro denaro ai gestori di un servizio medico internazionale che si papperebbero la maggior parte delle risorse messe sul banco? Chi ci assicura che i suddetti medici, a questo punto, prenderanno lo stipendio stabilito o dovranno lasciare altre somme alla società che come burattini li gestisce? Ciò andrebbe oltre i diritti dei lavoratori e se a Cuba diritti ne hanno pochi, noi pretendiamo che chiunque venga a lavorare in Italia debba essere garantito sindacalmente e umanamente, non foss’altro che il tutto potrebbe creare pericolosi precedenti.
Ma la domanda che più delle altre esige una risposta immediata e precisa è la seguente: con quali fondi il presidente Occhiuto pagherà medici e società? In parole povere, dove prenderà i soldi per fare ciò se le casse regionali in fatto di sanità sarebbero povere visto che siamo in piano di rientro e lui è commissario? La Regione dispone davvero di 28 milioni annui da spostare a Cuba? O sarà lo Stato Italiano a finanziare il tutto? E come? Siccome il presidente ha detto che per fine mese già arriverà una parte dei medici cubani, si deve pensare che è stato tutto già finanziato, quindi i cittadini devono sapere con quali fondi.
A parte questi importanti interrogativi, vorrei far sapere al presidente Occhiuto che non mi farò curare da un cubano e non per qualche motivo inerente la nazionalità, ma per principio. Si deve abolire il numero chiuso alle facoltà di Medicina italiane, che ha causato questi grossi problemi. Il mio boicottaggio che spero sarà seguito anche da altri va in questa direzione, è l’unico modo che abbiamo per far abolire la mostruosità del numero chiuso. Grazie”.
Roberto Gervasi