“Confini di sabbia” a Vallefiorita. Labili, provvisori, i confini di sabbia si modificano e si modellano, si alzano e si abbassano come le onde del mare, non sono mai definitivi. Con questo titolo evocativo, l’Amministrazione Comunale di Vallefiorita ha voluto denominare quella che solitamente viene chiamata Giornata dell’Emigrante e che lunedì 1 agosto è stata invece chiamata Giornata del Migrante, per dedicarla non solo a chi è stato costretto a lasciare Vallefiorita per andare altrove alla ricerca di un lavoro ma anche a coloro che, a Vallefiorita, sono arrivati in cerca di condizioni di vita migliori.
Lo scenario di questa prima Festa del Migrante è stato l’anfiteatro situato all’interno della Villa Comunale. Uno spazio circolare per ospitare il concerto Confini di sabbia e poter ricordare il culto dello straniero che appartiene alla cultura magno-greca e che sopravvive nella cultura calabrese.
La manifestazione, promossa dall’Amministrazione e preparata dall’Associazione Terra di Mezzo (vincitrice del progetto Voce di-Vento finanziato dal Centro per il libro e la lettura che si propone di diffondere la lettura ad alta voce), ha privilegiato un’offerta musicale raffinata e una proposta progettuale capace di emozionare e far riflettere. Un reading: che ci ha riportato sui bastimenti d’inizio secolo scorso da dove qualcuno avvistava per primo l’America, con la lettura dell’incipit di Novecento di Alessandro Baricco (Patrizia Fulciniti); che ci ha permesso di ascoltare alcune poesie di Erri De Luca e un brano da Non dirmi che hai paura di Giuseppe Catozzella(Stefania Anastasio e Benedetta Megna); che ha ridato voce a italiani emigrati in Rodhesia, Brasile e Germania attraverso le loro lettere (Gianni Paone).
Il concerto ha proposto le canzoni di Gianmaria Testa, tratte dal concept album Da questa parte del mare, che hanno permesso ai presenti di navigare e raggiungere altre parti del mondo. Musica e parole che insieme hanno offerto la commovente narrazione di una sempre più vasta umanità in cerca di approdo, di luoghi del ristoro capaci di far sperare in una vita migliore.
Gaspare Tancredi con la sua voce e chitarra acustica, accompagnato da Cosimo Alampi alle chitarre (acustica, classica e semiacustica) e Vittorio Scicchitano alle percussioni, ha interpretato l’album del cantautore di Alba tenendo fede all’essenzialità del suo stile che si caratterizza per una scrittura fatta di immagini, di arrangiamenti mai eccessivi e di una voce ricca di pathos.
Un’esecuzione resa elegante dall’accordo esistente tra i musicisti, dall’armonia tra i diversi strumenti, dalla voce profonda e vibrante di Tancredi, capace di rendere vivo il linguaggio e il pensiero. Un’esecuzione molto apprezzata che ha creato intimità e condivisione nel pubblico presente, che ha seguito, attento e partecipe, e ha contribuito a rendere possibile un momento di ritrovata comunità dopo il lungo isolamento pandemico.