di Paolo Ficara – Vicolo cieco. È quello in cui si ritrova la Reggina, dopo l’unica promessa mantenuta dal Bugiardino. Ossia, dal momento in cui il marchio è finito nelle mani sbagliate. Ora vai a levarglielo, il giocattolo. Con la squadra in D, ci sono pretese economiche per cederla. Si ripeteranno di anno in anno, o di semestre in semestre. In loop. Qualora per assenza di avversari la Reggina si ritrovasse in C, con l’attuale proprietà, le pretese triplicherebbero. E si arriverebbe presto nella stessa situazione di dicembre 2018.
Non sappiamo se quella appena iniziata, si rivelerà l’ultima settimana di pazienza da parte della piazza. Abbiamo solo capito che al Bugiardino, della piazza, non gliene frega assolutamente nulla. Ci riproviamo a stilare il quadro della situazione. Ma siamo stanchi anche noi. Stanchi di spingere per soluzioni utili ad evitare il baratro, ma che puntualmente non vengono prese in considerazione.
Anche il Dispaccio vanta la propria tripletta:
- Volevamo che Saladini si fermasse con quella pericolosa richiesta di abbattimento del debito. E giù insulti.
- Ci siamo permessi di suggerire un bell’anno sabbatico, a settembre 2023. Tanto, nemmeno Onassis avrebbe vinto il campionato. Meglio concedersi nove mesi in più di tempo, per individuare una proprietà solida. Chiedendo alla Figc una semplice proroga, per sfruttare la regola che consente l’iscrizione in sovrannumero alla Serie D. Parole al vento.
- Ci auguravamo si presentassero gli investitori “annunciati” dal sindaco, per prendere il marchio e mettere spalle al muro gli occupanti. E a distanza di oltre un anno, ancora crediamo alla buona fede di Falcomatà. Prima o poi, capiremo cosa sia accaduto.
Ora credeteci che saremmo tentati di scrivere al contrario, rispetto al nostro pensiero. Ma tant’è…
LO SQUADRONE O LA CESSIONE
Dunque. Il dubbio circa la capacità di assemblare uno squadrone, da parte del Bugiardino e delle brillanti menti che lo circondano, non esiste. Un normale budget, necessario per vincere il girone I della Serie D, si attesta sul milione e mezzo. In riferimento ai soli ingaggi della prima squadra. Quindi senza contare personale, viaggi, settore giovanile etc.
Ora, se l’intenzione dichiarata è di costruire un organico con 22 elementi – pure per giocare un Mondiale o un Europeo, competizioni di un mese, ormai vengono convocati in 26 – il conto è presto fatto. Gli under devono essere almeno 8. E a meno che non te li fai prestare da squadre di Serie A, gli ingaggi sono bassissimi. C’è chi si è scandalizzato ad aver letto che Ndoye viaggiava intorno ai 200 euro, soprassediamo sulla puntualità con cui li riceveva.
Rimarrebbero dunque 14 “caselle” da coprire con giocatori over. E per arrivare ad un budget di un milione e mezzo, significa che questi over dovrebbero ottenere un ingaggio medio di almeno 90.000 euro. Utopia pura. Il giocatore più pagato a Reggio Calabria, nella stagione 2024/25, si sarà attestato sui 70.000 euro. Un paio, non di più. Anche in considerazione del fatto che Jacopo Dall’Oglio, cavallerescamente, avrebbe rinunciato ad una consistente parte dei propri compensi. Comprendendo i due giocatori più pagati, la media ingaggi degli over non supererebbe i 50.000 euro, arrotondando per eccesso. E non arrivano segnali di offerte migliorative: né per chi è già in rosa, né per eventuali volti nuovi. Anzi.
VENDERE AL PREZZO GIUSTO
Ben tre personaggi che hanno fatto calcio a livelli significativi, concordano nel sostenere che la Reggina in D vada ceduta gratis. Si tratta di Pino Benedetto, che da presidente riportò la Reggina in B nel 1988 sfiorando la Serie A nella stagione successiva; Nicola Amoruso, 40 reti in massima serie con la maglia amaranto, e promotore di una proposta non formalizzata a settembre 2023 per ripartire dalla Serie D; e Stefano Bandecchi, ex presidente della Ternana e posposto al Bugiardino dall’incommensurabile Brunetta.
Al di là delle valutazioni che ognuno può fornire col proprio livello di competenza – livello che riteniamo elevato, in questi tre casi – esistono strumenti come la due diligence, per cristallizzare il valore di una società. Oggi la Reggina esiste perché ha un titolo sportivo. Non conquistato sul campo, ma “acquistato” dalla Figc con 400.000 euro a fondo perduto. E si chiama Reggina grazie al marchio, acquistato con i 125.000 euro utili a superare l’offerta di Palazzo San Giorgio.
Se il totale dei debiti corrispondesse o si avvicinasse a quella somma, il valore della Reggina sarebbe inequivocabilmente zero. Perché non c’è altro da vendere, se non il titolo sportivo ed il marchio. I cartellini in D non hanno un valore, vista l’impossibilità di sottoscrivere contratti di lunga durata. Il vincolo biennale, sia per il ventenne che per chi transita nel settore giovanile, non dà potere di trattativa. Tant’è vero che Eliman Cham, forse l’under con più presenze in questo biennio dilettantistico, oggi è svincolato. In barba a programmazione, sostenibilità e tutti i quintali di fuffa che ci vengono propinati.
Inoltre c’è da segnalare che tutta la famiglia iudicense al completo, ha lasciato le proprie cariche in organigramma dopo il passaggio da Fenice a Reggina. E dopo la modifica della società dilettantistica, con l’aggiunta della responsabilità limitata. Chi ci può escludere che il Bugiardino non si sia autostipendiato, nella stagione 2023/24? Tutto legale e tutto legittimo, per carità. Ci sono presidenti in Serie A che si autostipendiano. Ma sarebbe il colmo, pretendere pure chissà quale vagonata di euro per mollare la presa.
Ricapitolando. Se a qualcuno verrà concesso l’onore di visionare la contabilità dell’intero anno e mezzo abbondante di questa gestione, si potrà conoscere sia se la Reggina è in attivo piuttosto che in passivo; sia, se appariranno tutte le voci, a quanto ammonta(va) il compenso del direttore generale e di tutte le altre cariche di rilievo, nella stagione 2023/24.
Dopodiché, il Bugiardino è libero o di tenersi la nostra Reggina oppure di valutarla 1 trilione.
LA PALLA PASSA AL PRIMO CITTADINO
C’è un debito attestato nel pagamento dello stadio. E meno male che nella primavera 2024, l’amministrazione comunale aveva deciso per un forte sconto nel canone, in caso di Serie D. Mancano quasi 27.000 euro. D’altronde, cosa ci si poteva attendere da un club che risparmia pure sul pullman?
Il sindaco Falcomatà ha il preciso dovere di imporre il pagamento degli arretrati. In caso contrario, servirà una scelta forte. Siamo nella settimana delle iscrizioni in D, la Reggina deve compilarla aggiungendo il via libera del Comune ad utilizzare il Granillo. Il primo cittadino deve giocarsi questa carta, a favore di una città che è oltremodo esausta.
Il discorso si aggraverebbe se simili pendenze riguardassero anche il centro sportivo Sant’Agata. Con riferimento ai rimborsi per la bolletta della luce, che la Città Metropolitana paga in anticipo. Già dalla passata stagione, e con cadenza bimestrale. Se il sindaco non leverà dalle mani le principali strutture a chi – ad oggi – è moroso, sarà la pietra tombale per il presente ed il futuro della Reggina.
In buona sostanza, Falcomatà deve scegliere in settimana fra sé stesso e il Bugiardino. Se utilizzerà gli strumenti di cui dispone per risolvere il problema, gliene daremo atto e merito. In caso contrario qualora acuisse definitivamente le sofferenze della Reggina, anche non intervenendo, alla prossima tornata elettorale evitassero di presentarsi sia lui che i suoi fedelissimi.
La misura è colma al punto che la gente, in gran parte, nemmeno si sta chiedendo chi possa subentrare al timone. Ai tempi degli australiani, c’era curiosità morbosa. Ma anche nel 2024, dopo le esternazioni di Giuseppe Falcomatà, si era creato notevole fermento. Adesso andrebbe bene pure un venditore di rose, altro che l’atavico problema dell’alternativa sollevato dai ballarinali ex cardonizzati.
In tutto ciò, il vero mistero è comprendere cosa sia venuto a fare il Bugiardino a Reggio Calabria.