“Io penso che un uomo senza utopia, senza sogno, senza ideali, vale a dire senza passioni e senza slanci sarebbe un mostruoso animale fatto semplicemente di istinto e di raziocinio, una specie di cinghiale laureato in matematica pura” - Fabrizio De Andrè
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Lamezia Terme: la commemorazione dei defunti da parte dell’arcivescovo Parisi

Il Signore, in forza della sua morte e della sua resurrezione, ha immesso nel nostro cuore, nella struttura più profonda del nostro intimo, il principio della speranza. Fermiamoci per un attimo a pensare a cosa sarebbe la nostra vita da disperati: saremmo fossilizzati, fermi, saremmo autorizzati a bloccarci e a non fare più niente. Senza speranza nulla avrebbe senso. Ma il Signore ha messo nella nostra vita il dinamismo della speranza che ci rende operativi, che apre il nostro orizzonte, che ci dona uno sguardo nuovo che viene dallo sguardo di Cristo morto e risorto. Da questo luogo, da questo posto che sarà umanamente la nostra casa per sempre, il Signore ci dice di riempire di senso la nostra vita prendendoci cura dell’umanità, rendere operativa la speranza che si manifesta con l’amore e la carità.” Così il vescovo di Lamezia Terme mons. Serafino Parisi che, oggi, commemorazione dei fratelli defunti, ha celebrato l’eucaristia nei cimiteri di Sambiase, Nicastro e S. Eufemia.

 

Una riflessione sul senso della vita, quella del presule, che parte da un luogo “che ricorda a tutti noi la brevità della nostra vita, le sofferenze, i lutti. Com’ è possibile conciliare il canto della lode e della gratitudine in un posto che ci ricorda il nostro limite e la nostra finitudine?.  “La visita ai nostri cari defunti – ha proseguito il vescovo – dovrebbe alimentare la nostra gratuità, non quella mania di onnipotenza, non quello sguardo selettivo nei confronti degli altri; dovremmo essere più disponibili, generosi, togliere dalla nostra vita la parola nemico, recuperare definitivamente la parola “fratello” e “sorella” perché tutti possiamo gridare verso Dio: “Abbà, Padre”. Allora sì che la nostra vita ha un senso e possiamo venire qui a offrire la nostra lode al Signore”.

 

Mons. Parisi indica nella pagina evangelica del giudizio finale di Matteo, proposta dalla liturgia, “ciò che deve trovare spazio nella nostra vita per metterci a servizio dell’umanità,  a partire dagli ultimi”, “per creare un ponte tra cielo e terra” perché “se la nostra vita dev’essere piena,  oggi, in quella speranza che ci porterà tutti insieme al banchetto del Cielo dove vedremo faccia a faccia Dio stesso, su questa terra dovremmo imparare tutti a vivere non la carità ma a vivere di carità, attraverso la carità: la carità che ricevo e soprattutto quella che dono agli altri.”

 

“La visita ai nostri cari defunti  – ha concluso mons. Parisi –  possa rendere operativa la nostra vita in forza della nostra fede in Gesù morto e risorto, in forza della speranza che dinamizza la nostra esistenza, in forza dell’amore che anche qui, in questo luogo, ci fa vivere.”

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