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La solidarietà della Cgil alla Cooperativa Ciarapaní, il segretario generale dell’Area Vasta Cz-Kr-VV Enzo Scalese: “Tra atti intimidatori e la necessità di affrontare l’emergenza sociale ed ambientale del campo rom di Scordovillo”

La Cgil Area Vasta Catanzaro-Crotone-Vibo esprime la sua più ferma condanna per l’ennesimo atto intimidatorio subito dalla cooperativa Ciarapaní, parte della Comunità Progetto Sud di Lamezia Terme. L’episodio, che ha provocato danni ingenti per un valore di circa 50.000 euro, oltre al furto di poche centinaia di euro, è un grave attacco contro chi, come Don Giacomo Panizza, lavora quotidianamente per costruire un futuro di inclusione e legalità nel nostro territorio.

“Questi atti vili non possono e non devono essere tollerati”, afferma il segretario generale Enzo Scalese. “Attaccare una realtà come la cooperativa Ciarapaní significa colpire le fasce più deboli della società, quelle stesse persone che, attraverso il lavoro, trovano un’opportunità di riscatto sociale e dignità”.

È impossibile non riflettere anche sulla vicinanza del campo rom di Scordovillo, uno dei più grandi del Sud Italia, situato a pochi passi dall’ospedale di Lamezia Terme. Per oltre mezzo secolo, questo campo ha rappresentato una grave emergenza sociale e ambientale: le fiamme che di frequente bruciano rifiuti di ogni tipo, dai metalli ai veicoli abbandonati, generano nubi tossiche che arrivano fino all’ospedale, creando un paradosso in cui un luogo di cura è affiancato da una bomba ecologica.

“Non possiamo girarci dall’altra parte di fronte a una situazione come quella di Scordovillo,” prosegue Scalese. “La bonifica di quell’area e il destino delle oltre 600 persone che vi risiedono non possono più essere rimandati. La comunità rom che vive lì, come sottolineato da Don Giacomo Panizza, è composta anche da lavoratori che contribuiscono alla stessa cooperativa Ciarapaní, e criminalizzare in modo superficiale questa realtà non solo è sbagliato, ma non aiuta a risolvere il problema.”

Il campo di Scordovillo rappresenta un caso emblematico di come la mancata gestione tempestiva delle emergenze sociali abbia prodotto situazioni ingestibili, sia per chi vive all’interno del campo, sia per la città che lo ospita. La soluzione non può essere rimandata oltre: “È una questione che riguarda l’intera comunità. Ignorare il problema significa solo permettere che diventi ancora più grande e difficile da affrontare”, conclude Scalese.

La Cgil si schiera accanto a Don Giacomo Panizza e alla sua comunità, ribadendo che l’impegno per la legalità e la giustizia sociale non può essere fermato dalla violenza e dall’intimidazione. “Lamezia Terme, come il resto del nostro territorio, non può e non deve piegarsi a chi tenta di soffocare la speranza di cambiamento. La nostra battaglia per la legalità e i diritti dei più deboli continuerà senza esitazioni”.

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