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Efferata, oppressiva e allo stato brado, la ‘ndrangheta di Gallico: 19 arresti per omicidio ed estorsioni

di Claudio Cordova – C’è una ‘ndrangheta che una grande catena della grande distribuzione può infiltrarla. E c’è poi la ‘ndrangheta che emerge dall’inchiesta “Gallicò”, in cui il presunto vertice di un locale importante, come quello di Gallico, periferia nord di Reggio Calabria, chiede la raccomandazione della moglie come commessa in un supermercato Lidl dell’area.

E’ una ‘ndrangheta dura, efferata, ma allo stesso tempo un po’ naif quella che emerge dall’inchiesta coordinata dalla Dda di Reggio Calabria ed eseguita congiuntamente da Polizia e Carabinieri. L’inchiesta consta di due ordinanze di applicazione di misure cautelari nei confronti di 18 persone (16 in carcere, 1 agli arresti domiciliari ed 1 obbligo di presentazione alla p.g.), indiziati dei reati di associazione mafiosa, omicidio, estorsione, usura, detenzione illegale di armi, intestazione fittizia di beni ed altro.

Oltre ai destinatari dei provvedimenti cautelari, nei due procedimenti penali risultano indagati complessivamente 40 soggetti.

Il controllo del territorio sul rione Gallico c’è, ma è fatto allo stato brado. Con violenza, con imposizioni, con il ricorso a personaggi sovraordinati (come Gino Molinetti, uomo forte della ‘ndrangheta di Archi). Ciò che avviene a Gallico è forse specchio delle condizioni dell’intera città, in cui anche la ‘ndrangheta subisce un livellamento verso il basso. Gallico, un tempo sotto la regia della cosca Condello, subisce negli anni diversi stravolgimenti, anche per via di alcuni fatti di sangue. Dall’omicidio di Pino Canale (agosto 2011) a quelli di Pasquale Chindemi (14 febbraio 2018) e Francesco Catalano, avvenuto esattamente un anno dopo, il 14 febbraio 2019, in relazione al quale risultano attinti da misura cautelare Mariano Domenico Corso e Costel Zlatan, cittadino rumeno arrestato in Inghilterra, dove si era trasferito poche settimane dopo il delitto. L’evento, per come ricostruito dalle indagini, si inserisce proprio nelle dinamiche che hanno caratterizzato – tra il 2017 ed il 2020 – il conflitto per il controllo criminale del quartiere Gallico di Reggio Calabria, a seguito dell’arresto, nel luglio 2018, di Antonino Crupi. In particolare, dalle indagini condotte sull’omicidio di Catalano è emerso che questi, già condannato per associazione a delinquere di tipo mafioso, allorquando ha cercato di assumere il comando di quel territorio, è entrato in contrasto con Domenico Mariano Corso.

Le indagini avrebbero inoltre permesso di ricostruire dinamiche e assetti dell’articolazione di ‘ndrangheta operante nel territorio di Gallico, ricostruendone il ricorso ad atti intimidatori per l’imposizione del controllo del territorio ed un diffuso sistema estorsivo, nonché l’ampia disponibilità di armi e la gestione occulta di diverse imprese economiche. Sotto il profilo del condizionamento delle attività economiche attraverso condotte estorsive sono emerse infiltrazioni nel settore della panificazione attraverso l’imposizione a rifornirsi di farina da un determinato rivenditore ovvero l’impedimento ad un negozio di frutta di commercializzare il pane per evitare di fare concorrenza al panificio di un indagato. Ancora è emerso l’imposizione ad una impresa edile di affidare la posa del ferro ad una impresa segnalata da un indagato.

Allo stesso modo, sono state ricostruite le dinamiche riorganizzative interne attivatesi per colmare i vuoti di potere determinati dall’arresto di elementi di vertici avvenuti nel periodo dell’attività, nonché le modalità di sostentamento ai detenuti, argomento, questo, percepito così rilevante da essere oggetto di corrispondenza tra questi ultimi e gli indagati in libertà.  L’indagine, infatti, copre il periodo della pandemia da Covid-19 e alcune delle vittime, titolari di esercizi commerciali, avevano fatto ricorso agli indagati per far fronte alle difficoltà finanziarie connesse alla pandemia da COVID-19 e relativo lockdown.

Tra le estorsioni contestate agli indagati figurano quelle ai danni dei responsabili di un supermercato del quartiere Gallico, affiliato a Lidl, con l’imposizione di plurime assunzioni prima e successivamente della promozione della moglie di uno degli indagati. Perché c’è una ‘ndrangheta che la Lidl se la potrebbe comprare. E poi c’è questa ‘ndrangheta militare. Naif e allo stato brado.

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