“A volte bisogna rischiar, fare altre cose. Occorre rinunziare ad alcune garanzie perché sono anche delle condizioni” - Tiziano Terzani
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Un giorno da finto leone dopo oltre duecento da pecora

di Paolo Ficara – Che Felice Bosman Saladini abbia capito, ormai scollinato il Ferragosto, di essere inviso al sistema calcio è una notizia. Che insista a dipingersi come vittima ignorando di essere il carnefice della Reggina, non è invece una novità. Che a Milano esista un numero sufficiente di reggini tale da organizzare una civile contestazione ancora non avvenuta in Calabria, è sintomatico.

Come si può riassumere il nulla cosmico propagatosi dopo le dichiarazioni di Saladini a Sportitalia? Proviamo con una metafora: se ogni bugia sortisse al suo naso il medesimo effetto di Pinocchio, dalla tarda serata di ieri avremmo già un ponte sullo Stretto bello e pronto, seppur in legno.

Una trasmissione intera su una rete nazionale, un’ora di contraddizioni su come e perché si stia preoccupando di vincere al Consiglio di Stato, lui personalmente, la battaglia per la Reggina. Pur avendola venduta.

Il ricorso in calendario per il 29 agosto, in caso di verdetto negativo, indurrà la città di Reggio Calabria a dover o rinunciare al calcio per un anno, oppure a raffazzonare in fretta e furia una società ed una squadra. Andando incontro a probabili brutte figure in Serie D, sapendo che dal 2024 la Figc non consentirà più riammissioni e ripescaggi a nessuno.

Ma se c’è una notizia che emerge dalla serata da finto leone di Saladini negli studi di Sportitalia, è l’ulteriore conferma di ciò che abbiamo paventato lo scorso 3 agosto. Chiedendogli di posare il giocattolo. In caso di verdetto negativo al Consiglio di Stato, il lametino andrà fino alla Corte Europea. Ovviamente a campionato iniziato. Anzi, probabilmente concluso. Per puntare ad un forte risarcimento.

Sarebbe una beffa troppo grossa. Una città intera privata del suo punto sociale di riferimento. Mentre chi l’ha condannata a tale tragica fine, aspirerebbe a svariate decine di milioni da spillare teoricamente alla Figc. Una intenzione ormai fin troppo palese.

Una mossa che indurrebbe a riflettere sul vero motivo che ha indotto Saladini – ed altri soggetti al suo fianco – per oltre duecento giorni a travestirsi da pecora. Almeno da gennaio in poi. Fingendo di non sapere, non capire, non accettare che la Federcalcio ed i propri organi giudicanti punissero il continuo aggiramento delle regole interne al sistema.

In tutto ciò, almeno a Milano ci sono dei reggini veri.

Leggi anche: L’intervento di Saladini a Sportitalia –  POSA IL GIOCATTOLO

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