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“I corpi dei migranti morti a Cutro non saranno espatriati a spese dello Stato”. La protesta dei parenti delle vittime a Crotone

“Oggi lo Stato italiano ha comunicato, alle famiglie in attesa da 10 giorni, che i corpi dei loro congiunti non potranno essere espatriati. Non a spese dello Stato. Dopo tante promesse e una attesa penosa, straziante per noi ma soprattutto per loro”.
Così, in un post sui canali social, la Rete 26 febbraio, nata dopo la tragedia del naufragio sulle coste di Cutro in cui hanno perso la vita decine di migranti.
I familiari delle vittime, dunque, sono scesi in strada a Crotone per chiedere che le salme, attualmente al Palamilone, vengano espatriate e che venga concessa una degna sepoltura nei paesi di origine.
“Oltretutto – si legge ancora nel post – non viene concesso loro neanche di avere qualche giorno per auto organizzazioni. Entro oggi le salme dovrebbero essere trasferite a Borgo Panigale (Bologna, ndr). I familiari non lo accettano. Non lo permettono.
Dimostriamo che l’Italia non è questo. Che siamo migliori del governo che (non) ci rappresenta.
Che crediamo in una umanità unica e unita capace di stringersi forte attorno al dolore di ogni singolo individuo. Di ogni madre, di ogni figlia.
Sono uomini, donne e bambini che hanno avuto la sola sfortuna di nascere dalla parte sbagliata del mondo, che hanno inseguito il miraggio di una vita migliore e sono morti alla porta di casa nostra. Diamo loro, da morti, la dignità che non gli fu concessa in vita. Permettiamo che riposino secondo i loro desideri nella terra dei loro avi o vicino ai loro cari”.
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