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Cede parte tetto, operaio precipita da 10 metri e muore

Si chiamava Michael Affatato, l’operaio di 26 anni, morto dopo essere precipitato da un’altezza di oltre dieci metri a Mandatoriccio, in provincia di Cosenza. L’uomo si trovava sul tetto del capannone di un’azienda specializzata nella lavorazione del ferro quando parte della copertura ha ceduto facendolo precipitare a terra. Accertamenti sono in corso sul luogo dell’accaduto da parte dei carabinieri in merito alla posizione lavorativa della vittima che non risulterebbe alle dipendenze dell’azienda. Sul posto anche gli ispettori degli uffici preposti alla verifica della sicurezza sul lavoro. Dell’incidente è stata informata la Procura della Repubblica di Castrovillari.

Con un duro comunicato, in merito alla tragica notizia così si è espressa la Segretaria generale UIL Calabria Mariaelena Senese

“Non si può più morire di lavoro. Non si può più accettare che una giornata lavorativa si trasformi in una tragedia familiare. Ogni morte sul lavoro, come quella di oggi a Mandatoriccio che è la seconda in Calabria dall’inizio del 2025, è una sconfitta per lo Stato e per chiunque continui a ignorare il problema.
La sicurezza sul lavoro in Calabria è diventata una tragedia quotidiana. Ogni giorno si muore cadendo dai tetti, schiacciati da macchine da cantiere, senza protezioni adeguate, senza controlli e senza formazione vera. È intollerabile che queste morti, evitabili, continuino a essere considerate un prezzo accettabile per il profitto.
La Uil Calabria lo dice chiaro: basta parole, basta promesse, basta scaricabarile. È ora di agire! Chiediamo al Presidente Occhiuto di convocare rapidamente un tavolo tecnico regionale con tutti gli attori della filiera: Regioni, Asp, Inail, Itl, Inps, Rlst, enti bilaterali e casse edili. Serve un coordinamento vero, un piano operativo che funzioni, non scuse.
Non possiamo più accettare un sistema ispettivo ridotto all’osso, in cui gli stessi ispettori devono controllare una fonderia e un’azienda agricola senza le competenze necessarie. Non si può vigilare sulla sicurezza senza specialisti nei settori più a rischio. Gli organi ispettivi vanno potenziati e specializzati. Punto.
Troppi lavoratori muoiono perché non hanno ricevuto una formazione adeguata o perché le certificazioni sono falsificate.
Chiediamo un portale regionale digitale che renda tracciabile ogni attestato di formazione. Basta con i fogli di carta che non valgono nulla.
Le aziende devono essere obbligate a usare tecnologie di sicurezza avanzate. Non è accettabile che, nel 2025, si muoia ancora schiacciati da macchine di movimento terra o per mancanza di dispositivi di arresto automatico. Se una macchina non è sicura, non deve essere utilizzata.
La Calabria non può più essere la terra dove il lavoro uccide. Ogni morte sul lavoro è una ferita che non si rimargina. Non vogliamo più piangere operai, madri, padri, giovani che escono di casa per guadagnarsi il pane e non tornano mai più.”

 

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