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Processo Bergamini, l’ex presidente del Cosenza: “Non credevo al suicidio”

E’ ripreso in Corte d’assise a Cosenza, dopo la trasferta bolognese, il processo sulla morte del calciatore del Cosenza Donato “Denis” Bergamini, avvenuta il 18 novembre 1989 a Roseto Capo Spulico. Imputata è Isabella Internò, oggi non presente in aula, accusata di omicidio volontario in concorso con ignoti.

Oggi è stato sentito Bonaventura La Macchia, ex parlamentare, già amministratore delegato e poi presidente del Cosenza Calcio tra la fine degli anni Ottanta e i primi anni Novanta.

“Eravamo al Motel Agip – ha detto La Macchia – quando arrivò la telefonata che annunciava l’incidente e la morte di Bergamini. Ho conosciuto la famiglia Bergamini in diverse occasioni, mi recai a casa loro per portare gli assegni delle spettanze che avanzava Denis. La famiglia aveva la certezza assoluta che Denis non si fosse suicidato e anch’io ne sono sempre stato convinto”. La Macchia, rispondendo alle domande del pm Luca Primicerio, ha aggiunto: “Denis, per quello che posso dire, rifiutò di andare al Parma e scelse di rimanere al Cosenza perché la società rilanciò con un’offerta maggiore”.

La difesa di Internò, rappresentata dagli avvocati Angelo Pugliese e Pasquale Marzocchi (in sostituzione di Rossana Cribari), ha fatto rilevare alla Corte alcune presunte discrepanze rispetto alle dichiarazioni rese nel corso degli anni da La Macchia e che il teste ha conosciuto l’ex procuratore di Castrovillari Eugenio Facciolla – che riaprì l’inchiesta – prima della deposizione del 2018 e che discusse di alcuni elementi con il procuratore che poi non furono verbalizzati.

“Un’altra deposizione importante- è stato il commento dell’avvocato di parte civile Fabio Anselmo – che ha messo ben in evidenza la posizione del Cosenza calcio su alcuni elementi che trovano conferma in altre deposizioni testimoniali. Dalla deposizione di La Macchia è emerso che neanche lui ha mai creduto nel suicidio e che Bergamini rimase a Cosenza sia per motivi economici che di opportunità, perché al Parma avrebbe fatto più panchina”.

La Corte ha poi disposto l’acquisizione delle deposizioni del secondo teste, Francesco Arcuri. Il processo è stato aggiornato al 16 giugno prossimo.

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