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Aranceto e viale Isonzo fra le “Caivano d’Italia”? Il gruppo ‘Noi Moderati’ accende i riflettori su Catanzaro con un’interpellanza al Ministro dell’Interno

– di Gaia Serena Ferrara

Lo stupro di Palermo, poi quello di Caivano ai danni di due bambine (10 e 9 anni), e qualche sera fa un’aggressione e un tentato sequestro contro una ragazzina di 15 anni a Catanzaro.

Episodi diversi tra loro, avvenuti in luoghi, tempi, modi e dinamiche differenti, accomunati dal medesimo fattore: il dilagare di una violenza di genere senza limiti, impietosa, degenerata, talmente sistematica da sembrare quasi un’epidemia.

L’orrore di Caivano, però, oltre a ricordare quanto urgente sia prendere dei provvedimenti seri che contrastino attivamente questo genere di fenomeni ripristinando uno stato di legalità, reca in sé e di conseguenza spinge ad una serie di riflessioni.
Prima fra tutte, la stretta correlazione che sembra emergere fra alcuni episodi di criminalità e il degrado territoriale che affligge periferie e quartieri abbandonati di molte città d’Italia.

Una correlazione evidente anche il Calabria, in particolare nel Capoluogo.

L’iniziativa del consigliere Talerico e l’interpellanza parlamentare

Proprio lo scorso 5 settembre, l’iniziativa è stata presa dal consigliere e avvocato Antonello Talerico che ha denunciato la situazione di degrado dei quartieri dell’Aranceto e di Viale Isonzo definendoli “quartieri abbandonati dallo Stato” invitando a un immediato intervento che possa “mettere fine al monopolio della criminalità”.

Queste vicende e le relative considerazioni hanno contribuito a spingere uno dei leader del centrodestra, Maurizio Lupi, a portare in Parlamento il tema della sicurezza e della legalità nelle periferie italiane.

Il tutto si è tradotto in un’interpellanza urgente al Ministro dell’Interno (co-firmata dal gruppo Noi Moderati) per “sapere quale sia la strada migliore per rispondere ai fenomeni di criminalità che stanno emergendo in tutto il territorio nazionale” e per “sapere anche come intende rispondere con riguardo ai quartieri dell’Aranceto e di Viale Isonzo” di Catanzaro.

I fatti di cronaca più recenti

Fra discariche abusive, danneggiamenti ai beni della collettività, cittadini impauriti all’idea di uscire dalle loro abitazioni a causa di minacce, intimidazioni e aggressioni, i quartieri in questione sono stati teatro di diversi episodi di criminalità che hanno attirato l’attenzione mediatica, soprattutto negli ultimi anni.

Basti pensare al maggio 2023, quando degli agenti della polizia di Stato sono rimasti feriti durante un’operazione, o anche all’agosto 2022 quando veniva riportata la notizia di una sparatoria nel quartiere Aranceto. Per non parlare dell’intimidazione più recente rivolta all’iniziativa “Schermi in piazza”, un segnale di minaccia inequivocabile rivolta al mondo dell’arte e della cultura.

Degenerazione del fenomeno e relative considerazioni

Posto che la criminalità e in particolare la violenza di genere non hanno né estrazione sociale né un colore politico, come dimostrano i molti fatti di cronaca che hanno visto egualmente coinvolti gli esponenti del mondo politico e istituzionale tanto quanto l’uomo comune o gruppi di giovani adolescenti, appare chiaro che l’entità del fenomeno si stia dimostrando gravemente incontrollabile.

Da casi isolati, saltuariamente riportati all’attenzione dell’opinione pubblica, si ci ritrova oggi di fronte a una spirale vertiginosa di episodi di violenza non solo per ciò che attiene alla loro frequenza ma piuttosto per l’efferatezza che li contraddistingue.

Il paradosso però è che, quanto più cresce l’indignazione generale per una piaga sociale che sembra alla deriva, tanto più si assiste a una sostanziale immobilità della classe dirigente che sembra preoccuparsi più di denunciare formalmente il fenomeno (promettendo inasprimenti delle pene o leggi più severe) che non di sdoganare e affrontare la problematica nei suoi molteplici aspetti, generazionali, educativi, culturali, sociologici.

Sarebbe un po’ come ritrovarsi di fronte a più ordigni pronti a esplodere e, anziché disinnescarli, promettere provvedimenti più severi o aspri per impedire altre esplosioni future.

Il punto è che, nel frattempo, quelle bombe esploderanno comunque, e senza che questo generi quei cambiamenti significativi che sono necessari affinchè si possa produrre un’inversione di rotta tale da sradicare anche la consueta retorica dell’auto-colpevolezza della vittima.

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