“A volte bisogna rischiar, fare altre cose. Occorre rinunziare ad alcune garanzie perché sono anche delle condizioni” - Tiziano Terzani
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Organizzavano false assunzioni al costo di 5.000 euro a migrante: tra gli indagati anche un commercialista e un commerciante di abbigliamento

Organizzavano assunzioni false per poter creare le condizioni a fare ottenere il permesso di soggiorno a migranti irregolari facendosi pagare fino a 5.000 euro a testa. E’ questo il modus operandi di 6 soggetti arrestati e posti ai domiciliari stamani dalla Polizia a conclusione di un’indagine coordinata dalla Procura della Repubblica di Cosenza diretta da Mario Spagnuolo con l’accusa di favoreggiamento della permanenza illegale nel territorio dello Stato ed uno, straniero, anche per il delitto estorsione nei confronti alcuni connazionali.

Tra gli indagati figurano anche un commerciante di abbigliamento e un commercialista. Erano loro, secondo l’accusa, insieme ad un extracomunitario a fungere da trait-d’union tra coloro che si prestavano a svolgere il ruolo di datore di lavoro fittizio e gli extracomunitari che aspiravano a regolarizzare la loro posizione in Italia ma impossibilitati a farlo – o perché clandestini o perché richiedenti protezione internazionale con diniego dello status richiesto dalle competenti Commissioni territoriali – che svolgevano attività lavorative abusive.

Le indagini sono iniziate in seguito ad una rissa verificatasi la sera nel maggio 2021 in Piazza Bilotti a Cosenza tra alcuni venditori ambulanti extracomunitari che si erano affrontati per contendersi gli spazi. Dalle indagini è emerso che la violenta colluttazione era stata motivata dalla pretesa estorsiva avanzata da uno di loro nei confronti di alcuni connazionali, “rei” a suo dire di aver occupato con i loro espositori alcuni spazi pubblici senza corrispondere allo stesso la somma di denaro giornaliera da quest’ultimo pretesa ingiustamente.

Sviluppando le indagini, gli investigatori della Squadra mobile di Cosenza, sotto le direttive del questore Giuseppe Cannizzaro, avrebbero accertato che gli immigrati, a fronte del pagamento di somme di denaro, sono riusciti ad ottenere, grazie a dichiarazioni e documenti attestanti falsamente la preesistenza di rapporti di lavoro, il rilascio di permesso di soggiorno. Gli inquirenti hanno ricostruito numerose assunzioni fraudolente che gli indagati si sarebbero prodigati a realizzare in favore di falsi lavoratori e di fittizi datori di lavoro.

Gli stessi provvedevano anche a varie incombenze amministrative nell’interesse dei loro “clienti”. Al termine delle indagini, la Procura ha chiesto e ottenuto dal Gip l’emissione del provvedimento restrittivo, eseguito da personale della Squadra mobile di Cosenza, coadiuvato nella fase esecutiva dalla Squadra mobile di Biella e da equipaggi del Reparto prevenzione crimine Calabria di Rende.

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