Si è aperta a Bologna l’udienza preliminare del processo ‘Radici’, 35 imputati accusati a vario titolo di associazione a delinquere, bancarotta, autoriciclaggio, intestazione fittizia e estorsione, reati in alcuni casi con l’aggravante di aver agito con metodi di ‘Ndrangheta, cioè mediante l’uso della forza intimidatrice, di assoggettamento e di omertà, in particolare per i rapporti con le cosche Piromalli e Mancuso. Un anno fa la Guardia di Finanza, coordinata dal pm della Dda di Bologna Marco Forte, eseguì 23 misure cautelari nell’ambito di una indagine su investimenti illeciti, molti dei quali avvenuti in piena pandemia, soprattutto nelle province di Ravenna e Forlì-Cesena, che hanno riguardato nel tempo negozi, bar e società nel campo dell’edilizia, della ristorazione e dell’industria dolciaria.
Tra gli imputati anche Francesco Patamia, candidato alle elezioni per ‘Noi Moderati’, che ha chiesto di essere interrogato nella prossima udienza, il 3 ottobre. Tante le costituzioni di parte civile davanti al Gup Roberta Malavasi: Cgil Emilia-Romagna, assistita dall’avvocato Andrea Gaddari, Camera del Lavoro di Bologna (avvocato Andrea Ronchi), Cisl e Uil regionali, Libera, la Cgil di Forlì-Cesena per lavoratori che subirono caporalato a Cesenatico, diverse curatele di fallimenti, l’ex portiere Marco Ballotta, vittima di minacce aggravate dalle modalità mafiose e altre persone offese di estorsioni e usure contestate.