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I Templari Federiciani sulla Shoah: “Il coraggio di spiegare”

“Tentare di spiegare, trovare le parole adatte, scegliere il modo giusto per dirle, nella convinzione che anche per le verità inenarrabili, anche per ciò che straccia il cuore, anche per quello che non trova alcun termini di paragone nella storia dell’umanità, si può trovare il coraggio di raccontare, di interrogarsi sulle responsabilità di ieri e di oggi, per sfornare uomini migliori, pieni di compassione, gentilezza, accoglienza, capaci di riconoscersi in tutti quei comportamenti virtuosi nella vita di ogni giorno”.

E’ quanto si legge in una nota congiunta del Comandante Nazionale della Legione dell’Ordine Monastico Militare dei Cavalieri Templari Federiciani il Cav. Pasquale Giardino e del Gran Priore della Calabria l’Avv. Filomena Falsetta.

“La Shoah – dichiarano -, non è soltanto un dovere istituzionale a cui una volta l’anno ci tocca assolvere, un trito rituale della memoria, ma un paradigma irrinunciabile del nostro sentire umano e civile, un provare vergogna per ciò che è stato fatto e che oggi non si ha il coraggio di spiegare, spiegare che la nostra amatissima Europa, che oggi vorremmo sempre più come modello di convivenza tra popoli diversi, è stata capace di condurre madri, padri e figli nei forni crematori, trasformandoli in nubi scure di morti, e di tramutare, altrettanti giovani uomini e donne in spregevoli dispensatori di morte.

Come vorremmo, oggi, che vi fosse un modo per spiegare ciò che è inspiegabile con quella delicatezza, con quella leggerezza e con quella capacità comunicativa in grado di smussare la drammaticità, magari con quella stessa comicità di Benigni ne “La vita è bella”, un capolavoro da vedere almeno una volta nella vita, in quanto offre una spiegazione più semplice e più immediata del mondo.

Ma niente è mai abbastanza per capire, assimilare, interpretare.

Il coraggio di spiegare, quello invece sì, è abbastanza, per ricominciare”.

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