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Politiche linguistiche: dalla Bosnia un modello alternativo per il Greko

«Il primo risultato ottenuto dal viaggio di ricerca in Bosnia Erzegovina è stato quello di ottenere un diverso punto di vista all’approccio sulle questioni riguardanti la nostra comunità di minoranza linguistica greca in Calabria ed in Puglia. Spero di essere riuscito a trasmettere questo messaggio a chi ha ascoltato la mia relazione e spero di poter sviluppare questo pensiero e sottoporlo alla nostra comunità di parlanti ed all’apparato civico ed istituzionale che gravita attorno ad essa».

Così dichiara lo studioso Francesco Ventura, attivista per la rivitalizzazione linguistica della minoranza greca di Calabria e socio della Deputazione di Storia Patria per la Calabria. La conferenza di sabato scorso ha portato a Reggio una proposta di riflessione sulle politiche linguistiche adottate nel reggino nell’ultimo trentennio, le quali necessitano di essere migliorate.

«La nostra peculiarità principale come comunità di minoranza linguistica greca è tutta nei piccoli numeri che la compongono e nella loro frammentazione a livello sia locale sia nazionale. Questa peculiarità diviene un problema se trattata dalla pubblica amministrazione con delle politiche e degli strumenti decontestualizzati, anche se questi altrove si sono dimostrati efficienti. I miei studi si propongono di colmare questo gap e nella Bosnia ho individuato un formidabile insegnante, forse trascurato per via di stereotipi che in Italia accompagnano la reputazione di questo cuore pulsante dell’ex Jugoslavia – commenta Ventura – Credo di avere individuato un ottimo filone di studio ed andrò avanti, ma il punto dolente, in mancanza od in attesa del supporto di un’Università o di una Istituzione, rimane quello dei fondi con cui condurre questo tipo di ricerche. Alle volte diviene banalmente insostenibile acquistare libri non disponibili nel nostro sistema bibliotecario, per non parlare della necessità di svolgere attività sul campo. Allo stato attuale mi è impossibile ad esempio pensare di trascorrere tre mesi lì per sviluppare quanto raccolto in appena due settimane. Tutto ciò non mi fermerà, ma sarebbe ipocrita dire che non mi rallenti. Esprimo di cuore tutta la mia gratitudine a chi anche solo con piccole e simboliche donazioni ha reso possibile le ricerche dello scorso anno e spero che siano soddisfatti di questi primi risultati. Lancio ora un appello che mi auguro non cada inascoltato nelle dovute sedi».

Parole di apprezzamento sono state espresse sia dall’ellenofono Annunziato Squillaci, il quale ha accolto con interesse la volontà di guardare pure a quell’Oriente vicino rappresentato dai Balcani, sia dal libraio Daniele Amaddeo, il quale è stato felice di aver assistito all’elaborazione di una tesi costruita anche grazie al supporto della propria libreria ad agevolare gli studi del Ventura.
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