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Cisl Magna Graecia, Amalia Bruni; “Ottima iniziativa per parlare del futuro dell’assistenza ospedaliera ma c’è tanta preoccupazione per la situazione della Dulbecco dove sono stati fatti diversi errori”

“Ho accettato con grande piacere l’invito CISL Medici Magna Graecia per partecipare al convegno “Quale futuro per l’assistenza ospedaliera?” tema a cui tengo tantissimo per la mia veste di consigliere regionale e vicepresidente della Commissione Sanità in seno al Consiglio.

Ovviamente l’assistenza ospedaliera è solo un pezzo, di quella territoriale e della sua incompletezza abbiamo avuto purtroppo grande evidenza durante la pandemia e relativamente all’emergenza urgenza specie in questa terra di Calabria siamo con ambulanze che da anni vanno senza medici e che tra poco rimarranno ferme perché anche senza autisti. Naturalmente ho provato a fare una sintesi dei problemi che a mio avviso riguardano l’azienda ospedaliera-universitaria Dulbecco partendo dai dati reali che non considerino la nuova struttura come un universo a sé stante, ma come un soggetto inserito in una rete – quella del SSN pubblico, strumento indispensabile per garantire la piena tutela del diritto alla salute. E lo stato attuale del nostro sistema sanitario di certo non ci restituisce un quadro rassicurante, anzi fa emergere le gravi carenze in termini strutturali e di investimento.

La difficoltà dell’SSN in tutta Italia è gravemente acuita nella nostra terra. Arriviamo alla nascita della Dulbecco davvero “stremati”, potremmo dire. Ci portiamo sulle spalle 12 anni di commissariamento, scelte non oculate in quanto a investimenti nel settore sanità, la chiusura dei 18 ospedali fotocopia, la non realizzazione di poli di eccellenza sufficienti, la desertificazione dell’offerta ospedaliera calabrese, l’impoverimento massiccio della già carente medicina territoriale. Cosa rimane di una storia tormentata della nostra sanità? Rimane l’ormai palese insofferenza del personale sanitario, rimane la rabbia dei calabresi per le lunghe liste d’attesa, rimane l’emigrazione sanitaria “d’oro” che regaliamo alle altre regioni che hanno fatto e continuano a fare con i nostri bisogni di salute la loro ricchezza. Questo è il quadro in cui ha avuto origine la Dulbecco. La prima vera domanda da porsi è: “di cosa abbiamo realmente bisogno per la nostra sanità?”.

Abbiamo bisogno di un’assistenza ospedaliera di terzo livello, in cui la “qualità” non sia semplicemente un enunciato o un obiettivo da raggiungere in un futuro indeterminato, ma rappresenti da subito il vero baluardo dell’offerta messa in campo. Abbiamo necessità di costruire un’offerta diversificata, attraverso una nuova concezione della rete ospedaliera di tipo verticale, fatta di ospedali che rispondano a domande di salute di livelli diversi ma integrati. La Dulbecco è un’azienda che potrebbe rappresentare il polmone del servizio sanitario regionale calabrese. Cosa sarebbe stato necessario fare, dunque? Avremmo dovuto avviare delle sperimentazioni, come di fatto avvenuto in altre regioni d’Italia, in modo da arrivare gradualmente alla trasformazione dei due enti in uno solo.  La Dulbecco servirà un panorama che, è prevedibile, non riguarderà semplicemente l’area centrale della Calabria; dovrà necessariamente integrarsi con le altre realtà attorno, affinché non diventi una cattedrale nel deserto ma un sistema di dialogo e di soddisfacimento dei bisogni che sia continuativo, di valore e concreto.

Tuttavia non si fa alcun riferimento alle altre aziende e agli altri ospedali. Altra considerazione da fare è che non si fa cenno ad una concertazione tra Regione e Università relativamente ai fabbisogni formativi che sono il cuore del problema e la cui programmazione è strategica. Ci permettiamo poi di suggerire l’inserimento di strumenti di verifica collegiali, che non vogliono sovrapporsi o duplicare i normali organismi di verifica previsti dall’ordinamento delle aziende sanitarie. Parlo di tavoli di verifica che, adeguatamente allargati a tutti gli stakeholder, possano garantire un monitoraggio costante delle azioni implementate, anche come semplici strumenti di tipo consultivo e con pareri non necessariamente vincolanti.

In tale ottica, il coinvolgimento avrebbe una natura etica orientata al raggiungimento dei risultati attesi dalla Dulbecco. Continueremo a vigilare sul percorso, perché si compia secondo trasparenza, risultato e responsabilità. Non è che la Calabria non sia in grado di scrivere o immaginare il suo futuro. L’unica vera carenza di questa terra è che scriviamo tante cose e ne realizziamo sempre meno. Ognuno faccia la sua parte! Spetta a tutti noi l’onore e l’onere di tradurre in realtà il sogno-bisogno della sanità calabrese”. Lo scrive in una nota Amalia Bruni, Gruppo Partito Democratico e vicepresidente della Commissione Sanità.

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