Tre giorni intensi di promozione per la Comunità per la tutela della Dolce di Rossano, nata attorno all’esperienza di Slow Food che fa riferimento alla condotta Magna Graecia – Pollino. Ad Olio capitale, il salone internazionale dell’olio extravergine d’oliva, l’esperienza collettiva territoriale guidata da Cesare Renzo ha avuto modo di farsi conoscere e valorizzare le aziende aderenti, unitamente alla cultivar che da anni entra di diritto tra i presidi dell’olio italiano tutelati dal movimento del cibo buono pulito e giusto.
La Dolce di Rossano è stata presentata in fiera grazie a due sedute di assaggio condotte da Rosario Franco, esperto assaggiatore di analisi sensoriale, e Paolo Leonci che ha previsto l’abbinamento dell’olio con alcune identità alimentari calabresi.
A salutare la partecipazione della Comunità per la tutela della Dolce di Rossano anche l’assessore regionale all’agricoltura, Gianluca Gallo, ed il direttore del dipartimento agricoltura della Regione Calabria, Giacomo Giovinazzo, che hanno apprezzato l’unità dei produttori attorno alla cultivar autoctona, e la giornalista calabrese Fabiola Pulieri curatrice del libro “Oleoturismo, opportunità per imprese e territori” scritto a quattro mani insieme a Dario Stefano, promotore della legge sull’oleoturismo.
«Pensiamo – ha dichiarato il portavoce della comunità, Cesare Renzo – di lavorare ad una etichetta comune che ci permetta di rafforzare il concetto di tutela della cultivar locale e l’aggregazione tra i produttori nata per tutelare una particolare qualità di varietà autoctona fortemente legata all’identità del territorio».
In fiera a Trieste a rappresentare la comunità della Dolce di Rossano c’erano Madreterra biologico Calabria, Olearia Geraci, Fratelli Renzo, Olio Labonia, Azienda agricola Candiano, Tabatà, Olio De Bellis, azienda agricola Francesco Gabriele che ritornano in Calabria con «grande entusiasmo e voglia di continuare nel percorso intrapreso – ha concluso Cesare Renzo – per rafforzare il concetto di identità territoriale attorno all’olio e sviluppare sempre più momenti di conoscenza, promozione e valorizzazione della nostra cultivar».