“L’illusione è la gramigna più tenace della coscienza collettiva: la storia insegna, ma non ha scolari” - Antonio Gramsci
HomeCalabriaSanità, Baldari e Masotti (Fp Cgil): "Manca il confronto regionale su linee...

Sanità, Baldari e Masotti (Fp Cgil): “Manca il confronto regionale su linee guida degli atti aziendali e linee d’indirizzo per la contrattazione decentrata”

“I problemi della Sanità, ben noti in Calabria, sono frutto di molteplici fattori che più volte abbiamo analizzato, ma, tra gli altri, riteniamo che spesso il mancato confronto, rinviato o eluso dai vertici regionali, abbia generato, e si rischia che continui a farlo, quei problemi di organizzazione che rappresentano il baricentro delle condizioni di criticità ancora irrisolte. In ragione di ciò, abbiamo richiesto al Commissario, al Subcommissario e al Direttore generale del Dipartimento salute una richiesta di confronto sulle Linee guida relative alla prossima redazione degli Atti aziendali che, al momento, non ha trovato riscontro. Il DCA n. 54/2023 – Linee Guida regionali per l’adozione degli atti aziendali, appena emanato, necessita, dal nostro punto di vista, di immediate e profonde modifiche. A nostro avviso le suddette Linee Guida e lo stesso Atto Aziendale già approvato di Azienda Zero sono in palese contrasto con le funzioni dell’azienda Zero definite dall’art. 2 della Legge regionale 15 dicembre 2021, n. 32 (Istituzione dell’ente di governance della sanità regionale calabrese denominato “Azienda per il Governo della Sanità della Regione Calabria – Azienda Zero” – BURC n.107 del 20 dicembre 2021) pertanto violano di fatto una legge emanata dal Consiglio Regionale della Regione Calabria. Nello specifico vengono assegnate ad una Azienda con vocazione amministrativa e di supporto programmatorio ad esempio n. 24 strutture complesse e un numero considerevole di strutture semplici e di strutture a valenza dipartimentale di fatto sottratte alle funzioni organizzative e gestionali delle aziende del sistema sanitario regionale calabrese in contrasto con quanto stabilito dal DM 70/2016 e dal DCA 64/2016. Le strutture assegnate ad Azienda Zero sono a nostro avviso sproporzionate. Basti pensare che l’Azienda Zero prevede una dotazione organica complessiva di circa 240 unità di personale. Facendo le dovute proporzioni con una azienda sanitaria territoriale di piccole dimensioni come, ad esempio quella di Crotone con 1600 unità di personale la stessa dovrebbe avere assegnate, in proporzione ( X = 24 x 1600/ 250 =153, 6), almeno 150 strutture. Inoltre, non si capisce e non si giustifica perché le linee guida siano state emanate prima dell’atto di riorganizzazione della rete ospedaliera che, in base a quanto stabilito dalla “road map” definita dal programma operativo, dovevano aver già prodotto entro dicembre scorso, la revisione del DCA n. 64 ovvero l’atto di riorganizzazione dell’intera rete ospedaliera della Regione Calabria. Stando così le cose, con la riorganizzazione del sistema sanitario regionale si rischia di depauperare le potenzialità organizzative e gestionali di tutte le aziende sanitarie riducendo, di fatto, anche le opportunità di carriera e di valorizzazione professionale dei professionisti sanitari necessari per il rilancio dei servizi sanitari territoriali e ospedalieri da erogare agli utenti. Senza nulla togliere alle capacità professionali dei “Medici Cubani”, stiamo di fatto condannando il sistema sanitario regionale ad un processo di reclutamento basato solo sulla remunerazione economica delle prestazioni e non ad un vero processo di riorganizzazione basato sulla valorizzazione strutturata delle competenze professionali. In subordine a quanto suddetto entrando nello specifico delle proposte delle linee guida si evidenzia che, nel determinare il numero delle strutture complesse e semplici, osserviamo che si fa uso della distinzione tra strutture “ospedaliere” e “non ospedaliere”, il che produrrebbe una penalizzazione dei servizi territoriali. Infatti – dopo avere individuato il numero complessivo regionale di strutture complesse “ospedaliere”, in ragione dei posti letto (17,5 sono quelli previsti dal Comitato LEA) e di quelle “non ospedaliere”, in ragione del numero di abitanti (9.158 residenti per regioni con popolazione <2,5 milioni) – si prevedono strutture “non ospedaliere” anche all’interno delle aziende ospedaliere e, presumibilmente, anche dei presidi ospedalieri direttamente gestiti dalle aziende territoriali. Tale distribuzione non è conforme agli standard nazionali, per come emanati a seguito della seduta del 26 marzo 2012 del Comitato permanente per la verifica dell’erogazione dei livelli essenziali di assistenza, che precisa doversi definire Strutture Ospedaliere le “Strutture all’interno dei presidi ospedalieri a gestione diretta delle ASL, delle aziende ospedaliere, delle aziende ospedaliere universitarie e degli IRCCS pubblici”. Il risultato di tale differenziazione è che ben 27 strutture complesse “non ospedaliere” verranno sottratte ai servizi territoriali perché assegnate alle Aziende Ospedaliere, compresa la costituenda Azienda Ospedaliera Universitaria e un numero imprecisato di strutture saranno considerate “non ospedaliere” pur essendo collocate all’interno dei presidi ospedalieri delle ASP. Risulta evidente che in tal modo il territorio, già scarsamente dotato di strutture e con poca esperienza organizzativa riguardo il lavoro di gruppo, verrebbe depotenziato. Inoltre, sarebbero ulteriormente ridotte le risorse umane destinate ai servizi territoriali, atteso che, per definizione, le strutture complesse per essere tali devono essere dotate di un numero adeguato di unità di personale, che, invece, sarebbe per la maggior parte destinato agli ospedali. Riteniamo che questa programmazione perpetuerà quella visione ospedalo-centrica che ha mostrato tutti i suoi limiti nel fronteggiare la pandemia, finendo per modificare la stessa missione dell’ospedale, oltre che mettere a rischio la salute e la vita dei cittadini, anziché promuovere un sistema integrato ospedale-territorio. Si osserva, inoltre, che al punto 39 si fa riferimento a “posizioni organizzative e incarichi di coordinamento per il personale del comparto”, laddove queste tipologie di incarico sono state già superate dal CCNL 2016/2018 (Capo II Incarichi funzionali Art. 14 Definizione degli incarichi di funzione) e dal vigente CCNL 2019/2021, firmato il 2 novembre 2022 (v. Titolo III Ordinamento professionale, Capo III Sistema degli incarichi, Articoli dal 24 al 31). Il nuovo sistema di inquadramento risulta, infatti, molto più articolato e prevede tre tipologie di incarichi tra loro sovraordinati: incarichi di posizione, di alta qualificazione, consulenza e controllo all’interno della unità operativa; incarichi di funzione organizzativa; incarichi di funzione professionale, che possono essere anche di base. In merito a ciò è necessario rimodulare le linee guida in quanto quelle emanate risultano illegittime e produrrebbero ulteriori illegittimità nell’applicazione da parte delle singole aziende in ordine al numero e alla tipologia di incarichi da prevedere negli atti aziendali, tenendo in debita considerazione quelle già assegnate. In caso contrario, si può supporre che, a causa del disallineamento tra quanto previsto dal CCNL e quanto indicato nelle Linee Guida regionali, saranno avanzate richieste di interpretazione che finirebbero per ritardare l’emanazione degli atti aziendali e la riorganizzazione dei servizi, così come anche sarà ritardata l’applicazione del nuovo CCNL per i dipendenti del comparto, con il relativo trattamento economico. Pertanto, al fine di fare chiarezza, abbiamo chiesto la convocazione di un tavolo sindacale, per confrontarci sulle criticità rilevate e avere notizie su quali emendamenti si intende apportare alle Linee Guida che dovranno essere la traccia per le aziende riguardo all’emanazione degli atti aziendali. Così come siamo in attesa di essere convocati, ai sensi dell’art.7 del nuovo CCNL 2019/2021 per concordare sulle linee generali d’indirizzo per lo svolgimento della contrattazione integrativa, così come richiesto fin dal 20 gennaio riguardo l’indennità di pronto soccorso da destinare al personale di comparto, definendo un piano di riparto tra le aziende del nostro SSR, per dare attuazione a quanto previsto dall’art.1, comma 293 della legge della legge 30/12/21,n.234, con la decorrenza ivi indicata, rammentando che la quota complessiva, indicata nella tabella G allegata per la nostra regione prevede un importo pari a 1.153.596,00 euro al netto degli oneri riflessi”.

E’ quanto si legge in una nota di Alessandra Baldari, segretaria generale Fp Cgil Calabria, e Franco Masotti, segretario Fp Cgil Medici Calabria.

Articoli Correlati